Che l’Italia non sia uno stato sovrano è cosa risaputa e bene accolta dalla casta italica che ha saputo rafforzare il suo dominio con il referendum. Accolta tanto bene da usare una fronda di estrema destra salviniana e meloniana per dare addosso a coloro che pretendono che il Bel Paese possa godere della sua indipendenza per poter far fronte ai bisogni della popolazione con una politica sovrana invece di rispondere ad esigenze coloniali dei suoi presunti partner europei.
Uno stato sovrano è necessario per tutelare la democrazia, l’occupazione, lo stato sociale, la ricerca, l’ambiente. Di uno stato sovrano se ne possono infischiare invece le multinazionali, le oligarchie finanziarie, i grandi patrimoni che in un paese allo sbando, con una casta politica asservita, possono ampliare le proprie ricchezze, come è avvenuto puntualmente con il panico da Covid che ha devastato una popolazione già provata dalle politiche neoliberiste.L’Italia, in questi mesi, dedicati, mediante informazioni e dati fallaci, al panico, alla creazione di paure spropositate per un virus da tenere a bada, da non sottovalutare, ma con scarsa letalità tra lo 0,1% e lo 0,5% e con sintomatologie di lieve entità nella popolazione sana, con decessi ( sempre con gravi patologie pregresse) provocati da incompetenze politiche ed organizzative e da diagnosi non corrette a causa dell’irresponsabilità del governo di proibire le autopsie che avrebbero dato agio al personale sanitario di interventi adeguati. Un contesto di dilettantismo puro che ha causato il rinvio di milioni di prestazioni sanitarie e di 600.000 interventi chirurgici e i conseguenti decessi per malattie gravi, quali, ad esempio, le cardiopatie, per non tacere sui disturbi psichici (ansia, depressione, angoscia, insonnia…) che, secondo l’Istat, hanno gravato due cittadini su tre, differenziale notevole rispetto alla fase pre-Covid : uno su tre.


Tutto estremamente dannoso per la popolazione che avrebbe potuto affrontare il virus senza affanno e con cure adeguate, senza il degrado informativo dei media mainstream che avrebbero dovuto non solo attenersi a dati attendibili ma anche creare un clima più rasserenante. Tutto molto utile, come accennato in precedenza, per i grandi ricchi che, facendo incetta di imprese andate a male, con il truffaldino gioco in borsa, con speculazioni avvedute, con lavoratori senza protezione e ricattati, hanno saputo raddoppiare i loro introiti.
In questi mesi, trasformato un virus, da tenere , ripeto, sotto controllo, in peste bubbonica, la casta di governo è stata capace di cedere ulteriore sovranità alla Germania virtuosa (come è dimostrato dal riciclaggio di denaro sporco della Deutsche Bank ) cui è stata data dagli stessi partner ulteriori poteri di sovranità non solo nei confronti dell’Italicchia, ma di tutto il continente europeo (ne ho parlato in altri articoli-qui non mi dilungo-)
Naturalmente la politica energetica non può essere autonoma (ci aveva tentato tanti anni fa Enrico Mattei assassinato per conto delle “sette sorelle” anglosassoni da killers della mafia). Servile Italia, con maggior accentuazione dopo il colpo di stato di Napolitano nel 2011, il duo Zingaretti/Di Maio potrebbe stipulare per i tempi futuri contratti meno iniqui nell’acquisto del metano con l’Iran o con la Russia, se non fosse tenuta per il collo dagli USA e dalla UE. Non si tratterebbe di fare scelte di campo, bensì della libertà di operare secondo quei criteri di mercato tanto sbandierati dal neoliberismo. Liberi anche di trattare, a prezzi concorrenziali, con gli USA che con il fracking (fratturazione idraulica) da scisti bituminosi hanno trovato nuove fonti di energia in sinergia con la devastazione dell’ambiente.
Non si può. Perché la politica energetica deve essere subordinata ai superiori interessi dell’accerchiamento occidentale (politico, economico, militare) nei confronti di nemici oramai dichiarati: Russia, Cina e loro alleati (Iran, Siria in primis). Si deve infatti ridurre la dipendenza energetica dalla Russia (39,5% nel 2017: Italia) fino ad annullarla in tutta Europa ed impedire la penetrazione economica della Cina, o per lo meno ostacolarla, nel Medio Oriente.
Per tali motivi si rende necessaria una alleanza stretta tra le potenze “occidentali” che sappiano cooperare sia nell’estrazione dei fossili, sia nella distribuzione, sia nei punti di approdo.In sinergia con investimenti miliardari per potenziare la rete distributiva in tutta Europa verranno costruiti rigassificatori che possano accogliere il gas naturale liquido che approderà con navi metaniere provenienti da aree sotto il controllo militare Nato, innanzitutto dagli Stati Uniti. Privilegiato in Italia dal Qatar il terminale off-shore di Rovigo. Mentre sembra vicino il via libero al rigassificatore di Gioia Tauro che dovrebbe diventare il più grande in Italia, allo stato attuale è già operante un altro rigassificatore nei pressi di Panigaglia (La Spezia).
Sono note le contese tra la sub-imperatrice d’Europa Angela Merkel e il business politico-economico statunitense relative al North stream 2. Gli States spingono perché il gas russo non arrivi in Europa. Usano il ridicolo caso dell’”oppositore” russo Navalny. In soccorso di Angela è intervenuto pesantemente il ministro tedesco dell’economia e dell’energia Altmaier che si è opposto risolutamente a sanzioni contro la Russia.
Più efficace l’opposizione yankee al South stream russo che avrebbe portato il gas direttamente nell’Unione europea, saltando perciò i Paesi extra-comunitari. Progetto gradito all’economia europea ed italica. Bloccato definitivamente con perdite economiche rilevanti nel 2014. Da parte del governo italico non ricordo un minimo mugugno.
Ora i Russi ci riprovano con un membro Nato poco affidabile che gioca su due sponde per poter ricreare una grande entità ottomana: il Turkstream, gasdotto che partendo dalla Russia, attraversa il Mar Nero ed approda nell’area europea della Turchia da dove si diparte per l’Europa. Prima tappa la Bulgaria che ha potuto usufruire delle prime forniture. Dei 31 miliardi di gas che transiteranno per l’Europa, la metà circa andrà al Sultano. Un accordo trionfale per Putin e per Erdogan che l’Europa ha subito con gradimento. Molta irritazione da parte invece degli States.
Il TAP (Trans-Adriatic Pipeline) che è approdato drammaticamente sulle spiagge pugliesi causando proteste di massa e denunce di sindaci per i danni provocati all’ambiente, è anch’esso un progetto per aggirare le forniture dalla Russia. E’ un problema degli States non dell’Italia che non ha nulla da guadagnarci. Proviene dal Mar Caspio, dall’Azerbaijan, Attraversa la Grecia e l’Albania, prima di calarsi nell’Adriatico. Approvato con molte titubanze dal governo. Dovrebbe risultare operativo dall’ottobre del 2020 in direzione Europa.
L’Italia, che usufruisce delle forniture di gas non solo dalla Russia ma anche dall’Algeria (volumi non di molto inferiori a quelli russi), dalla Libia e dal Qatar, entra in un progetto ad alto rischio, anche militare, con gas che proviene da aree marine prospicienti in parte Gaza e che naturalmente vengono ufficializzate come israeliane (data l’assenza di uno stato palestinese). Il gasdotto EASTMED coinvolge le acque territoriali di Cipro e della Grecia prima di piombare sulle fortunate Puglie.
Non sarà tutto liscio perché Erdogan, facendo leva sull’area turca di Cipro, pretende che quelle acque siano aree esclusive della Turchia e non si è accontentato di sollevare obiezioni. Perché le trivellazioni sono già iniziate, nonostante una massiccia presenza militare USA, greca e francese nell’area. Un progetto inutile e rischioso per l’Italia facilmente ricattabile per le forniture da Israele e da Washington.
Ma il peggio arriva con la partecipazione del Bel Paese al FORUM del Mediterraneo orientale (Emgf). Membri fondatori, oltre l’Italia, Israele, Grecia, Cipro, Egitto, Giordania, ANP. Obiettivo strategico “ monetizzare le riserve di gas del Mediterraneo orientale…utilizzare le infrastrutture esistenti e costruirne di nuove…facilitare la creazione di un mercato del gas regionale nel Mediterraneo orientale…approfondire la collaborazione e il dialogo tra Paesi coinvolti…”
La sede del Forum sarà al Cairo (ma non si dovevano porre in discussione le relazioni diplomatiche per il “caso Regeni”?) L’intento imperiale di Israele risulta evidente. Netanyahu già straparla dello stato ebraico come nuova potenza energetica. Elimina dal forum Libano e Siria, nazioni rivierasche con maggiori titoli della Giordania che non si affaccia sul Mediterraneo ma che è sotto controllo sionista. Siria e Libano invece devono essere escluse dal club, dato il buon vicinato con Iraq e Iran. E non può essere considerato casuale che la sede degli incontri ufficiali sia Il Cairo sia per la sua posizione ostile alla Turchia sia per il suo enorme mercato che fa gola ad Israele, certo più della Giordania che costituirà comunque uno strumento d’impatto per provocare l’Iran e per facilitare relazioni con il mondo arabo. La presenza dell’ANP è importante per la Palestina in termini di pressione per l’acquisizione del gas che presumo sarà facilmente oggetto di ricatto da parte dello stato ebraico.
Progetto imperiale che il nostro ministro dello Sviluppo economico ha accolto con entusiasmo, coinvolgendo il Paese in un club riservato che invece di creare dialogo, costituirà uno strumento di divisione, favorendo azioni di guerra commerciale e militare.
Il Mediterraneo orientale, con le chiusure imposte da Israele e dagli States, si accenderà inevitabilmente, coinvolgendo Paesi “non nominati” come Libia, Siria, Iraq, Libano. Iran…e l’Italia ne sarà inevitabilmente trascinata, presumibilmente in “missioni di pace”.Una nuova miccia pronuba di una conflagrazione molto più vasta.NOTE1) Da ascoltare con grande attenzione l’intervento di Manlio Dinucci in Byoblu 23/9/2020 sulla guerra del gas

Di Antonello Boassa

Contro le guerre imperiali innanzitutto, contro le guerre valutarie e del debito, contro le politiche neoliberiste. Contro lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli, contro la devastazione del pianeta, in difesa dello stato sociale e della libertà e dell'uguaglianza sociale di tutte e di tutti, in difesa del mondo animale, Antonio scrive anche per L'Interferenza

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