Giorgio Trucchi

Sabato scorso il Guatemala è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Alejandro Giammattei e della giunta direttiva del Congresso. L’approvazione furtiva di una legge di bilancio di quasi 13 miliardi di dollari che fa schizzare il debito pubblico, taglia sanità, istruzione, fondi per la difesa dei diritti umani e per la lotta contro la povertà – cinque bambini su dieci sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione cronica e oltre il 60% della popolazione è povera – e beneficia élite economiche e funzionari corrotti, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Nonostante la repressione della polizia e l’arresto di decine di manifestanti, la popolazione indignata ha continuato a protestare un po’ in tutto il paese. Il presidente Giammattei ha quindi pensato bene di scrivere al segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), il discusso Luis Almagro, e ha chiesto l’applicazione della Carta democratica “per difendere l’istituzionalità”. Ha inoltre convocato un tavolo di dialogo per risolvere il conflitto, a cui però partecipano solamente imprenditori, membri della chiesa evangelica e organizzazioni affini al governo.

Come era prevedibile, non ha perso l’occasione per criminalizzare la protesta sociale, gettando fango su tutti quei settori della società che hanno animato la protesta, tacciandoli di essere “gruppi minoritari che promuovono azioni di natura antidemocratica per imporre un autentico colpo di stato”.

Intanto la giunta direttiva del Congresso e alcuni capigruppo parlamentari hanno convenuto di ritirare la legge di bilancio. Una manovra del tutto illegale che è stata sanata solo nella serata di mercoledì 25, quando con 121 voti a favore e 24 contrari l’aula parlamentare ha archiviato definitivamente la legge e i prestiti approvati per finanziarla. Ora l’organo legislativo avrà tempo fino al 30 novembre per approvare una nuova legge o per apportare modifiche a quella approvata per il 2020.

Sia la mossa del presidente di fare appello al sostegno internazionale che quella dei deputati hanno un solo obiettivo, che è quello di prendere tempo e placare gli animi. La pazienza sembra però finita.

“La legge di bilancio è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. La gente è scesa in piazza perché ha accumulato molto malcontento e non ne può più. Ha visto, per esempio, l’incompetenza, l’inefficienza e la corruzione dilagante delle autorità nell’affrontare la pandemia. Nonostante l’enorme quantità di fondi ricevuti dal governo per affrontare la crisi, ora si scopre che non ci sono più soldi per pagare il personale sanitario, per l’acquisto dei medicinali e dei dispositivi di protezione.

È stato così grande lo scandalo che il ministro della Sanità e tutta la sua squadra hanno dovuto dimettersi. La gente vuole quindi sapere dove sono finiti i soldi”, ha detto Carlos Barrientos, dirigente del Comitato di unità contadina (Cuc).

Il Guatemala è attualmente il paese dell’America centrale e dei Caraibi con il maggior numero di persone decedute per covid (4.107) e con uno dei tassi di mortalità più alti nella regione. È anche il terzo paese con il maggior numero di casi (120mila).

“L’indignazione della popolazione è cresciuta ancora di più quando ha visto l’incapacità e il disinteresse del governo nell’affrontare l’arrivo degli uragani Eta e Iota. Non esistevano piani di prevenzione e la popolazione non è stata evacuata. Ci sono ancora intere zone isolate e le persone che hanno subito danni sono circa 3 milioni.

Con la legge hanno anche tagliato i fondi destinati alla Procura dei diritti umani, si sono moltiplicati gli attacchi contro la Corte costituzionale, una delle poche istituzioni che hanno mostrato un certo grado d’indipendenza, si è accentuata la repressione contro le persone che difendono la terra e i beni comuni, mentre sono esplosi i casi di corruzione.

La situazione è così drammatica che lo stesso vicepresidente (Guillermo Castillo) ha chiesto a Giammattei di dimettersi insieme a lui”, ha spiegato Barrientos.

 Il presidente Giammattei ha chiesto l’applicazione della Carta democratica e assicura che le istituzioni dello Stato sono in pericolo. Ha anche convocato un tavolo di dialogo.

 Quelli che hanno infranto l’istituzionalità sono loro e lo fanno di continuo. Adesso chiede l’intervento di Luis Almagro, ma sappiamo perfettamente come e per conto di chi agisce il segretario generale della Osa e a quali interessi risponde. Lo abbiamo visto recentemente in Bolivia e in altre crisi che si sono generate in America Latina.

Come si fa poi a parlare di dialogo se sta gettando discredito sui principali interlocutori, cioè su quei settori sociali, organizzazioni e movimenti indigeni, contadini, studenti, sindacati, che si sono mobilitati contro la legge di bilancio a livello nazionale? Alla fine sarà la solita farsa in cui Giammattei si riunirà con i settori a lui affini, che sono i principali responsabili della crisi.

Vuole prendere tempo e aspettare che si calmino le acque.

 Le proteste continuano e per sabato prossimo è stata convocata una nuova mobilitazione a livello nazionale. Con quale obiettivo?

 Sabato scorso la repressione è stata brutale. Diverse persone sono ancora detenute e stiamo esigendo il loro rilascio. Si chiedono inoltre le dimissioni del ministro dell’Interno, del capo della polizia, di tutti i membri della giunta direttiva del Congresso e dello stesso presidente Giammattei. Chiediamo anche l’epurazione del parlamento e degli organi giudiziari.

Non hanno nessun rispetto per le istituzioni che rappresentano. L’aver ritirato la legge di bilancio senza rispettare il procedimento stabilito dalla legge, dimostra il disprezzo di questa classe politica nei confronti della legalità. Poi sono dovuti correre al riparo (ieri) e riunire il parlamento.

Anche in questo caso sembra però un modo per prendere tempo e aspettare che si calmino le acque.

– Il popolo guatemalteco ha perso la pazienza?

 Su una cosa dobbiamo essere chiari. Il vero problema qui non è la legge di bilancio, ma un sistema politico ed economico che non fa gli interessi dei cittadini, né raccoglie il loro desiderio e bisogno di democrazia, giustizia e libertà.

Le élite economiche continuano a imporre con la forza un modello neoliberista estrattivista, corrompendo giudici, deputati, funzionari pubblici e coprendosi le spalle a vicenda. C’è tutta una mafia politica che ha fatto bottino delle istituzioni e delle casse dello Stato.

La situazione non è facile. Alla crisi economica, politica e sociale si aggiungono ora la crisi sanitaria e la distruzione degli uragani. Tuttavia, sta prendendo forza l’idea di promuovere un’assemblea costituente popolare e plurinazionale. Abbiamo bisogno di una vera e propria democratizzazione che metta fine al “pacto de corruptos” (patto dei corrotti).

Indipendentemente da ciò che potrà accadere nei prossimi giorni, se non ci saranno cambiamenti strutturali le proteste continueranno e potrebbero presto trasformarsi in eruzione sociale.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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