Come nel 2016, il Partito Social Democratico (Partidul Social Democrat, PSD) ha conquistato il primo posto nelle elezioni legislative romene, tenutesi lo scorso 6 dicembre per il rinnovamento della Camera dei Deputati e del Senato di Bucarest. La formazione guidata dal presidente della Camera, Marcel Ciolacu, ha infatti ottenuto la maggioranza relativa in entrambi gli emicicli, pur registrando un calo rispetto alle consultazioni di quattro anni fa. Per la precisione, il PSD ha ottenuto il 28.90% alla Camera, eleggendo 110 deputati su 330, ed il 29.32% al Senato, dove avrà a disposizione 47 scranni su 136.
Tuttavia, il nuovo esecutivo dovrebbe essere nuovamente guidato dal Partito Nazionale Liberale (Partidul Național Liberal, PNL) di Ludovic Orban (in foto), che lo scorso 7 novembre ha rassegnato le dimissioni da premier, lasciando l’incarico al ministro della Difesa, il generale Nicolae Ciucă. Il PNL si è classificato al secondo posto sia alla Camera (25.19% con 93 seggi) che al Senato (25.58% con 41n seggi), e dovrebbe avere i numeri per formare una coalizione in grado di raggiungere la maggioranza.
La principale forza di centro-destra dovrebbe trovare una sponda nell’Alleanza 2020 USR PLUS (Alianța 2020 USR PLUS), che ha ottenuto un importante incremento nell’ultima consultazione, eleggendo 55 deputati e 25 senatori, ma molti analisti temono che la nuova alleanza di governo potrebbe coinvolgere l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Alianța pentru Unirea Românilor, AUR), un partito di estrema destra che ha rappresentato la vera sorpresa di queste ultime elezioni.
Nato solamente un anno fa, AUR è considerato come un partito fortemente nazionalista con malcelate tinte razziste, come dimostrano le posizioni nei confronti della minoranza etnica ungherese, molto numerosa nelle regioni nord-occidentali del Paese. Dopo aver ottenuto percentuali da prefisso telefonico alle elezioni locali di qualche mese fa, AUR ha superato a sorpresa il 9% dei consensi in entrambe le camere, eleggendo 33 deputati e 14 senatori, numeri che potrebbero fare gola a Ludovic Orban per il raggiungimento della maggioranza assoluta.
I restanti seggi saranno occupati dai numerosi partiti che rappresentano le minoranze etniche, il principale dei quali resta l’Unione Democratica Magiara di Romania (in ungherese: Romániai Magyar Demokrata Szövetség, RMDSZ; in rumeno: Uniunea Democrată Maghiară din România, UDMR), che, come nella precedente legislatura, ha eletto ventuno deputati e nove senatori.
Tra i principali delusi di questa consultazione elettorale troviamo invece il Partito del Movimento Popolare (Partidul Mișcarea Populară, PMP) dell’ex presidente della repubblica Traian Băsescu ed il partito PRO România Social Liberal dell’ex primo ministro Victor Ponta, entrambi rimasti esclusi dal parlamento per non aver superato la soglia di sbarramento del 5%.
Da notare anche la bassissima affluenza alle urne, pari al 33.24%, un dato molto simile a quello registrato negli stessi giorni alle elezioni legislative in Venezuela ed il più basso nella storia del Paese. Tuttavia, mentre per il Paese sudamericano questo dato è stato utilizzato per delegittimare il processo democratico, in Romania – un Paese membro dell’Unione Europea e della NATO – questo non è accaduto. Razionalmente, la bassa affluenza va spiegata soprattutto con la pandemia da Covid-19, che nel Paese dell’Europa orientale ha fatto registrare quasi 560.000 casi positivi ed oltre 13.000 morti su una popolazione di 19 milioni di abitanti.
Per il momento, le contrattazioni per formare il nuovo governo tra PNL e USR PLUS non hanno portato a risultati. Il 13 dicembre, i due partiti hanno annunciato al presidente della repubblica Klaus Iohannis di non aver raggiunto un accordo sul nome del nuovo primo ministro. Leader del PNL, Ludovic Orban ha accettato di farsi da parte, proponendo il nome dell’attuale ministro delle Finanze, Florin Cîțu, mentre USR PLUS insiste sul nome dell’ex commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloș, a meno che il PNL non accetti di cedere il posto di presidente della Camera dei Deputati a Dan Barna. Al momento, i due partiti di centro-destra sembrano intenzionati ad evitare il coinvolgimento dell’estrema destra nazionalista, escludendo AUR dai colloqui, ai quali ha invece partecipato il partito della minoranza magiara UDMR.
“Il primo round di colloqui è terminato e abbiamo avuto un buono scambio di opinioni. Ma oggi non tutti i termini per la designazione di un nuovo primo ministro sono stati rispettati“, ha commentato il presidente Klaus Iohannis, che ha invitato i tre partiti a riprendere le contrattazioni per la formazione del nuovo esecutivo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog