Il 22 novembre hanno avuto luogo le elezioni presidenziali in Burkina Faso, con il presidente uscente Roch Marc Christian Kaboré che si presentava come favorito per un secondo mandato, dopo aver vinto le elezioni del 2015 con circa il 57% dei consensi.
Il leader e fondatore del Movimento del Popolo per il Progresso (Mouvement du Peuple pour le Progrès, MPP) ha in effetti ottenuto la conferma con un risultato molto simile rispetto a quello di cinque anni fa: secondo i risultati pubblicati dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Kaboré ha infatti ottenuto il 57.87% dei consensi, in una tornata che ha fatto registrare un’affluenza alle urne pari al 50.79%.
Tra gli sfidanti del presidente in carica, Eddie Komboïgo si è classificato al secondo posto con il 15.48% in rappresentanza del Congresso per la Democrazia ed il Progresso (Congrès pour la Démocratie et le Progrès, CDP), il partito fondato nel 1996 dal dittatore Blaise Compaoré, colui che prese il potere nel 1987 in seguito all’omicidio di Thomas Sankara. Seguono due ex ministri dell’economia, Zéphirin Diabré (12.46%) della forza centrista Unione per il Progresso e il Cambiamento (Union pour le Progrès et le Changement, UPC) e Kadré Désiré Ouédraogo (3.36%) della lista Agire Insieme (Agir Ensamble, AE). In tutto, erano tredici i candidati alla poltrona presidenziale del Burkina Faso.
Le elezioni sono state caratterizzate dalle violenze delle forze jihadiste, che hanno impedito il regolare svolgimento del processo elettorale in alcune aree del Paese. Secondo i dati diffusi dal governo di Ouagadougou, 926 seggi elettorali sono rimasti chiusi per motivi di sicurezza, impedendo a circa 400.000 cittadini di esprimere la propria preferenza. A ciò va ad aggiungersi la pandemia da Covid-19, che in Burkina Faso ha colpito oltre 2.700 persone, causando 68 morti su una popolazione di ventuno milioni di abitanti. Alla luce di questi dati, l’affluenza alle urne del 50.79% va interpretata positivamente.
“Impiegherò tutti i miei sforzi per dare vita ad una consultazione permanente per lavorare per la pace e lo sviluppo del nostro Paese“, ha detto Kaboré al momento della pubblicazione dei risultati preliminari. “Sarò il presidente di tutti i burkinabè. Ci metteremo subito al lavoro“, ha aggiunto. Il presidente di sinistra è riuscito ad imporsi in maniera netta nonostante l’importante campagna lanciata da Komboïgo e dal CDP grazie al sostegno di Blaise Compaoré, attualmente in esilio in Costa d’Avorio. “La possibilità che l’ex presidente, Blaise Compaoré, stia portando sostegno finanziario al partito è reale“, aveva dichiarato l’analista politico Siaka Coulibaly ad Al Jazeera, alla vigilia delle elezioni.
Al potere per ventisette anni, Compaoré è stato destituito nel 2014, e l’anno successivo le elezioni hanno portato al potere Kaboré. Il nuovo presidente ha dichiarato guerra alle forze jihadiste provenienti dal Mali, che precedentemente avevano invece trovato sostegno in Compaoré, che aveva promesso loro un rifugio sicuro in Burkina Faso in cambio della non aggressione. La determinazione di Kaboré ha però portato alla vendetta dei gruppi jihadisti, che negli ultimi cinque anni non hanno lasciato tregua al Paese.
Al momento, si attendono ancora i risultati delle elezioni legislative, che tuttavia non dovrebbero riservare sorprese. Il Movimento del Popolo per il Progresso sembra destinato ad ottenere la maggioranza all’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale del Paese africano, composto da 127 seggi. Gli analisti si attendono un risultato simile a quello di cinque anni fa, quando il partito del presidente Kaboré ottenne 55 scranni.
Sempre nell’intervista rilasciata ad Al Jazeera, Coulibaly ha sottolineato che non è da escludere qualche possibilità di disordini civili dopo la pubblicazione dei risultati. “I conflitti post-elettorali in Burkina Faso possono sorgere immediatamente dopo l’annuncio dei risultati, ma potrebbero verificarsi più tardi se la situazione della sicurezza e socioeconomica nel paese non cambierà“, ha dichiarato. Al momento, i partiti di opposizione hanno depositato alcuni ricorsi per le elezioni legislative, mentre nessuna istanza ha messo in dubbio il risultato delle presidenziali.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog