Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Viceversa il referendum interessa soprattutto il M5S e le sue prospettive a breve termine”: così scrive Stefano Folli nel suo editoriale del 18 settembre apparso sulle colonne di “Repubblica”.

Un’affermazione che la dice lunga su ciò che si gioca per davvero nel referendum di domenica e lunedì 20 – 21 settembre.

Di fronte ad un “SI’” pensato esclusivamente sul metro delle prospettive a breve termine di una forza politica è necessario contrapporre un “NO” maturato sul piano della riflessione attorno a un “pensiero lungo” da esprimere al riguardo delle prospettive della nostra democrazia.

Un “NO” per il futuro.

Deve risultare chiaro, e lo deve essere ancora di più in queste ultime ore che ci separano dal voto, che nella scelta ci troveremo di fronte si tratterà di considerare un tema di rango costituzionale, volgarmente derubricato a fatto politico occasionale che si è anche cercato di confondere, per di più in alcune regioni, con una votazione di livello amministrativo.

Nel referendum non si vota né per il governo, né per la Regione: l’espressione del “NO” nella competizione referendaria del 20 settembre contempla l’espressione di un valore di un’identità che si colloca ben oltre la stessa pur importante difesa dell’istituto parlamentare.

Sarà soltanto raccogliendo sul piano politico una possibile forte affermazione del NO che potrà aprirsi una discussione incentrata proprio attorno al tema della concezione generale del potere e degli equilibri che è necessario mantenere in uno Stato democratico di diritto.

In questo referendum la posta in palio è quella della concezione del “potere”, non certo la miseria della sopravvivenza di una forza politica assettata che, utilizzando tutte le auto blu a disposizione, ha occupato il TG1, l’INPS, l’ENI, l’ENEL, Leonardo, Banche, Enav, Anas, Agcom, CdP nel più puro stile dell’appropriazione indiscriminata del sotto governo.

Il 20 settembre in gioco ci saranno le forme e le modalità di detenzione del potere, in sostanza la democrazia considerata elemento fondamentale della distinzione tra “potere” e “governo.

“Potere” e “Governo” sono oggi separati da una striscia sottilissima e qualche volta anche confusi.

In questa fase di mutamento nella struttura dello Stato e di crisi della cosiddetta “democrazia occidentale” si dovrà decidere in quale direzione varcare quella striscia.

La partita è tra il “noi” e “l’io”: questo il significato di un voto che segnerà la direzione di marcia nella necessità di recuperare nuovi equilibri democratici e il “NO” ne diventa il solo strumento di garanzia possibile.

La posta in palio è dunque tra l’occasionalità vorace e il “pensiero lungo” della visione costituzionale.

Un passaggio difficile per la democrazia italiana

Di AFV

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