Dopo le elezioni venezuelane del 6 dicembre scorso, la vittoria del chavismo e la fine del mandato di Guaidó come presidente della Assemblea, l’Unione Europea intende prendere posizione sul Venezuela entro il 6 gennaio, data di insediamento della nuova Assemblea, ma, a causa delle divisioni interne tra i 27 paesi membri, aspetta di vedere la direzione che prenderà la prossima amministrazione di Joe Biden.
I partner europei hanno di fronte a loro 3 opzioni: la prima è una dichiarazione che continui a considerare Guaidó come presidente ad interim ma questa è impraticabile per l’opposizione di molti paesi non più disposti a riconoscerlo come presidente del Venezuela.
La seconda opzione, prevederebbe il non riconoscimento né di Guaidó, né di Maduro, ma anche questa opzione non sembra praticabile poiché per i governi più fortemente anti Maduro significherebbe mettere sullo stesso piano il governo chavista e l’opposizione.
Resta quindi la terza ipotesi, una formula per sostenere Juan Guaidó senza riconoscerlo come presidente del Venezuela ma ritagliandogli su misura uno status di “ultimo leader legittimamente eletto dell’Assemblea Nazionale”.
L’insistenza nel non riconoscere Maduro da parte della UE, non è legata solo a ragioni politiche ma anche al “furto” di decine di migliaia di milioni di euro che lo Stato venezuelano possiede in conti correnti in Portogalloi come frutto della vendita del petrolio attraverso la propria filiale europea.
Per non parlare dei lingotti d’oro dello Stato venezuelano depositati nella Banca d’Inghilterra a garanzia dei prestiti internazionali dei decenni scorsi.
Se l’Unione Europea dovesse terminare di riconoscere Juan Guaidó come presidente del Venezuela e legittimare le elezioni venezuelane, questi fondi dovrebbero automaticamente tornare in mano del loro legittimo proprietario: il governo del presidente Maduro ed il suo popolo.
Fondi che da tempo il presidente Maduro reclama per poter finanziare le spese mediche contro la pandemia e l’acquisto di cibo e medicinali
La Spagna è uno dei paesi che si sta muovendo per cercare, secondo il ministero degli Affari Esteri, “il massimo consenso possibile” per adottare una posizione comune dal 5 gennaio. Secondo queste fonti, lo scopo è cercare “l’unità” all’interno dell’UE e “inviare un chiaro segnale politico” che contribuisca “agli sforzi del popolo venezuelano nella ricerca di una soluzione”.
Il funzionario ha ammesso la difficoltà di trovare una posizione comune su questo argomento.
Guaidó si è già incontrato in videoconferenza con le principali parti per chiedere che continui ad essere riconosciuto, ma non ha ottenuto risultati concreti.
“L’amministrazione Biden ci consentirà un vero coordinamento con gli Stati Uniti in questa strategia”, ha affermato Javier López, deputato socialista e co-presidente dell’Assemblea parlamentare euro-latinoamericana dimostrando che anche su questo tema di politica internazionale, i governi europei seguono gli ordini impartiti da Washington.
Rete solidarietà rivoluzione bolivariana