L’introduzione dell’Educazione civica è un altro provvedimento imposto alla scuola italiana da politici incompetenti e da dirigenti ministeriali accondiscendenti
La legge numero 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto una nuova disciplina: l’Educazione civica. Il presupposto è l’introduzione di una materia che si occupa di Costituzione, Economia e Cittadinanza digitale. L’obiettivo formativo sarebbe quello di educare i giovani alla legalità. Sono previste 33 ore curriculari in tutte le classi della scuola primaria e secondaria. A prima vista sembrerebbe un ottimo provvedimento, ma così non è.
I ‘nuovi’ obiettivi didattici indicati dalle linee guida del ministero sono già previsti come attività trasversali nelle programmazioni di tutte le discipline curriculari. Inoltre, i contenuti sono unità di apprendimento previste nella didattica di Scienze giuridiche ed economiche. E tanti progetti elaborati dagli insegnanti si occupano di legalità, ambiente e cittadinanza. Allora, perché al Miur hanno deciso di aggiungere una nuova disciplina i cui contenuti sono già previsti dal percorso formativo?
In realtà, l’esigenza curriculare della riforma è fondata solo per i Licei, cioè per gli indirizzi dove questa disciplina non si studia. Nel 2009 l’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini tagliò le ore di Diritto ed Economia politica. Ma, consapevole dell’incongruenza didattica causata dal provvedimento, introdusse Cittadinanza e Costituzione. Lo fece sottraendo un’ora all’insegnamento di Storia. Lo scopo era ridurre i finanziamenti alla scuola pubblica senza intaccare i percorsi formativi.
Nel 2019, il governo ‘Pentaleghista’ ha fatto lo stesso ragionamento. Al ministero dell’Istruzione si rendono conto di questo ‘vuoto’ curriculare, soprattutto nei Licei. Per porvi rimedio hanno introdotto l’Educazione civica. Tutto bene allora? Per niente. La nuova disciplina è stata introdotta per tutte le classi, anche in quelle dove questi argomenti già sono previsti nei programmi delle discipline giuridiche ed economiche. Non solo. Le 33 ore di attività verranno sottratte alle discipline che già fanno parte del percorso formativo, in particole proprio alle materie di Diritto ed Economia.
Insomma, è stata introdotta una nuova disciplina togliendo ore di attività alle altre, è progettata dai docenti ed è a costo zero. Come dire: ‘armiamoci e partite’.
Inoltre, a coordinare l’Uda saranno soprattutto gli insegnanti di Scienze giuridiche ed economiche, i docenti cioè che il Miur dovrebbe assumere per colmare la lacuna curriculare dei Licei. Ovviamente questo costa, quindi meglio farlo ‘a gratis’ con l’Educazione civica. Ancora una volta il problema è economico. Lo Stato italiano finanzia le scuole private violando il dettato costituzionale, mentre continua a risparmiare su quella pubblica.
Un’altra incongruenza della riforma riguarda l’insegnamento di Religione. Non si comprende se i docenti di questa disciplina possano contribuire oppure no a quest’attività. Le linee guida non specificano nulla. Quindi l’insegnante di una materia che sostanzialmente non incide sulla valutazione degli alunni teoricamente può farlo con l’Educazione civica. Poi c’è la questione di coloro che hanno chiesto l’esonero o un’ora alternativa, cosa faranno?
L’unico aspetto positivo del provvedimento è la trasversalità dell’insegnamento. I professori sono costretti a lavorare insieme, cioè ad elaborare in condivisione una unità didattica che è parte integrante del processo formativo. Certo si poteva fare in un altro modo, ma a Roma spesso non si pensa a tutta la scuola italiane, ma solo ai Licei e alle necessità educative delle élite.
Ora, i docenti si stanno adoperando per trovare una soluzione alle incongruenze ‘pratiche’ che il nuovo insegnamento impone. Ed è certo che la maggior parte di essi si comporterà come un buon ‘soldatino’, cioè lavorerà come sempre con professionalità e porrà rimedio all’ennesima improvvisazione legislativa posta in essere da politici incompetenti e non solo.
Fonte miur.gov.it