Mappa dell’ Etiopia con il Tigray in evidenza
Francesco Cecchini
L’ Etiopia, una repubblica federale, è un insieme di popoli e religioni con, a volte forti, tensioni fra loro, autonomismi regionali e conflitti interetnici. Il Tigray è un territorio arido, con una economia agricola, massacrata dalle incursioni nei campi degli sciami di locuste; ha problemi di approvvigionamento alimentare e molti abitanti sotto la soglia di povertà.
Dal 4 novembre vi sono scontri violenti, con l’ impiego di aviazione e carri armati. fra l’ esercito federale etiope e le milizie le milizie del Tplf (Tigray People’s Liberation Front), il partito al potere a Macallè, capitale del Tigray. Si parla di centinaia di vittime, ma non c’ è una cotabilità esatta in quanto la regione è isolata e poco coperta dai media di informazione. Le cause del conflitto affondano nel passato non lontano dell’ Etiopia di oggi, nata dopo la liberazione da Meghistu. È proprio dal Tigray che prese avvio la rivolta contro la sanguinaria dittatura, che portò alla liberazione del Paese africano nel 1991. Meles Zenawi, di etnia tigrina ha governato l’Etiopia con il suo partito Tplfdal dal 1991 fino all sua morte il 20 agosto 2012,
L’ attuale presidente Abiy Ahmed ha promosso la riappacificazione con l’ Eritrea, mettendo fine a un conflitto armato iniziato nel 1998. Per questo nel 2019 vinse il premio Nobel per la pace per il suo impegno nella cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa nel risolvere il conflitto con la confinante Eritrea. Un articolo pubblicato su Ancora Fischia il Vento ha raccontato la vicenda. Il link è il seguente:
Il Fronte di Liberazione del Tigray, che amministra il Tigray, essendo contrario alla pace con l’ Eritrea, ha compiuto un attacco contro una base militare federale a Macallè. Comunque le tensioni tra il governo di Abiy e il Tplf sono cresciute negli ultimi mesi e sono culminate con le elezioni tenutisi in Tigray lo scorso settembre senza l’autorizzazione di Addis Abeba che le ha dichiarate illegali e le ha rinviate come nel resto del Paese a causa del Covid-19.
Il presidente Abiy Ahmed, con l’ approvazioneo del Parlamento, ha ordinato una offensiva militare in contrasto ai ribelli con lo scopo di smantellare il governo del Tigray ma il conflitto rischia di essere lungo e sanguinoso: il Tigray può contare, infatti, su 250mila soldati e ingenti armamenti.
Il conflitto ha superato i confini dell’Etiopia e coinvolto l’ Eritrea. Tre o quattro missili lanciati dal Tigray hanno colpito la capitale Asmara, capitale dell’ ritrea. Sembra che abbiano centrato l’edificio del Ministero dell’Informazione, l’aeroporto e un complesso residenziale ad Asmara. Non vi sono però notizie sull’ eventuale numero di vittime
Razzi dal Tigray colpiscono Asmara
Si moltiplicano gli appelli internazionali alla pace. Anche perché la preoccupazione non è solo per la stabilità dell’ Est Africa, ma anche per la crisi umanitaria in corso. Le Nazioni Unite parlano di crisi umanitaria su vasta scala in quanto oltre 27mila persone sono fuggite dall’area
Il Comitato norvegese del Premio Nobel per la pace ha rilasciato una dichiarazione inusuale: ha chiesto al vincitore nel 2019 del Nobel, il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, di porre fine alla guerra da lui stesso dichiarata nella provincia settentrionale del Tigray il 5 novembre. Il Comitato reagito con profonda preoccupazione per lo scoppio del conflitto nel Paese africano e ha affermato che è responsabilità di tutte le parti coinvolte porre fine all’escalation di violenza e risolvere disaccordi e conflitti con mezzi pacifici.
Una donna etiope con la bandiera dell’ Etiopia