Andrea Graziani
Francesco Cecchini
102 anni fa, Il 4 novembre 1918 sancì ufficialmente la vittoria di alcuni eserciti su altri. Il 3 novembre a villa Giusti, a Padova, era stata firmato larmistizio fra lItalia e i suoi alleati e limpero austro-ungarico. L’ anniversario è un occasione per fare i conti con queste pagine dolorose della storia nazionale. unoccasione per fare i conti con queste pagine dolorose della storia nazionale, vi è ancora una ferita aperta. I soldati fucilati e decimati durante il grande massacro 15-18 non sono ancora stati riabilitati.
Il 21 maggio 2015 la legge Scanu per la riabilitazione fu approvata alla Camera all’ unanimità. La legge Scanu è stata poi stravolta il Senato: i fuciltati non furono riabilitati, ma solo perdonati. Ora la riabilitazione è stata ripresa dalla senatrice Tatjana Rojc (Pd), già componente della commissione Difesa e prima firmataria del ddl 908 recante “Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale”. Che secondo di una dichiarazione recente della senatrice sta per essere approvato.
“Durante le audizioni – spiega Rojc – abbiamo sentito rappresentanti delle Forze Armate e storici che si sono espressi a favore del ddl e a favore della necessità della riabilitazione. La commissione è così giunta a un testo condiviso che prevede la creazione di un elenco specifico dei fucilati presso il Ministero della Difesa e la collocazione di una lapide nella Sala delle Bandiere del Vittoriano a Roma. Sarà così finalmente compiuto dallo Stato un atto formale e visibile, con cui verrà restituito l’onore a quei giovani che hanno pagato il prezzo della guerra perdendo la vita e subendo in più l’ingiustizia. Con questo provvedimento l’Italia entrerà nel novero dei Paesi europei che hanno già provveduto a saldare questo debito morale con i propri fucilati”.
In occasione di questo anniversario merita di essere ricordato il generale fucilatore Andrea Graziani.
La battaglia di Caporetto si trasformò in una tragica disfatta che Luigi Cadorna attribuì all’ esercito italiano: “La mancata resistenza di reparti della Seconda Armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze armate austro-germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte giulia.” Dopo le accuse di codardia rivolte alla II Armata, i Tribunali militari pronunciarono quattro mila sentenze di condanna a morte di soldati italiani, delle quali 750 furono eseguite; a questo totale spaventoso sono da aggiungere le esecuzioni sommarie ordinate senza celebrare il processo e le numerose decimazioni, avvenute con lestrazione a sorte di un certo numero di soldati da fucilare. In queste esecuzioni per mano amica si distinse Andrea Graziani.
Dopo la rotta di Caporetto, il Comando Supremo gli affidò l’ incarico di Ispettore Generale del Movimento di Sgombero delle truppe in ritirata tra Piave e Brenta, ruolo ricoperto dal 2 novembre 1917 fino a fine mese. Lo zelo profuso da Graziani nell assolvere a questo incarico andò ben oltre il suo mandato e gli valse la fama di generale delle fucilazioni. GIà il giorno dopo, il 3 novembre, fucilò Alessandro Ruffini, perché al suo passaggio non si tolse il sigaro di bocca. Incredibile!
Da lAvanti!
Noventa di Padova, 3.11.1917
ore 16.30 circa. Il generale Graziani di passaggio vede sfilare una colonna di artiglierida montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde: Dei soldati io faccio quello che mi piace e per provarlo
fa buttare contro un muricciuolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite.
Comunque Andrea Graziani aveva fucilato sia prima che dopo Caporetto. Per esempio nel 1918 aveva fatto fucilare senza processo otto militari appartenenti alla divisione cecoslovacca, da lui stesso costituita con volontari disertori dellesercito austro-ungarico, i quali, pur se di nazionalità non italiana, ricadevano sotto il regime penale del nostro esercito.
Diversi hanno scritto di Andrea Graziani, tra gli altri Cesare Alberto Loverre con ” Al Muro” e Giorgio Nannini con ” Il generale fucilatore e l’ artigliere Alessandro Ruffini”.
Il link con un intervento in merito di Giorgio Nannini è il seguente:
Fotografia e lapide di Alessandro Ruffini, assassinato da Andrea Graziani
Spero che ci Lo fece fucilare e coloro che lo fucilarono stiano e restino per l’eternità nel fuoco dell’Inferno.