“Virus e capitalismo, uniti dalla stessa pandemia, divisi dai mezzi attraverso i quali uscirne. E’ la precarietà che alimenta i danni”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

Una recente indagine in Spagna, realizzata con il supporto di istituzioni universitarie, dimostra come condizioni salariali e occupazionali precarie rappresentino un rischio per salute e sicurezza collettiva, tenersi il posto di lavoro da fame significa accettare qualsiasi ricatto e compromesso, incluso recarsi al lavoro con febbre o sintomi da Covid. (clicca qui per leggere)

Se hai una esistenza precaria, se il lavoro è malpagato e insicuro, subirai continui ricatti dal datore o padrone di turno, ogni assenza pregiudicherà la conferma del contratto a tempo determinato o ti metterà in cattiva luce agli occhi di un superiore. Non si tratta solo di porre fine ai contratti pirata ma anche a contratti costruiti ad arte per abbassare il costo di lavoro negli appalti-

Che il coronavirus avrebbe alimentato le disuguaglianze sociali ed economiche era facilmente prevedibile, veniamo da 40 anni di accumulazione seriale di capitali da parte di epoche elites con l’impoverimento progressivo della classe media e dei ceti popolari.

E’ ancora presto per analizzare i soggetti sociali e lavorativi colpiti dalla crisi pandemica ma fin da ora possiamo ricordare i lavoratori che hanno perso il posto e, solo per fare alcuni esempi, le mancate conferme dei contratti stagionali nel turismo, la forza lavoro degli appalti, le addette alle mense e le piccole partite iva.

E nell’attuale contesto storico la paura genera mostri e insicurezza, si perde perfino la percezione dei diritti, dominano rassegnazione e paura costringendo i singoli lavoratori a sospendere ogni rivendicazione sindacale, salariale e sociale. Un ruolo determinante è stato svolto dai sindacati rappresentativi con scelte arrendevoli ma sarebbe comunque ingeneroso ridurre la critica dell’esistente solo al loro ruolo senza analizzare gli anni del liberismo.

Quanto accade in Spagna non è un fatto isolato, in Italia prima ancora del covid il diritto alla malattia o al permesso per ragioni familiari in tante piccole aziende è stato sacrificato sull’altare dei doveri, molti dei quali considerati tali ma invece frutto di ignoranza, imposizioni culturali, violenza gratuita, violazione sistematica del contratto nazionale.

Le classi sociali meno abbienti hanno una aspettativa di vita inferiore a chi sta in alto nella scala sociale, curarsi è sovente un optional perchè non hai i soldi per farlo oppure non puoi programmare una visita per gli orari di lavoro ultra flessibili, per la mancata applicazione dei contratti nazionali, preferisci non chiedere giorni di riposo temendo ritorsioni. La paura ha stravolto la stessa nozione di diritto, se vai a lavoro con la febbre e i sintomi da covid vivi in una società malata e avvelenata dal ricatto del profitto, la tua stessa esistenza è una variabile dipendente dalla volontà padronale.

Guardiamo alla dieta media di una famiglia italiana, l’acquisto di verdure e frutta, di pesce fresco, di latticini avviene piu’ sporadicamente del passato, alcune malattie sono il prodotto di alimentazione strutturata sui costi accessibili dei generi alimentari soprattutto se vivi in una famiglia numerosa e con reddito insufficiente o anche se vai avanti con una pensione sociale o un lavoro part time di poche ore a settimana.

L’acuirsi della disuguaglianza avviene in tanti modi: assenza di mobilità sociale, non vai al cinema o a teatro ma stai davanti alla televisione lobotomizzato\a dai format piu’ seguiti, non acquisti libri, hai una alimentazione scorretta e poca consapevolezza dei tuoi diritti. Ma la maggiore cultura non sempre determina coscienza di classe, di certo dove il ricatto lavorativo e sociale sono piu’ forti anche il diritto alla salute e la coscienza dei propri diritti perdono terreno.

Negli ultimi anni le malattie professionali hanno subito una impennata, infortuni e morti sul lavoro non diminuiscono, dati incontrovertibili di un modello produttivo basato sullo sfruttamento della forza lavoro a discapito della salute e sicurezza ritenuti costi aggiuntivi e insostenibili , la stessa medicina del lavoro e preventiva non è mai stata cosi’ debole come ai nostri giorni.
Quando si pensa alla cura e alla salute come un lusso, in epoca pandemica, puo’ accadere di tutto e così, nell’Europa delle crescenti disuguaglianze, si possono sottovalutare i sintomi da covid per recarsi al lavoro, per tenersi quel misero salario che rappresenta la sola fonte di sostegno.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Welfare/2020/11/29/53829-virus-e-capitalismo-uniti-dalla-stessa-pandemia-divisi-dai/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: