Era il 3 novembre del 1985 quando Diego Armando Maradona realizzo un gol impossibile. Quel pomeriggio al San Paolo di Napoli c’era la Juventus, lo stadio era stracolmo di tifosi nonostante piovesse a dirotto. Ad un quarto d’ora dalla fine l’arbitro concesse una punizione a due in area. Diego era ad undici metri dalla porta, la barriera era a quattro metri. ‘No, non si può fare’ pensarono i tifosi, i compagni e gli avversari.

Napoli-Juventus del 3/11/1985 – Video da yuotube.com

Invece è bastato un attimo. Il piccolo tocco dato alla palla dal compagno, Eraldo Pecci, il calcio di collo pieno ed ecco la parabola perfetta, quella che non ti aspetti. Il pallone scavalca la barriera, vola in cielo, poi ricade dall’alto verso il basso, proprio lì, nell’angolo più lontano, all’incrocio dei pali, dove nulla poteva fare Stefano Tacconi, estremo difensore della Juve di Giovanni Trapattoni che in quel campionato avrebbe vinto l’ennesimo scudetto, e nulla avrebbe potuto fare qualunque altro portiere.

Un gol impossibile, fuori dalla logica calcistica, ma non per Lui, ‘El Pibe de Oro’, il più grande calciatore dell’epoca moderna.

Il 22 giugno del 1986 allo stadio Azteca di Città del Messico, nel quarto di finale del Mondiale contro l’Inghilterra, Maradona ha realizzo un’altra rete che è passata alla storia. Per quel gesto fu soprannominato ‘La mano de Dios’. Quattro anni prima, tra i due Paesi, era scoppiata la Guerra delle Falkland. Quel gol non solo permise all’Argentina di passare il turno e, successivamente, di laurearsi campione del Mondo, ma rappresentò anche una rivincita morale del popolo sudamericano nei confronti di quello anglosassone.

Nella conferenza stampa che segui quella partita, Maradona dichiarò:’ “Un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios” (un po’ con la testa di Maradona ed un altro po’ con la mano di Dio). Ecco, il campione argentino era così, capace anche di inventarsi un gol fantasma ed a farlo diventare un capolavoro di maestria calcistica. Era pieno di eccessi e capace di provocare emozioni e sentimenti contrastanti. Era un metro e sessantacinque di genialità e sregolatezza. 

Anche la sua vita è stata come una parabola, fatta di alti e bassi, di cadute e di momenti di apoteosi. Cresciuto in un paesino povero del nord dell’Argentina, apparteneva ad una famiglia di umili origini. Aveva due fratelli e cinque sorelle. Spesso, ha raccontato in un celebre documentario sulla sua vita girato del regista Emir Kusturica, non avevano nulla da mangiare se non quel poco che i genitori, con enormi sacrifici, riuscivano a procurarci. Fin da piccolo erano evidenti le sue doti calcistiche. La sua bravura è emersa subito, quando aveva appena dieci anni. Alla fine degli anni Settanta era già considerato un campione. Il passaggio dalla miseria alla ricchezza ed alla fama è stato rapido. Nel 1982, l’ingaggio record con il quale il Barcellona lo convinse a lasciare il Boca Juniores. Due anni dopo il grave infortunio alla caviglia ed il passaggio al Napoli. Le sette stagioni vissute nella città del Vesuvio lo hanno consacrato come campione indiscusso del calcio mondiale. Poi, lenta, ma inesorabile, la caduta. La cocaina, il figlio illegittimo, la separazione, le cattive compagnie, le esagerazioni verbali e non solo ed eccessi di ogni genere.

Ma, nonostante una vita ‘spericolata’, Maradona non ha mai dimenticato le sue umili origini e non ha mai nascosto le sue idee politiche, l’amicizia con Fidel Castro, la sua ammirazione per Che Guevara, il suo risentimento per gli Stati Uniti d’America.

Ha tentato di essere protagonista anche come allenatore. Ma il momento magico era già trascorso. Infine, i problemi di salute ed ora la morte prematura.

Diego Armando Maradona se n’è andato così come è vissuto, con un altro eccesso, ma stavolta è stato l’ultimo, quello che di certo non avrebbe voluto vivere.

Fonte wikipedia.org

REDNEWS

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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