Tra l’11 ed il 25 ottobre si sono tenute su due turni le elezioni legislative in Lituania, al fine di rinnovare la composizione del parlamento unicamerale del Paese (Seimas), nel quale siedono 141 deputati. Il sistema elettorale misto prevede l’elezione di 71 parlamentari in collegi uninominali con il sistema a due turni, mentre i restanti 70 sono stati selezionati in base ai risultati su scala nazionale con il metodo proporzionale.

Il momento delle elezioni è giunto dopo quattro anni di governo per Saulius Skvernelis, divenuto primo ministro in seguito alla vittoria ottenuta nel 2016 dall’Unione dei Contadini e dei Verdi di Lituania (Lietuvos Valstiečių ir Žaliųjų Sąjunga – LVŽS). Il partito di Skvernelis aveva poi raggiunto un accordo di coalizione con il Partito Socialdemocratico di Lituania (Lietuvos socialdemokratų partija – LSDP). In seguito alla scissione interna ai socialdemocratici, il governo ha ottenuto il sostegno di un partito della destra radicale, Ordine e Giustizia (Tvarka ir teisingumas – TT).

Le elezioni di quest’anno hanno decisamente penalizzato le forze di governo, mentre ad uscirne vittoriosa è stata l’Unione della Patria – Democratici Cristiani di Lituania (in lituano: Tėvynės Sąjunga – Lietuvos Krikščionys Demokratai – TS-LKD). I conservatori guidati da Gabrielius Landsbergis hanno infatti conquistato la maggioranza relativa con cinquanta seggi, diciannove in più rispetto alla precedente legislatura.

Al contrario, il partito del premier uscente Skvernelis ha subito un calo considerevole, eleggendo ventidue deputati in meno rispetto alla sorprendente vittoria di quattro anni fa. LVŽS avrà dunque a disposizione trentadue seggi, mentre i socialdemocratici hanno visto la propria rappresentanza calare da diciassette a tredici scranni, stesso numero degli eletti del Movimento dei Liberali della Repubblica di Lituania (Lietuvos Respublikos Liberalų sąjūdis – LRLS).

Tra i partiti con rappresentanze significative troviamo poi il nuovo Partito della Libertà (Laisvės partija), che alla sua prima esperienza elettorale ottiene undici seggi, davanti ai dieci rappresentanti del Partito Laburista (Darbo partija, DP). Gli scissionisti del Partito Socialdemocratico si sono presentati sotto l’egida del Partito Socialdemocratico Laburista di Lituania (Lietuvos socialdemokratų darbo partija, LSDDP), che ha conquistato tre seggi come l’Azione Elettorale dei Polacchi in Lituania – Alleanza delle Famiglie Cristiane (in polacco: Akcja Wyborcza Polaków na Litwie – Związek Chrześcijańskich Rodzin – AWPL-ZCR; in lituano: Lietuvos Lenkų Rinkimų Akcija – Krikščioniškų Šeimų Sąjunga – LLRA-KŠS). Completano la composizione dell’emiciclo di Vilnius un rappresentante a testa per Libertà e Giustizia (Laisvė ir Teisingumas, LT) e per il Partito dei Verdi di Lituania (Lietuvos Žaliųjų Partija – LŽP), oltre a quattro indipendenti.

Le elezioni sono state caratterizzate da una bassissima affluenza alle urne, probabilmente anche a causa della pandemia da Covid-19, pari a circa il 47% nel primo turno e al 39% nel secondo. Si tratta del secondo peggior risultato mai registrato nei trent’anni di storia della Lituania indipendente per un’elezione nazionale, dopo quello del 2004, quando al primo turnosi recò alle urne il 46.1% degli aventi diritto.

Il 25 ottobre, è stato ufficializzato il raggiungimento di un accordo di governo tra il partito primo classificato in sede elettorale, TS-LKD, e due partner minori, il Movimento Liberale ed il Partito della Libertà. Insieme, le tre forze citate controllano 74 seggi, superando dunque di tre unità il numero minimo di 71 scranni necessari per controllare il parlamento. I leader dei tre partiti, rispettivamente Gabrielius Landsbergis, Viktorija Čmilytė ed Aušrinė Armonaitė, hanno pubblicato un comunicato stampa congiunto nel quale hanno annunciato la proposta del nome di Ingrida Šimonytė per l’incarico di primo ministro del Paese: “Siamo determinati a riunirci per ristabilire i legami di fiducia nello stato e tra la sua gente e per formare una coalizione e un governo guidati da Ingrida Šimonytė”, si legge nel testo. “La Lituania sarà più forte se le forze politiche saranno in grado di trovare accordi a lungo termine sulle questioni più importanti dello sviluppo dello stato e della società. Siamo pronti a rappresentare tutti i cittadini lituani, non solo quelli che hanno votato per le nostre forze politiche. Pertanto, inviteremo altre forze politiche parlamentari ad aderire agli accordi sui lavori più importanti della coalizione e prenderemo in considerazione l’inclusione delle loro idee di programma”.

Economista di professione, la quarantacinquenne Šimonytė siede in parlamento dal 2016, ma precedentemente ha avuto un’importante esperienza come ministro delle finanze nel governo di Andrius Kubilius (2009-2012). Nel 2019 è stata candidata alla presidenza della repubblica, ma è stata sconfitta al secondo turno dall’attuale capo di stato, Gitanas Nausėda, nonostante si fosse precedentemente classificata in testa al primo turno.

Sebbene la nomina di Ingrida Šimonytė non sia ancora ufficiale, questa non dovrebbe tardare a diventare effettiva. In tal caso, Šimonytė diventerebbe la seconda donna a ricoprire questo incarico nella storia del Paese baltico dopo Kazimira Prunskienė, prima leader del governo in occasione dell’indipendenza della Lituania.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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