Secondo il principio di razionalità ogni azione nasce dall’intenzione di raggiungere un fine. In base a questo assunto – cardine della sociologia moderna – si può effettivamente trovare una spiegazione a tutto. Persino alle posizioni di negazionisti e complottisti di ogni tipo. Il che non significa certo assecondarle. Piuttosto, potrebbe spingere a riflettere sui loro comportamenti.
Raymond Boudon – sociologo francese scomparso nel 2013 e considerato un luminare della materia – ha aggiunto all’idea dell’agire razionale il concetto di credenze. Convinzioni e prese di posizione dettate da fattori cognitivi, preesistenti nella mente di chi agisce, che ne influenzano l’operato.
In pratica, esistono delle ragioni ben precise – assolutamente logiche, pur nella loro assurdità – per le quali alcuni rifiutano l’evidenza scientifica, preferendovi teorie strampalate. Per capire questi motivi bisogna prima individuare quali scopi vuole raggiungere chi crede a improbabili storie sulle scie chimiche o sulle modifiche genetiche indotte tramite i vaccini. Ma, soprattutto, quale insieme di eventi contingenti lo abbiano convinto razionalmente ad abbandonarsi a tali verità alternative.
Per affrontare questa ricerca serve però l’aiuto di chi tratta quotidianamente la psiche umana. Come la psicologa e riabilitatrice psichiatrica Carola Di Taranto, che lavora presso il policlinico di Tor Vergata a Roma.
“Se una persona preferisce il modello strampalato, lo fa sicuramente perché ne è convinta al 100%. Tutto il contorno è solo uno stimolo per trovare a tutti i costi la conferma alle sue convinzioni. Per questo dati e fatti vengono spesso manipolati al fine di farli rientrare nella propria linea di pensiero.
Costruendosi queste certezze tutte proprie, la persona diventa centro di un sistema di credenze che può controllare direttamente. Questo comportamento può scaturire da tanti fattori diversi, come la paura di qualcosa o il bisogno di sentirsi parte attiva in un gruppo. Gli esempi non mancano e spesso i deliri che ne derivano diventano patologici. In una situazione di forte stress si esasperano i propri sospetti verso la realtà con cui si ha a che fare, fino a farli diventare paranoie.
Di base, quello che queste persone pensano è sempre vero e il resto è sempre falso. Questo è il presupposto patologico delle loro certezze. Secondo la classificazione di Karl Jasper (filosofo e psichiatra della prima metà del ‘900, ndr) quello dei complottisti è un delirio bizzarro, caratterizzato cioè, da credenze totalmente non plausibili. Ma si tratta di una rigidità cognitiva incorreggibile. La falsità dei contenuti non è rilevante, perché se ne ha assoluta convinzione. Ciò può essere dettato e alimentato da condizioni di forte pressione psicologica ed emotiva, alle quali non si trova il modo di adattarsi, arrivando persino a negare la realtà per difendersi”.
In aggiunta a ciò si può citare il pensiero del premio Nobel 1992 per l’economia Gary Becker: un’azione è razionale se chi la compie ha la sensazione di ricevere da essa i maggiori benefici possibili. Vale negli affari come nella vita. Infatti, ilcomplottista non èpazzo. Sta solo agendo, inconsciamente, al fine di avvalorare la giustificazione più rassicurante possibile per i fatti che si trova difronte.
Ed è fuorviante – afferma sempre la dott.ssa Di Taranto – etichettare tutto solo come una forma di presunzione, che deriva dall’ignoranza o dallo status in cui si vive. Quelli sono degli elementi contestuali, che contribuiscono e aggravano la situazione. Ma la percezione distorta della realtà è possibile ritrovarla in persone di qualunque rango, estrazione sociale e formazione culturale.
La questione appare, in effetti, molto simile a quella di uno sciamano tribale che fa la danza della pioggia, convinto di risolvere la siccità. Qualora non ottenga il risultato sperato, egli cercherà di trovare quale parte del rituale è andata storta. La sua visione razionale lo porta a pensare che un amuleto non sia stato sfregato a dovere o che un membro della tribù non abbia recitato bene le invocazioni alla divinità. E se qualcuno prova a fargli notare che tutto ciò su cui si basa non ha alcuna validità, non verrà mai creduto. Pur con tutte le prove ed evidenze possibili.
In ogni caso, ciò non giustifica chi, con le peggiori assurdità alimenta la disinformazione e instilla dubbi privi di fondamento tra la gente. Magari esponendola a rischi per la salute. O peggio, fornisce false speranze a chi sta già vivendo realtà traumatiche. La differenza tra lui e lo stregone è che quest’ultimo non delira. Non sta scegliendo di seguire l’idea che la pioggia dipenda dalla benevolenza celeste e non dai cicli convettivi dell’aria. Lui i libri di fisica non li ha mai visti. Un terrapiattista, invece, a scuola ci è andato. Eppure nega ciò che gli è stato dimostrato, perché, in qualche modo, lo disturba o non lo rassicura. Questo rende la sua una condizione patologica.
Infatti, per alcuni soggetti nei quali si manifestano forme più ossessive e maniacali di simili deliri, sarebbero opportuni dei veri e propri percorsi terapeutici. Ma, è bene ribadirlo, non si tratta di pazzia, nel senso di infermità mentale. E, anzi, liquidare esclusivamente col disprezzo quelli che vanno in piazza a scagliarsi contro il 5G, oltre a non essere utile, come visto, per risolvere il problema, espone chi lo fa al rischio di trovarsi in una posizione scomoda. Quella, cioè, di essere additato lui in primis come arrogante presuntuoso, che pensa di avere la verità assoluta.
A ben vedere, per altro, è alquanto stupido insistere nel voler aver ragione in un dibattito dove l’altro interlocutore parte da un piano logico totalmente differente. È come battibeccare con un bambino. In cuor suo lui l’avrà sempre vinta, con una linguaccia o uno specchio riflesso. Non si può combattere l’intransigenza e l’aggressività del complottismo abbassandosi allo stesso livello verbale, fino ad arrivare allo scontro frontale a colpi di post sui social o di zuffe televisive.
Al contrario, seguendo la pre-convinzione che sia utile conoscere il proprio nemico, se la finalità è combattere e stroncare le bufale su presunte cospirazioni mondiali, sembra razionale analizzare più approfonditamente e cercare di comprendere quali radici psicologiche stiano dietro a tali fenomeni sociali. Così, forse, si arriverà a capire quale parte della realtà condiziona così drammaticamente i processi cognitivi di queste persone e perché. Certamente il compito è arduo e non alla portata di chiunque. Ma almeno lo sforzo di non dare spago ai deliri di gillet arancioni e no vax lo possiamo fare tutti.
Di: Tommaso Fefè