(Foto di Articolo 21)
Gli intellettuali italiani, con Corrado Augias in prima fila, accendono un faro sulla barbara uccisione del nostro Giulio Regeni e la storia controversa di questa alta onorificenza francese
‘Honneur et patrie’ è il motto che circonda la Marianne della Republique sulla Legion d’honneur, la più alta onorificenza francese: l’asterisco maltese a cinque bracci placcato in oro, ricoperto di pasta di vetro bianca con corona di foglie di alloro e di quercia, è in questi giorni oggetto di riconsiderazione da parte del mondo intellettuale e politico italiano. Con sconcerto si è appresa la decisione di Macron di omaggiare con la preziosa medaglia il generale Al-Sisi, capo di una feroce dittatura militare in Egitto. La crudeltà del suo regime ha – secondo gli osservatori internazionali – portato a rimpiangere il defunto Al-Fara’un Mubarak, che al confronto oggi viene considerato un uomo mite ed equilibrato, destituito nel 2011 in seguito ai moti della piazza Tahrir.
Sebbene l’apparato francese abbia evitato di pubblicizzare la visita e il conferimento della Legion d’honneur ad Al-Sisi, la notizia è divenuta virale grazie al battage dell’informazione egiziana. L’immagine del generale sul tappeto rosso dell’Eliseo, con il più importante riconoscimento onorifico dello Stato francese sul petto, ha provocato in Italia un moto di ribellione e orgoglio da parte – prima tra tutti – di Corrado Augias che, anche in memoria della brutale uccisione di Giulio Regeni, ha riconsegnato la sua Legion d’honneur all’ambasciatore francese a Roma. Ad Augias, che non ci sta a condividere l’onorificenza che fu istituita da Napoleone nel 1802 – quando era primo console – per il riconoscimento di particolari meriti in campo militare e sociale, si sono aggiunti in poche ore Emma Bonino, Giovanna Melandri, Rossana Rummo e Sergio Cofferati.
Il generale Al Sisi, che si presenta come un baluardo contro il terrorismo e l’immigrazione, ha la Francia tra i maggiori fornitori di armi: anche per questo Macron si è affrettato a dichiarare che non sottoporrà al condizionamento della difesa dei diritti umani, i rapporti commerciali con l’Egitto.
La disumanità con la quale le forze militari guidate dal comandante egiziano hanno colpito i dissidenti politici, al momento non è rientrata nelle valutazioni del presidente francese che ha trincerato la causa del conferimento nell’ufficialità della visita di Stato e dell’ordinarietà del protocollo. Ma la storia parla chiaro: non sarebbe stata la prima volta per un ‘capo’ di stato straniero non essere insignito della preziosa onorificenza. Le visite del presidente cinese Xi Jinping e del leader sudafricano Jacob Zuma sono le eccezioni che confermano l’inesistenza della regola e dell’automatismo diplomatico, scevro dalle valutazioni d’opportunità.
Il gesto di dissenso di Corrado Augias ha acceso un faro non solo sulla memoria di Giulio Regeni (e su tutti coloro che hanno subito o stanno subendo atroci trattamenti da parte dei regimi autoritari sparsi per il mondo), ma anche sulla storia talvolta controversa di questa onorificenza. Si scopre così che persino Mussolini, Franco, Ceausescu, Putin, Noriega e Al-Assad risultano tra gli insigniti più discussi e discutibili negli annali della medaglia napoleonica. La predica al ‘napoleone’ che ha piegato la testa dinanzi al nuovo faraone egiziano – senza considerare le sue guerre e le sue morti feroci – per la sola ragion di Stato che è l’economia, si giudicherà dai risultati, non dagli applausi né dai fischi. Per dirla con le parole di rabbia e orgoglio della nostra ‘combattente’ Oriana Fallaci, non si può pretendere di svegliare all’improvviso e solo con un piccolo gesto un paese che dorme.