“La colpa della crisi è di Assad non delle sanzioni”. Damasco risponde così all’arroganza Usa
Sulla pagina Twitter dell’ambasciata statunitense in Siria, tra l’altro chiusa da quando i due paesi hanno rotto le relazioni diplomatiche, è stato pubblicato un messaggio giovedì scorso, curioso, quanto mai eloquente del cinismo dello Zio Sam nel quale c’era scritto: “La colpa della situazione economica siriana e della crisi umanitaria è della brutale guerra di Assad contro il popolo siriano, non delle sanzioni americane”.
The blame for Syria’s economic situation and humanitarian crisis falls on Assad’s brutal war against the Syrian people, not on U.S. sanctions. Read Special Envoy Rayburn’s statement here: https://t.co/r6ATrfEmAA— U.S. Embassy Syria (@USEmbassySyria) December 30, 2020
La replica di Damasco non si è fatta attendere anche se non era proprio l’obiettivo diretto di questo post su twitter di Washington.
Infatti, la reazione è dovuta al recente rapporto della relatrice Onu, Alena Douhan, la quale ha evidenziato come le misure coercitive statunitensi, le sanzioni, ed in particolare il ‘Caesar Act’, hanno privato i siriani di diritti fondamentali.
Damasco ha comunque risposto alle illazioni statunitensi ricordando che “ora è tempo che l’amministrazione statunitense si assuma la piena responsabilità per la sofferenza dei siriani derivante dal suo sostegno al terrorismo e dall’imposizione di misure coercitive unilaterali che violano il diritto internazionale e privano i siriani di fornire le condizioni. per una vita decente.”
La diplomazia siriana ha ricordato che “i risultati di queste politiche statunitensi sono crimini contro l’umanità, e l’appello del Relatore speciale delle Nazioni Unite dovrebbe essere l’inizio del processo contro l’amministrazione statunitense per i suoi crimini contro i siriani davanti alla corte internazionale competente”, conclude il documento del ministeri degli esteri siriano