Il 25 e il 28 novembre Non Una di Meno torna in piazza sia in presenza che online. Contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere mobilitazioni in tutto il paese

Durante i mesi di lockdown 44 donne sono state uccise da ex partner, ma il femminicidio, come hanno sottolineato negli anni i movimenti femministi, è solo la punta dell’iceberg di una violenza di genere che pervade l’intera società e le sue relazioni. E la pandemia sta aggravando questa situazione.

Da marzo a maggio di questo anno le telefonate al numero anti-violenza e stalking sono aumentate del +119% rispetto all’anno precedente. Molte più donne sono rimaste disoccupate, su 100 impieghi persi quasi il 56% sono donne, in un paese che è già il fanalino di coda per l’occupazione femminile in Europa. Infatti, le donne in Italia studiano di più e sono più brave, ma lavorano di meno e guadagnano di meno, e quasi il 30% delle donne non torna a lavorare dopo il primo figlio. Se i luoghi di lavoro sono per le donne spazi di discriminazione e molestie, la casa è lo spazio del lavoro invisibile, dove le donne si caricano la maggior parte del lavoro di cura.

Per questo il movimento femminista Non Una di Meno, nonostante le restrizioni e le difficoltà dovute alla pandemia, torna in piazza, sia online che in presenza in tutto il paese. Con lo slogan «se ci fermiamo noi si ferma il mondo», saranno in piazza non solo mercoledì 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma anche il sabato seguente, il 28 novembre.

Roma, la mattina del 25 novembre si terrà un flash mob a Piazza Montecitorio “per presentare il conto” di tutto il lavoro non pagato che le donne compiono ogni giorno, Non Una di Meno «porterà in piazza i dati della violenza domestica, economica e istituzionale». Mentre il pomeriggio a ponte Garibaldi verranno ricordate tutte le vittime di femminicidio in Italia, in un momento dedicato alla memoria collettiva di tutte coloro che non ci sono più.

Sabato 28 novembre, ovunque possibile sono state convocate piazze in tutta Italia, tra zone gialle, rosse e aranciani, i movimenti femministi dichiarano l’Italia «zona fuxia uno spazio di lotta e di possibilità, di solidarietà e di relazione da costruire assieme per trasformare l’esistente e immaginare la vita oltre la pandemia».

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Mentre una maestra di Torino viene licenziata dalla scuola perché il suo ex partner ha condiviso senza il suo consenso suoi video, video e foto sessualmente espliciti, e dopo che una ragazza di 18 anni è stata stuprata e seviziata per ore da un imprenditore, lodato dal sole 24 Ore come una grande mente, Non una di Meno torna in piazza per l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne. Perché «le risorse del Recovery Fund vadano a finanziare sanità e scuola pubbliche, a garantire un reddito per l’autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare veramente universale e non familistico, per liberare le donne dal carico esclusivo del lavoro di cura». Perché la sorellanza è la risposta contro isolamento e solitudine.

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Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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