Lo scorso 10 gennaio si sono svolte in Kazakistan le elezioni legislative per il rinnovamento della composizione del Májilis, la camera bassa dell’ex repubblica sovietica. Composto da 107 seggi, il Májilis è affiancato, all’interno del parlamento di Nur-Sultan (ex Astana), dal Senato, la camera alta, le cui ultime elezioni per suffragio indiretto si sono svolte nello scorso mese di agosto. I 107 seggi della camera bassa sono occupati da 98 membri eletti da un unico collegio elettorale nazionale per rappresentanza proporzionale con soglia di sbarramento al 7% e nove deputati eletti dall’Assemblea del Popolo, un organo scelto dal Presidente.
I risultati, come prevedibile, hanno premiato il partito di governo Nur Otan (“Luce della Patria”) che, secondo i dati comunicati dal vice presidente della Commissione elettorale centrale kazaka Konstantin Petrov, otterrà 76 seggi con un consenso pari al 71,09%. Si tratta chiaramente di una vittoria schiacciante per il partito che egemonizza il governo kazako dal 1999, anno della sua fondazione per mano dell’ex presidente e di fatto uomo forte del paese Nursultan Nazarbaev (in foto). Tuttavia, Nur Otan ha fatto registrare il suo peggior risultato alle elezioni legislative dal 2004, perdendo otto seggi rispetto alla precedente legislatura.
Ad avvantaggiarsi di questo calo sono stati i due principali partiti di opposizione. I liberisti del Partito Democratico «Ak Žol» (“Sentiero Luminoso”) si sono classificati al secondo posto, superando per la prima volta dal 2004 la soglia del 10%: il partito di Azat Peruašev ha infatti raggiunto il 10.95%, eleggendo dodici deputati, cinque in più rispetto a quelli ottenuti nel 2016. In crescita anche i comunisti del Partito Popolare del Kazakistan, il cui leader è Aiqyn Qongyrov. Nato nel 2004 da una scissione del Partito Comunista del Kazakistan, oggi messo al bando, il Partito Popolare del Kazakistan ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre, con il 9.10% e l’elezione di dieci deputati.
Analizzando i risultati elettorali, il Partito Popolare del Kazakistan ha giudicato come “buono” il riscontro ottenuto alle legislative. Secondo quanto si legge sul sito del partito, “L’NPK (acronimo del nome russo del partito, Narodnaja Partija Kazachstana, ndr) ha giustificato la fiducia dei suoi elettori e continuerà a difendere i diritti e gli interessi della gente comune nel più alto organo legislativo del paese”. “Il nostro obiettivo principale è proteggere gli interessi ei diritti dei cittadini comuni. Sosteniamo un Kazakistan socialmente orientato, un sistema economico moderno e la trasparenza del lavoro del governo. È ora di ricordare ai funzionari e alle agenzie governative che devono lavorare per il popolo”, aveva affermato nel corso della campagna elettorale il leader del partito, Qongyrov. “Il Partito Popolare del Kazakistan ritiene che lo stato dovrebbe fornire ai Kazakistan istruzione e medicina gratuite e di alta qualità e non trasformare queste aree in affari. Lo stato dovrebbe passare a un sistema pensionistico solidale e ridurre l’età pensionabile a 60 anni, in modo che le persone che hanno lavorato per il bene del paese possano riposare e non vivere la loro vita mendicando”, aveva concluso l’esponente comunista.
Altri due partiti si sono presentati alle elezioni, ma non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 7%: si tratta del Partito Patriottico Nazional-Democratico «Auyl» (5.29%) e di Adal (3.57%).
Secondo i dati ufficiali, l’affluenza alle urne alle elezioni parlamentari di domenica è stata del 63,1%, un risultato in netto calo rispetto al 77.12% registrato nel 2016, almeno in parte spiegabile con la pandemia da Covid-19 che ha fortemente colpito il Kazakistan. L’ex repubblica sovietica ha infatti registrato quasi 165.000 casi positivi dall’inizio dell’epidemia, contando oltre 2.300 morti su una popolazione che non raggiunge i diciannove milioni di abitanti.
Proprio per fronteggiare l’emergenza pandemica, nel mese di dicembre il presidente del Kazakistan, Qasym-Jomart Toqaev, ha stretto un accordo con il proprio omologo russo, Vladimir Putin, per la produzione del vaccino Sputnik V, che potrà essere prodotto dall’azienda kazaka Karaganda. Lo stabilimento kazako potrà produrre due milioni di dosi del vaccino, con l’obiettivo di iniziare una vaccinazione di massa nella repubblica dell’Asia centrale a partire da febbraio. “I medici, gli insegnanti, gli studenti, le forze dell’ordine, il personale delle istituzioni mediche e sociali, nonché i rappresentanti dei gruppi a rischio con malattie croniche, saranno vaccinati per primi su base volontaria”, secondo quanto affermato dal primo ministro Asqar Mamın.
In contemporanea con le elezioni legislative si sono svolte, per la prima volta nella storia del Kazakistan, anche le elezioni locali con la partecipazione dei partiti politici. In precedenza, infatti, le elezioni regionali e comunali erano apartitiche, ma, nel 2018, il parlamento del Kazakistan ha approvato un disegno di legge che permette di scegliere tutti i consiglieri attraverso una rappresentanza proporzionale di partito. Anche in questo caso, Nur Otan ha fatto la voce grossa, conquistando 2.978 seggi sui 3.662 a disposizione in tutto il paese.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog