Sabato 5 dicembre, si sono tenute in Kuwait le elezioni legislative per il rinnovamento dell’Assemblea Nazionale, composta da 50 seggi. Il territorio del piccolo emirato è suddiviso in cinque circoscrizioni elettorali, ognuna delle quali elegge dieci rappresentanti.
Al momento della pubblicazione dei risultati, in molti hanno fatto notare che l’emiciclo che resterà in carica per quattro anni sarà composto unicamente da uomini, nonostante vi fossero ventinove donne candidate, mentre molti deputati eletti nella precedente legislatura non sono stati confermati. Dei cinquanta eletti, infatti, solamente diciannove erano già stati eletti nel 2016, e ciò ha permesso ai candidati dell’opposizione di ottenere risultati al di là delle aspettative: ventiquattro dei cinquanta seggi dell’Assemblea Nazionale sono stati conquistati da candidati appartenenti o tendenti all’opposizione, contro i sedici dell’ultimo parlamento.
L’emiro kuwaitiano Sheikh Nawaf Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah si è congratulato con i vincitori e ha emesso un decreto per tenere la prima sessione regolare della sedicesima legislatura del parlamento il 15 dicembre. Nel frattempo, come da protocollo, il primo ministro Sheikh Sabah Khaled Al-Hamad Al-Sabah ha rassegnato le dimissioni insieme al suo gabinetto.
Queste elezioni sono state anche le prime organizzate dall’inizio del mandato dell’attuale emiro, che si è insediato a settembre in seguito alla morte del suo fratellastro, lo sceicco Sabah al-Ahmad Al-Sabah, scomparso all’età di 91 anni.
Nonostante lo svolgimento delle elezioni legislative dal 1963 e la buona partecipazione alla tornata (circa il 60% degli aventi diritto), il potere resta fortemente concentrato nelle mani dell’emiro e della sua famiglia. L’emiro ha infatti la possibilità di scegliere il primo ministro e ben quindici dei sedici ministri che compongono il governo kuwaitiano. L’impossibilità di organizzarsi in partiti politici – vietati dalla legge – rende poi ancora più difficile il compito dei parlamentari.
Resta critica anche la situazione della rappresentanza femminile, che scompare dal parlamento dopo due legislazioni consecutive nelle quali era stata eletta almeno una donna. Va anche ricordato che in Kuwait le donne hanno diritto di voto attivo e passivo solamente dal 2005. Si abbassa, invece, l’età media dei parlamentari: trenta candidati sotto i quarantacinque anni entreranno a far parte del nuovo organo legislativo, inviando – secondo gli osservatori – un segnale promettente ai giovani che sperano in un cambiamento e nelle riforme.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Giulio Chinappi – World Politics Blog