Iniziati lo scorso 13 novembre, gli scontri in Sahara Occidentale stanno proseguendo ancora oggi sotto l’impulso dell’azione del Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro), che sta in questo modo rispondendo alle violazioni del diritto internazionale perpetrate dal Marocco. L’intervento armato delle forze marocchine nella striscia di Guerguerat, considerata come un’area demilitarizzata, è stata interpretata come la fine del cessate il fuoco stipulato nel 1991, e di conseguenza l’Esercito Popolare di Liberazione Sahrawi ha ripreso a pieno ritmo la lotta per il raggiungimento della totale indipendenza da parte della Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD).
Nelle scorse giornate, l’Esercito Popolare ha attaccato le postazioni di Farsia, Al-Bagari, Hauza e Auserd. Secondo fonti della RASD, le truppe marocchine hanno subito perdite in uomini e attrezzature militari. In un primo momento, le autorità marocchine hanno negato l’esistenza del conflitto armato e soprattutto di aver subito delle perdite, ma a partire da domenica scorsa le agenzie stampa ufficiali hanno cominciato a comunicare notizie sugli scontri nel territorio del Sahara Occidentale, pur minimizzandone la portata.
Il Fronte Polisario ha affermato che a sua dichiarazione di guerra al Marocco sarà revocata solo con il raggiungimento dell’indipendenza e il ritiro delle forze di occupazione dal territorio della RASD, come affermato anche dal ministro degli esteri del governo sahrawi, Mohamed Salem Uld Salek: “La guerra è appena iniziata a seguito dell’aggressione marocchina e della sua violazione a Guerguerat e anche a seguito del rifiuto del Marocco di attuare l’accordo firmato con noi sotto gli auspici dell’ONU e dell’Unione Africana“, ha affermato.
Su questa posizione ha insistito anche il presidente della RASD e segretario generale del Fronte Polisario, Brahim Ghali, secondo il quale “la RASD non ha mai optato per lo spargimento di sangue, ma è stato il regime espansionista marocchino che le ha imposto questa opzione“. Ghali è intervenuto nella giornata di martedì 17 novembre, affermando che “la resistenza sahrawi parlerà all’occupante marocchino nella lingua che meglio comprende“. “Il popolo saharawi continuerà la sua lotta fino alla vittoria finale“, ha aggiunto Ghali, sottolineando che “il regime marocchino è arrogante e dovrà pagare il prezzo per la sua violazione del cessate il fuoco“.
Ghali ha anche fatto appello all’intervento della comunità internazionale e delle Nazioni Unite per risolvere la questione del Sahara Occidentale. Attualmente, è bene ricordarlo, l’ONU include il Sahara Occidentale nella lista dei “territori non autonomi”, ovvero dei territori ancora soggetti al colonialismo e che non si autogovernano. Il presidente della RASD ha criticato l’attuale posizione “indecisa” della maggioranza della comunità internazionale, che per ora non ha condannato apertamente le azioni militari aggressive del Marocco.
Il segretario del Ministero della Sicurezza e della Documentazione della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, Sidi Ugal, ha affermato in una conferenza stampa che “il Fronte Polisario non può più tollerare l’intransigenza marocchina e l’incapacità delle Nazioni Unite di imporre la propria l’autorità sul nemico, e continua a tenere le porte aperte ma con la decisione irreversibile di riprendere la lotta armata”. Ugal aggiunto che “l’obiettivo principale per il quale è stato fondato il Fronte Polisario è la liberazione totale del territorio della Repubblica Sahrawi e quell’obiettivo è per il quale sacrificheremo il nostro sangue e non risparmieremo alcuno sforzo finché non lo raggiungeremo“.
Secondo gli ultimi aggiornamenti rilasciati dalla RASD, l’esercito sahrawi ha effettuato due pesanti bombardamenti contro le posizioni dell’esercito marocchino nel settore meridionale di Um Draiga, come confermato dal portavoce del governo, Hamada Salma. I bombardamenti dell’Esercito Popolare di Liberazione Sahrawi avrebbero inoltre colpito la terza città più grande del Sahara Occidentale, Smara, attualmente sotto occupazione marocchina.
Al contrario, le fonti marocchine continuano a classificare gli scontri come schermaglie, minimizzandone l’effetto e proseguendo con la propria campagna di repressione del popolo sahrawi e di propaganda contro la RASD. Tuttavia, tali informazioni sarebbero state smentite dalla stampa locale di El Aaiún, il capoluogo del Sahara Occidentale, secondo la quale vi sarebbe un importante flusso di soldati marocchini feriti trasportati presso l’ospedale della città.
Al momento, dunque, non si intravede nessuna possibilità di raggiungimento della pace, se non con l’indipendenza totale della RASD. L’esercito marocchino, nonostante abbia alle spalle uno Stato consolidato, non sembra essere in grado di rispondere adeguatamente all’Esercito Popolare di Liberazione Sahrawi, che dunque ha tutto l’interesse di continuare le operazioni militari. “È evidente, almeno nei rapporti di guerra e nelle informazioni che provengono da lì, che il potenziale militare dei sahrawi è piuttosto importante. Si è sempre pensato che, rispetto a un Marocco che ha dedicato molte risorse e molto tempo alle strutture militari, il potenziale dei sahrawi dovrebbe essere inferiore, ma ovviamente tra le tattiche di guerriglia e gli armamenti che maneggiano, i marocchini non si stanno affatto divertendo”, ha dichiarato Mohamed Ali Muley Ahmed, rappresentante della RASD in America Latina, intervistato da TeleSur.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog