Quello che stiamo vivendo sembra essere un periodo di grande instabilità all’interno dello spazio ex sovietico: dopo il caso della Bielorussia ed il conflitto tra Armenia ed Azerbaigian, è la volta del Kirghizistan, tornato alla ribalta delle cronache per le proteste scoppiate in seguito alle elezioni dello scorso 4 ottobre, successivamente annullate.

Dopo lo svolgimento della tornata valida per le elezioni legislative, i primi risultati pubblicati hanno mostrato una netta dominanza delle forze politiche che sostengono il presidente Sooronbay Jeenbekov, in carica dal 2017. Il responso ufficiale delle urne ha infatti visto la netta vittoria del partito Unità (Биримдик; Birimdik), ufficialmente denominato Partito del Socialismo Democratico – Scelta Eurasiatica “Unità”, guidato da Marat Amankulov e da Asylbek Jeenbekov, fratello minore del presidente, che ha ottenuto il 24.90% dei consensi, mentre al secondo posto si è classificato un altro partito facente parte dell’attuale governo, denominato La Mia Patria Kirghizistan (Мекеним Кыргызстан; Mekenim Kırgızstan), con il 24.27% delle preferenze.

Solamente altri due partiti sono riusciti a superare la soglia di sbarramento fissata al 7%: il centrista Partito Politico Kirghizistan (8.90%) e la forza nazionalista Kirghizistan Unito (Бүтүн Кыргызстан; Bütün Kırgızstan) che ha ottenuto 7.25 punti percentuali (affluenza alle urne del 56.50%).

In seguito alla pubblicazione dei risultati, alcuni esponenti dei partiti che non hanno superato la soglia di sbarramento hanno dato vita a forme di protesta nella capitale Biškek. Janar Akayev, leader del Partito Socialista Ata-Meken (Ата-Мекен Социалисттик Партиясы; Ata-Meken Sotsialisttik Partiyası), che nella precedente legislatura poteva vantare undici seggi, ha detto che il partito considera il voto illegittimo e si unirà ad altri partiti per opporsi ai risultati “con metodi radicali”.

La scorsa notte, alcune forze politiche hanno tentato di impadronirsi illegalmente del potere statale. Usando i risultati elettorali come pretesto, hanno violato l’ordine pubblico. Hanno disobbedito alle forze dell’ordine, picchiato i medici e danneggiato edifici. Ho ordinato alle forze dell’ordine di non aprire il fuoco e non versare sangue per non mettere in pericolo la vita neppure di un singolo cittadino”, ha dichiarato il presidente Jeenbekov. La leadership del Paese ha adottato “tutte le misure possibili per prevenire l’escalation“, ha sottolineato il capo di stato.

Purtroppo, stanno cercando di dividere la nazione, sollevando le questioni tra nord e sud. Ci sono rischi che il Paese cada vittima non solo di forze interne ma anche straniere. Questa è la sola cosa da fare – dobbiamo sederci al tavolo delle trattative, fermare le controversie“, ha aggiunto Jeenbekov in una dichiarazione successiva. “Come presidente legittimo, e ho una grande autorità in quanto presidente legittimo, devo unirli e devo essere pronto a dialogare con ciascuno di loro. Questo è il mio dovere e sono pronto a questo“, ha concluso.

Secondo molti analisti, anche questo nuovo fronte che si sta aprendo nello spazio ex sovietico va letto in relazione all’esistenza di due fronti, uno filorusso ed uno filo-occidentale. In questo caso, infatti, molti esponenti dell’opposizione hanno accusato il presidente Jeenbekov di aver eccessivamente riportato il Kirghizistan nell’orbita di Mosca, sotto l’egida dell’Unione Economica Eurasiatica, che include anche Russia, Bielorussia, Kazakistan e Armenia. Effettivamente, non può essere un caso che i recenti sconvolgimenti abbiano riguardato proprio tre Paesi aderenti all’UEE. Appare invece chiaro come le forze filo-occidentale della regione stiano cercando di disseminare tensioni di vario tipo nelle aree circostanti la Federazione Russa, tentando inoltre di rovesciare i governi maggiormente legati a Mosca.

Nel caso del Kirghizistan, nonostante alcune criticità, neppure gli osservatori internazionali inviati dall’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) per monitorare le elezioni, hanno ravvisato violazioni, al punto che il rapporto pubblicato lunedì scorso afferma che “i diritti e le libertà fondamentali sono stati nel complesso rispettati“. Tuttavia, le pressioni provenienti dall’opposizione, l’assalto dei manifestanti antigovernativi al parlamento ed un documento congiunto firmato da dodici partiti politici ha portato la Commissione Elettorale Centrale ad annullare l’esito delle elezioni.

In seguito all’annullamento delle elezioni, il primo ministro Kubatbek Boronov e il presidente del parlamento Dastan Jumabekov hanno rassegnato le proprioe dimissioni, martedì 6 ottobre. Il parlamento ha nominato come primo ministro ad interim il nazionalista Sadyr Japarov, mentre Myktybek Abdyldayev ha assunto la presidenza del parlamento. Inoltre, i manifestanti antigovernativi hanno permesso la liberazione dell’ex pesidente Almazbek Atambayev, in carica dal 2011 al 2017, e dell’ex primo ministro Sapar Isakov (2017-2018). Atambayed, in particolare, era stato condannato lo scorso giugno ad undici anni e due mesi di reclusione per le responsabilità nel rilascio del noto boss criminale e pluriomicida Aziz Batukaev.

Sia le forze di opposizione che il presidente Jeenbekov hanno parlato della possibilità dello svolgimento di nuove elezioni, anche se non è ancora chiaro quando potrebbero avere luogo.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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