La presentazione ufficiale ieri del “Patto per l’immigrazione e l’asilo” da parte della Commissione europea e l’accordo raggiunto oggi nella maggioranza di governo per la riforma dei decreti Salvini sono inadeguate, insufficienti e destinate a produrre ancora fallimenti e sofferenze. Il patto europeo, su cui i 27 dovranno trovare accordo, si incentra soprattutto sulla crescita dei rimpatri, non rende obbligatoria la redistribuzione dei richiedenti asilo, presuppone che chi non accetta rifugiati dovrà destinare risorse per rimandarne indietro altrettanti. Nel frattempo aumenteranno le strutture di trattenimento di chi deve essere identificato o respinto sul modello crudele di Moria o di Lampedusa.
In Italia la ministra dell’Interno Lamorgese ha presentato il piano in 9 articoli pronto da un mese – ma dovevano prima passare le elezioni regionali – in cui se si eccettua il taglio alle multe per le navi umanitarie che operano soccorso, una tenue ricostruzione dell’accoglienza diffusa e alcune manifestazioni prive di concretezza sulla solidarietà e la protezione, tutto o quasi resta come prima. E al di là degli aspetti connessi all’immigrazione, in cui emergono contraddizioni anche con quanto deciso dalla Commissione Europea, non ci sono modifiche concrete in merito a tutti gli articoli dei due decreti liberticidi in materia di repressione del conflitto sociale.
La discontinuità a Roma come a Bruxelles è solo nei toni. Non si urla “porti chiusi” ma si continuano a tenere ferme in mare le navi come la Alan Kurdi e a spostare i senza tetto dell’hotspot di Moria a Lesbos, in un altra tendopoli e nelle stesse inaccettabili condizioni.
Non è questa l’Europa che vogliamo.
Stefano Galieni, responsabile immigrazione PRC-S.E.
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