REFERENDUM COSTITUZIONALE – Come era prevedibile, la riforma costituzionale che prevede il drastico decurtamento del numero dei parlamentari è stata approvata dal 69.64% dei votanti, con un’affluenza alle urne che ha visto la partecipazione di circa la metà dell’elettorato (50.18%). Il dimezzamento sarà effettivo a partire dalla prossima legislatura, e solamente allora se ne potranno vedere le conseguenze, soprattutto se l’attuale governo non provvederà ad approvare una riforma elettorale in senso proporzionale. Naturalmente, la partecipazione è stata più elevata laddove si votava anche per le regionali, mentre ha superato di poco il 35% in Sicilia e Sardegna.

CAMPANIA – Nella sfida tra il vecchio (Vincenzo De Luca) ed il vecchissimo (Stefano Caldoro), il primo ha prevalso senza nessuna sorpresa. Il governatore uscente ha ottenuto la riconferma con il 69.48% dei consensi, contro il 18.06% del candidato del centro-destra. Il Partito Democratico domina la scena partitica con il 16.90% delle preferenze, alle quali vanno però aggiunte quelle ottenute dalla lista De Luca Presidente (13.30%). La Campania rappresenta anche uno dei pochi riscontri positivi per il Movimento 5 Stelle (9.92%), che presentava Valeria Ciarambino come candidata alla presidenza, e per Italia Viva di Matteo Renzi (7.37%), che sosteneva De Luca. Entrambi hanno fatto meglio di tutti i partiti di centro-destra, guidati da Fratelli d’Italia (5.98%).

LIGURIA – Anche qui il presidente uscente ottiene la conferma: Giovanni Toti è stato rieletto con il 56.13% delle preferenze, battendo il candidato del centro-sinistra, Ferruccio Sansa (38.90%). La Lega, che ottiene il 17.14%, è stata superata sia da Partito Democratico (19.89%) che dalla lista Cambiamo con Toti Presidente (22.60%). Il Movimento 5 Stelle, che in Liguria ha sostenuto il candidato del PD, si è fermato al 7.78%, superato anche da Fratelli d’Italia (10.87%).

MARCHE – Il centro-destra riesce a conquistare le Marche, precedentemente governate da Luca Ceriscioli (PD). Francesco Acquaroli conquista la presidenza con il 49.13% delle preferenze, battendo il candidato del centro-sinistra Maurizio Mangialardi (37.29%). Il centro-sinistra perde in questa regione per la prima volta dalla fine della Prima Repubblica. Tra i partiti, il PD riesce a mentenere il primato (25.11%) davanti alla Lega (22.38%) e a FdI (18.66%). Il M5S si ferma al 7.12%, con il candidato alla presidenza Gian Marco Mercorelli che arriva all’8.62%. Da segnalare la presenza del candidato Fabio Pasquinelli (1.41%) sostenuto da Partito Comunista e Partito Comunista Italiano.

PUGLIA – Il centro-sinistra vince le elezioni per la quinta volta consecutiva, con Michele Emiliano che ottiene il suo secondo mandato grazie al 46.78% delle preferenze, contro il 38.93% del candidato del centro-destra, Raffaele Fitto. Il Partito Democratico (17.25%) si afferma come prima forza davanti a Fratelli d’Italia (12.63%), mentre il Movimento 5 Stelle non va oltre il 9.86%, con la candidata alla presidenza Antonella Laricchia che arriva solo terza (11.12%) in una delle regioni che si erano tinte di giallo in occasione delle politiche del 2018.

TOSCANA – La vittoria di Eugenio Giani (48.62%) su Susanna Ceccardi (40.46%) risulta fondamentale per la salvezza del bilancio del PD. I democratici ottengono un confortante 34.71%, battendo con ampio margine la Lega (21.78%) e FdI (13.50%). Nella regione di Matteo Renzi, Italia Viva non va oltre il 4.48%, superata anche dal Movimento 5 Stelle (7.02%), che per la presidenza sosteneva Irene Galletti (6.40%). Salvatore Catello del PC (0.69%) fa leggermente meglio di Marco Barzanti del PCI (0.90%).

VENETO – Plebiscito per il presidente uscente Luca Zaia, che conquista uno schiacciante 76.79%, distanziando nettamente il suo principale avversario, Arturo Lorenzoni (15.72%). Tuttavia, la voce grossa l’ha fatta la lista Zaia Presidente, che ha ottenuto più del doppio dei voti della Lega (44.57% contro 16.92%) e quasi il quadruplo del PD (11.92%). Il M5S non va oltre il 2.69%, con il candidato presidente Enrico Cappelletti che arriva al 3.25%, mentre Italia Viva (0.60%) dimostra di non essere in grado di avere vita propria al di fuori delle coalizioni guidate dal PD.

VAL D’AOSTA – In Val d’Aosta il presidente regionale non viene eletto direttamente, dunque ancora non si conosce il nome di colui che guiderà la regione più piccola del Paese per i prossimi cinque anni. La Lega ha ottenuto il primo posto con il 23.90% ed undici seggi, ma l’Union Valdôtaine del presidente uscente Renzo Testolin (15.80% e sette scranni) potrebbe mantenere il controllo del Consiglio Regionale trovando un accordo con il centro sinistra, presentatosi sotto l’egida del Progetto Civico Progressista (15.25% e sette seggi), al fine di raggiungere i diciotto voti necessari per la formazione di una maggioranza.

ELEZIONI SUPPLETIVE – La maggioranza perde un seggio al Senato in seguito alle due elezioni suppletive organizzate in corrispondenza dell’election day di settembre. A Sassari, infatti, il seggio che fu della senatrice pentastellata Vittoria Bogo Deledda, deceduta a marzo, è stato conquistato dal candidato del centro-destra, Carlo Doria (40.25%), che ha battuto Lorenzo Corda (28.91%), sostenuto dal centro-sinistra e dal M5S. A Villafranca di Verona, invece, il centro-destra mantiene il proprio seggio, con Luca De Carlo (FdI) che prende il posto del deceduto Stefano Bertacco, proveniente dallo stesso partito.

ELEZIONI COMUNALI – Tra le principali città andate al voto, il centro-destra mentiene l’amministrazione di Venezia con Luigi Brugnaro, mentre a Trento il centro-sinistra riesce a mentenere il controllo del consiglio comunale grazie all’avvicendamento tra Alessandro Andreatta e Franco Ianeselli. Da notare l’esito delle elezioni di Macerata, dove la Lega riesce a conquistare la città con Sandro Parcaroli, mentre il PD mantiene la maggioranza a Mantova e Trani, confermando i due sindaci uscenti, rispettivamente Mattia Palazzi ed Amedeo Bottaro. Tra le città che andranno al ballottaggio ci sono Aosta e Reggio Calabria.

CONSIDERAZIONI FINALI – Il bilancio elettorale appare favorevole al governo, visto che il PD si afferma come il partito più votato nella somma tra le regioni andate al voto. A destra FdI sembra in grado di operare a breve termine il sorpasso su una Lega nella quale non mancano i contrasti interni, come dimostra il risultato della lista Zaia Presidente in Veneto. Il M5S conferma la propria caduta libera e sembra oramai destinato a restare partner junior del PD, mentre la presenza di Italia Viva è poco più che aneddotica. Resta la triste frantumazione delle liste comuniste, che riescono ad ottenere risultati superiori al punto percentuale solo quando si sostengono a vicenda, come nelle Marche, dimostrando l’urgenza di una riunificazione comunista su scala nazionale. Infine, l’esecrabile esito del referendum rende necessaria una riforma della legge elettorale in senso proporzionale e nominale, unica possibilità per non trasformare il Paese in un’oligarchia non rappresentativa.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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