I risultati non sono ancora definitivi, ma il responso delle elezioni legislative svoltesi in Venezuela domenica 6 dicembre sembra essere assai chiaro e favorevole alle forze che sostengono l’attuale governo, guidato dal presidente Nicolás Maduro. Secondo i dati presentati dalla presidente del Consiglio elettorale nazionale, Indira Alfonzo, il Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) ha ottenuto il 62.34% dei consensi, un dato che raggiunge il 68.43% se si considerano anche le altre forze minori che sostengono il governo, unificate sotto il cartello del Gran Polo Patriótico (GPP). In totale, dunque, dovrebbero essere 177 i parlamentari eletti sotto l’egida del GPP, su un totale di 277 seggi che vanno a comporre il parlamento di Caracas.

Tra le forze di opposizione, la coalizione di centro-sinistra denominata Alianza Democrática, composta da forze come Acción DemocráticaComité de Organización Política Electoral IndependienteCambiemos – Movimiento Ciudadano Avanzada Progresista e El Cambio, ha raccolto il 17.52% delle preferenze, eleggendo 89 parlamentari. Meno bene è andata al fronte Venezuela Unida, al quale aderiscono le formazioni di Primero Venezuela e Voluntad Popular, che con il 4.2% dei consnesi dovrebbe eleggere solamente due deputati.

Da segnalare anche il risultato del Partido Comunista de Venezuela (PCV), che ha corso da solo ottenendo il 2.74% delle preferenze ed assicurandosi almeno uno scranno. Il PCV, il più antico partito politico venezuelano oggi esistente, ha lasciato il GPP nell’agosto del 2020, assumendo una posizione critica nei confronti del governo, in particolare per quanto riguarda la politica economica.

Al momento, otto seggi non sono ancora stati assegnati. Da notare che queste sono state le prime elezioni a svolgersi nuovo sistema di ripartizione dei seggi, visto che fino alla precedente legislatura il parlamento venezuelano era composto solamente da 167 membri. L’aumento del numero dei seggi è stato previsto come una forma di adeguamento alla crescita demografica del Paese, ma anche per rispondere alle richieste dell’opposizione di aumentare la rappresentanza proporzionale delle minoranze. Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, l’aumento dei seggi permette “la possibilità che le organizzazioni con fini politici che non hanno la maggioranza delle preferenze elettorali abbiano maggiori opportunità di occupare seggi negli organi collegiali di rappresentanza politica“. Il nuovo sistema prevede inoltre l’allocazione di 144 seggi con il sistema proporzionale e dei restanti 133 con il metodo del first-past-the-post.

Il Venezuela ha una nuova Assemblea Nazionale. Una grande vittoria per la democrazia. Della Costituzione. Una buona giornata“. Sono state queste le prime parole della presidente Nicolás Maduro dopo la pubblicazione dei risultati provvisori. “Cinque anni fa è stato emesso il bollettino dei risultati elettorali e, allo stesso modo, in quell’occasione ho riconosciuto la sconfitta. Oggi, cinque anni dopo, dopo che la gente ha saputo cosa ha fatto quell’Assemblea, abbiamo rispettato la Costituzione. Cinque anni dopo sono venuto a dire che abbiamo una nuova Assemblea nazionale e che abbiamo ottenuto una grande vittoria elettorale“, ha aggiunto il presidente venezuelano, che aveva affermato di essere pronto a rassegnare le proprie dimissioni in caso di sconfitta. “Il Venezuela dovrebbe sentirsi soddisfatto della qualità del nostro sistema elettorale, siamo molto contenti dei risultati, il 5 gennaio verrà installata una nuova Assemblea Nazionale“, gli ha fatto eco il vicepresidente del PSUV, Diosdado Cabello.

Maduro ha ricevuto immediatamente le congratulazioni da parte dei governi amici del Venezuela. Il primo segretario del Partido Comunista de Cuba, il generale dell’esercito Raúl Castro Ruz, e il presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, hanno inviato una lettera al presidente venezuelano nella quale si legge che “a nome del popolo cubano, del Partito e del Governo ci congratuliamo con il Grande Polo Patriottico, il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) e il popolo bolivariano e chavista per la vittoria ottenuta nelle elezioni legislative“. “Ancora una volta, la patria di Bolivar e Chávez, sotto la tua accurata guida, aumenta il suo senso democratico e partecipativo di fronte all’assalto dell’imperialismo“, hanno concluso. Il presidente del NicaraguaDaniel Ortega, si è congratulato con “il popolo coraggioso, dignitoso e sovrano dell’amato Venezuela, che ieri ha trionfato su tutte le forme di aggressione lanciate dai nemici dell’Umanità contro le nostre rivoluzioni“.

Alle elezioni hanno partecipato 1.600 osservatori nazionali e più di 200 esperti internazionali, coordinati dall’ex primo ministro spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, che non hanno potuto far altro se non constatare la regolarità delle elezioni e la legittima vittoria delle forze governative. Tra gli osservatori internazionali presenti vi era anche un gruppo di parlamentari russi, secondo i quali: “le elezioni si sono svolte nel rispetto della Costituzione e della legislazione vigente; il processo elettorale non ha presentato alterazioni o reclami; non ci sono elementi o indizi per mettere in dubbio i risultati del concorso elettorale“.

Nonostante questo, non sono mancati gli attacchi da parte dei media e dei governi dei Paesi europei e degli Stati Uniti, che avevano deciso di non riconoscere l’esito delle elezioni ancor prima che queste avessero luogo. Naturalmente si tratta soprattutto di attacchi ideologici e non corroborati dai fatti, dovuti all’avversione di questi Paesi per Maduro ed il suo governo. “Tutti i venezuelani vogliono un dialogo. Non riconoscere le elezioni è un’opposizione e non una soluzione“, ha giustamente osservato Zapatero. Anche il ministro degli esteri di Caracas, Jorge Arreaza, ha risposto ai critici, facendo notare che gli osservatori dell’Unione Europea sono stati invitati dal governo venezuelano, che però non ha ricevuto alcuna risposta. Arreaza ha inoltre affermato che il sistema elettorale venezuelano è quello esaminato con maggior attenzione a livello internazionale, e che in passato era stato indicato come “il miglior sistema elettorale del mondo” da parte dell’ex presidente statunitense Jimmy Carter.

La stampa occidentale, al contrario, ha ulteriormente cercato di delegittimare il processo elettorale venezuelano puntando il dito contro la bassa affluenza alle urne, che effettivamente è stata solamente del 31%. Se una parte dell’astensione può essere imputata al boicottaggio organizzato dalle di destra, quelle che fanno capo ai vari Henrique CaprilesLeopoldo López e Juan Guaidó, il dato si spiega soprattutto con la pandemia da Covid-19, che certamente deve aver scoraggiato molti cittadini a prendere parte al voto, oltre al fatto che storicamente le elezioni legislative venezuelane hanno fatto sempre registrare un’affluenza meno elevata rispetto alle presidenziali. Gli stessi media che sottolineano la bassa affluenza alle urne in Venezuela dimenticano poi di affermare che lo stesso identico dato si è verificato anche nelle elezioni che hanno avuto luogo nella stessa giornata in Romania, un Paese membro dell’Unione Europea e del quale nessuno ha messo in dubbio la legittimità del processo legislativo.

Al contrario, noi crediamo che la capacità del Venezuela di portare a termine il processo elettorale in questo contesto di grandi difficoltà rappresenti un grande successo per il popolo del Paese sudamericano e per la Rivoluzione Bolivariana, lanciata da Hugo Chávez oramai oltre vent’anni fa. La crisi sanitaria e quella economica hanno fortemente colpito il Venezuela a causa delle sanzioni criminali imposte al Paese da parte degli Stati Uniti, ma ciò non ha intaccato la fiducia del popolo nei confronti del governo socialista, anzi ha ulteriormente spinto i cittadini a stringersi attorno al proprio leader, l’unico presidente legittimo del Paese, Nicolás Maduro. L’opposizione ha invece dimostrato la propria incapacità di mettere in piedi un progetto credibile alternativo a quello dell’attuale governo, nonostante i lauti finanziamenti che giungono senza soluzione di continuità dagli Stati Uniti, ed i suoi esponenti si sono rivelati essere unicamente delle marionette i cui fili giungono fino a Washington.

Per quanto le forze imperialiste e reazionarie venezuelane e straniere abbiano profuso tutti i propri sforzi per porre fine all’esperienza della Rivoluzione Bolivariana, questa sembra destinata a durare ancora a lungo sotto la guida di Nicolás Maduro e del governo socialista, in un contesto latinoamericano dove le forze progressiste stanno tornando a guadagnare terreno dopo aver respinto gli assalti della destra.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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