Meno di due settimane dopo le elezioni, la Romania sembra aver già trovato l’accordo per il prossimo governo. Come previsto, il nuovo esecutivo sarà ancora una volta guidato dal centro-destra, escludendo il Partito Social Democratico (Partidul Social Democrat, PSD), nonostante la formazione guidata da Marcel Ciolacu abbia ottenuto il primo posto alle elezioni del 6 dicembre.
Il 18 dicembre, i leader del Partito Nazionale Liberale (Partidul Național Liberal, PNL), dell’Alleanza 2020 USR PLUS (Alianța 2020 USR PLUS) e dell’Unione Democratica Magiara di Romania (in ungherese: Romániai Magyar Demokrata Szövetség, RMDSZ; in rumeno: Uniunea Democrată Maghiară din România, UDMR) hanno annunciato di aver raggiunto un accordo di coalizione e, come anticipato, hanno proposto come primo ministro il ministro delle finanze Florin Cîțu.
Alla fine, dunque, i partner di governo hanno accettato il candidato del PNL, mentre in precedenza USR PLUS aveva insistito sul nome dell’ex commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloș, uno dei leader del partito. In cambio, USR Plus ha chiesto la presidenza della Camera dei Deputati, con Dan Barna che avrebbe voluto sostituire in questo ruolo il leader socialdemocratico Ciolacu, ma il PNL ha spinto affidare l’incarico all’ex primo ministro Ludovic Orban, mentre USR PLUS otterrà la presidenza del Senato. Il governo avrà inoltre due vice premier, uno proveniente da USR PLUS e uno dal partito della minoranza ungherese UDMR.
Per quanto riguarda la distribuzione degli incarichi ministeriali, il PNL controllerà nove ministeri su diciotto (Ministero degli Affari Esteri, Ministero della Difesa, Ministero delle Finanze, Ministero dell’Interno, Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Energia, Ministero dell’Agricoltura, Ministero del Lavoro e Ministero della Cultura), mentre sei ministeri andranno ad USR PLUS (Ministero della Giustizia, Ministero dei Trasporti, Ministero della Sanità, Ministero della Ricerca, Innovazione e Digitalizzazione e Ministero dell’Economia, Imprenditorialità e Turismo) ed i restanti tre all’UDMR (Ministero dello Sviluppo, Lavori Pubblici e Amministrazione, Ministero dell’Ambiente, delle Acque e delle Foreste e del Ministero della Gioventù e dello Sport).
“Vorrei ringraziare la coalizione di centro-destra per la fiducia che ripone in me“, ha detto Cîțu dopo l’ufficializzazione dell’accordo. “Nei prossimi giorni sarò coinvolto direttamente nella conclusione del programma del governo“. Il futuro primo ministro ha aggiunto che la composizione del nuovo governo sarà resa nota al più presto. “Vogliamo dare rapidamente alla Romania un governo che persegua le riforme volte a modernizzare il paese“, ha aggiunto il leader del PNL, Ludovic Orban.
La nomina di Cîțu, che ha studiato negli Stati Uniti presso il Grinnell College e la Iowa State University, otterrà sicuramente l’approvazione dell’Unione Europea e dei mercati. Prima di entrare in politica, questi era infatti banchiere di investimento presso la divisione rumena dell’istituto olandese ING. Ha inoltre lavorato come economista per la Banca Centrale della Nuova Zelanda e per la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), prima di essere eletto come senatore nel 2016.
Secondo gli analisti, la nomina di Cîțu come primo ministro ha lo scopo di convincere le agenzie di rating a mantenere una buona valutazione per gli investimenti nel Paese, nonostante la recessione economica causata dalla pandemia da Covid-19, che in Romania ha colpito quasi 600.000 persone e causato oltre 14.400 decessi. Inoltre, in molti sospettano che Cîțu, ancora molto inesperto dal punto di vista politico, sarà in realtà diretto dal leader del PNL, Ludovic Orban, che dunque manterrebbe il controllo de facto del governo.
Questa versione troverebbe la propria conferma in quanto accaduto lo scorso febbraio, quando il presidente Klaus Iohannis aveva chiesto proprio a Cîțu di formare un nuovo governo. Il ministro delle finanze si era tuttavia rifiutato, dimostrando di voler restare fedele al premier e leader di partito Orban: “Sono un uomo di partito e cerco di stare dalla parte del partito e del suo presidente nei momenti difficili“, aveva dichiarato in quell’occasione. “Credo fermamente che per avere successo nelle prossime elezioni il presidente del partito debba essere anche primo ministro“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog