Francesco Cecchini
Copertina del romanzo I fantasmi dell’ Impero.
“È una storia che ricorda Cuore di tenebra di Conrad, solo che è realmente accaduta ed è una storia italiana”.
Luigi Pannella
Il cuore nero è l’Etiopia del 1937 e 1938.
La guerra d’Etiopia, nota anche come campagna d’Etiopia, si svolse tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936 e vide contrapposti il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia. Un romanzo per ricordarla. Questo romanzo, “I Fantasmi dell’Impero”, di Marco Cosentino,Luigi Panella, Domenico Dodaro, edito da Sellerio racconta un pezzo di storia dell’Africa Orientale italiana, dell’Etiopia precisamente, e il crollo dell’impero fascista. Racconta di un complotto e di una drammatica campagna di guerra dagli esiti incerti. Si tratta della ricostruzione di una vicenda, in parte rimossa dalla nostra memoria per la vergogna di quello che abbiamo combinato. Lo stile a tratti è giornalistico, tra la cronaca e l’investigazione.
La storia inizia una settimana dopo l’attentato a Graziani. Coloro che organizzarono ed eseguirono, assieme ad altri, l’ attentato a Graziani, ad Addis Abeba, furono due intellettuali eritrei, Abrahm Debocth e Mogus Asghedom. Il 13 febbraio del 1937, in occasione di una cerimonia, improvvisamente lanciarono contro il palco 8 o 9 bombe a mano, uccidendo 4 fascisti italiani, tre etiopi e ferendo una cinquantina di presenti, tra cui, gravemente, Graziani, colpito da 350 schegge. La macchina che accompagnava Graziani all’ospedale fu anche investita da una raffica di mitra. Lo stesso Graziani descrisse in dettaglio l’evento e riconobbe: “ Nulla era stato trascurato; una preparazione da fare invidia ai più raffinati terroristi.” Purtroppo i giovani resistenti eritrei, Abrahm e Mogus, non riuscirono nell’intento di eliminare fisicamente il criminale fascista Rodolfo Graziani. La reazione all’attentato fu terribile, migliaia di etiopi furono sterminati. Il contesto del romanzo è quello della conquista dell’Impero di Etiopia, datata 9 maggio 1936, compiuta al prezzo di violenti eccidi di militari e di civili, anche con l’impiego di gas. In realtà le truppe italiane avevano occupato la capitale Addis Abeba e controllavano la vitale ferrovia per Gibuti, costrinsero l’imperatore Hailé Selassié all’esilio in Inghilterra, ma il popolo etiope non fu sottomesso. Nel paese operavano numerosi gruppi di patrioti ribelli in armi e solo una piccola parte de territorio era controllata dai militari italiani.
La trama. L’incipit vede, a 7 giorni dall’attentato a Graziani, il tenente colonello Vincenzo Bernardi, avvocato militare del governo generale, presiedere ad Addis Abeba alle fucilazioni di ribelli ritenuti corresponsabili di aver tentato di uccidere il Vice Re dell’Impero. Prima li aveva interrogati e, ritenuti colpevoli, condannati a morte. I ribelli erano stati anche torturati e avevano segni di tortura nei visi e nei corpi. Vincenzo Bernardi prende spunto dalla figura reale del capo della giustizia militare dell’Africa Orientale italiana, Bernardo Olivieri. Tempo dopo Bernardi venne incaricato dallo stesso Graziani di un’indagine per far luce su azioni del capitano Gioacchino Corvo, che era accusato di esecuzioni capitali dopo processi incosistenti. Queste esecuzioni avevano causate rivolte di tribù etiopi e militari che dovevano sedare le ribellioni erano stati massacrati. Inoltre Corvo era accusato di malversazioni e di avere come amante una ragazzina minorenne.
Corvo si trovava sotto assedio nella regione del Goggiam e Bernardi doveva raggiungerlo e interrogarlo. Il primo novembre 1937 Bernardi partì in camion assieme al sottotenente Valeri e a un plotone di Ascari. Il viaggio attraversò l’ inferno: imboscate , per mano amica, vennero attaccati da una banda di irregolari legati al comando di centurioni fascisti, piogge di gas, il famigerato Trattamento C, teste mozzate, genitali strappati ai caduti sul campo, niente prigionieri. Questa fu la guerra pubblica. Poi ci fu quella privata delle camicie nere: ragazzine stuprate e finite con un colpo di grazia alla testa un attimo dopo la violenza carnale; violentatori a loro volta puniti con eloquente teatralità dagli indigeni: “Impiccato alle sue budella l’uomo soffocò lentamente”. L’8 novembre Bernardi subì un attentato da parte di un sicario nel mercato di Macallé. Il mandante fu sempre un centurione fascista Pietro Agosteo. Pur attraversando l’inferno etiope l’avvocato militare riuscì a raggiungere Corvo, a interrogarlo e a capire. Venne anche coinvolto in un massacro ad Amba Isorà e fatto prigioniero. Gli ultimi capitoli seguono i personaggi del romanzo nel dopo Impero, la caduta del fascismo, la repubblica di Salò, la resistenza,l’Italia repubblicana, fino agli anni 50 . Appare anche il maresciallo Badoglio che ha avuto un ruolo importante nella vicenda che ha visto come protagonista Bernardi. Dietro le quinte vi fu lo scontro tra due nemici dell’epoca Graziani, fascista, e Pietro Badoglio, monarchico. Comunque la conclusione del romanzo che ha un finale interessante non si deve leggere in una recensione dei “I Fantasmi dell’Impero”, che è una detective-story, ma si deve conoscere con la lettura del romanzo, dalla prima all’ultima pagina.
Recensioni del romanzo hanno citato come suo antenato letterario “Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano. Va ricordato anche “La colonna Feletti. Racconti di guerra e prigionia” di Giuseppe Berto che racconta un massacro sulle alture del lago Tana, avvenuto nell’agosto del 1937. Sembra il massacro raccontato da “I Fantasmi dell’Impero” ma questo è realmente accaduto. Entrambi, il romanzo di Cosentino, Panella e Dodaro e il racconto di Berto testimoniano un Impero, quello etiope, che il fascismo “conquistò” ma a non dominò. Il popolo etiope che non si lasciò dominare, ma si ribellò fino alla fine dell’Impero.