A proposito di Gino Strada.
Conosco Gino Strada da venticinque anni. Un quarto di secolo, e sembra ieri.
Ho visitato gli ospedali di EMERGENCY in Cambogia e in Afghanistan. E sono ancora in credito di una visita al Centro cardiochirurgico Salam di Khartoum, in Sudan.
Ho visto all’opera Gino come chirurgo e come manager di un ospedale e di una rete di ospedali. E sì, anche come cuoco.
Ho raccolto le testimonianze dei medici che ha formato in nord Iraq, e di quelli italiani che hanno portato il loro contributo di volontari a Emergency.
Ho visto un ospedale nel buco del culo della valle del Panjshir, dove prima di Emergency non c’era nemmeno la corrente elettrica.
Era un ospedale piccolo, ma di altissima qualità sia logistica che professionale. Perché Gino ha sempre avuto un motto: “Se dobbiamo andare nel terzo mondo per portare una sanità del terzo mondo, meglio che stiamo a casa”. Gli ospedali di Emergency nei paesi in via di sviluppo e nelle zone di guerra hanno tassi di mortalità da fare invidia ai nostri.
Gino Strada è quello che mi ha spiegato che cos’è il triage, quell’operazione dolorosa e terrificante di dover stimare, quando ti arrivano trenta feriti da una bomba a un mercato, chi operare per primo perché hai una speranza di salvarlo.
Emergency, che Gino ha fondato nel 1994, con la prima missione nel Ruanda bagnato dal sangue della guerra civile, ha curato 11 milioni di persone nel mondo.
Ora, io non so che cosa Gino Strada abbia risposto a Conte a proposito di un ruolo da commissario alla sanità della Regione Calabria.
Però adesso qualcuno mi spieghi che cosa ha fatto Antonino Spirlì per il mondo, oltre a essere stimato autore di programmi tv come La Fattoria e Forum e a rivendicare con orgoglio l’uso di termini come negro e frocio.
Marco Cattaneo pagina FB