La crisi di governo si è alla fine manifestata in tutta la sua portata d’incertezza e di incomprensibilità per i non addetti ai lavori, nel bel mezzo di uno dei momenti più difficili e drammatici per la storia della Repubblica.
di Adriano Manna
Con la conferenza stampa di ieri alla Camera, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni di Bellanova, Bonetti e Ivan Scalfarotto, cioè i due ministri e ed il sottosegretario che rappresentavano la partecipazione del partito renziano nell’esecutivo del Governo Conte II.
Si apre formalmente la crisi, con il Primo ministro che è già andato a riferire da Mattarella, la destra di Meloni e Salvini che invoca un inverosimile ritorno alle urne, mentre PD e M5S rilasciano dichiarazioni di sdegno e forte preoccupazione.
A nulla sono valsi gli appelli di Mattarella, rivolti anche direttamente al leader toscano nell’ultima recentissima udizione perché almeno posticipasse la crisi all’avvio del Recovery Plan. L’ego smisurato di Renzi non poteva attendere.
L’Italia si trova oggi con una crisi politica avviata in una delle fasi più delicate e tragiche della sua storia, con un decreto ristori da approvare con urgenza, uno stato d’emergenza da prorogare fino al prossimo luglio su richiesta del Cts, un piano di utilizzo del Recovery Fund appena approvato dopo un lungo negoziato con l’Unione europea che viene a sapere oggi che il suo interlocutore, cioè l’attuale governo, potrebbe a brevissimo non esistere più.
Una crisi che apparirebbe grottesca se non fosse tragica: le richieste politiche di Renzi, soprattutto quelle riguardanti l’utilizzo del Recovery fund sono state quasi interamente accolte, mentre l’insistenza per attivare il Mes è apparsa talmente pretestuosa da non poter essere accolta nemmeno dai suoi compagni di governo più sensibili alla necessità di ricucire i pezzi di una maggioranza su cui da oltre un mese Italia Viva fa aleggiare l’ombra di una crisi imminente.
L’essenza vera di questa crisi ruota tutta intorno alla testa del primo ministro Conte, vero obbiettivo di Renzi che in cuor suo non avrebbe alcun interesse ad arrivare alle urne che con tutta probabilità decreterebbero la sua scomparsa dalla scena politica.
Il problema ovviamente non è squisitamente di natura personale, ma politico: la vera partita è la gestione dei generosi fondi europei, su cui gli ambienti di cui Italia Viva è terminale politico vogliono poter dire la loro.
Per capire la natura dellos contro, basti leggere le dichiarazioni rilasciate stamattina dal numero uno di Confindustria Bonomi: “Il Recovery Plan varato dal Governo non è adatto a cogliere un’occasione unica”, e ancora invoca “un governo che sappia ascoltare”.
Ora gli scenari ipotizzabili sono diversi, a partire da quello più disgraziato per l’Italia, cioè un ritorno alle urne in piena pandemia (ma con tutta probabilità non se ne parlerebbe comunque prima di giugno).
Una possibile soluzione alternativa la si potrebbe nell’ormai imminente conta in parlamento, dove una compagine di “responsabili”, capitanati dal sempreverde Mastella, potrebbe sostituire i deputati e senatori renziani in uscita. Ma se a Montecitorio l’operazione sembra fattibile, in Senato i numeri sono assai più risicati.
Altra ipotesi sarebbe quella di un governo di unità nazionale, che non contemplerebbe ovviamente la permanenza di Conte alla giuda dell’esecutivo; ma si tratta di un’opzione remota, dal momento che uno dei pochi nomi su cui la gran parte delle forze politiche avrebbe serie difficoltà a non aderire, ovvero quello di Mario Draghi, sembra più una suggestione che un’ipotesi concreta dal momento che il diretto interessato non ha mai dato alcuna disponibilità esplicita.
Cosa accadrà adesso è quindi un rebus di non facile soluzione, ma l’unica certezza è che questo clima di crisi politica arrecherà un grave danno all’Italia, un paese stremato dalla pandemia che vorrebbe solamente provare a ridurre il più possibile gli effetti nefasti della crisi e gettare un minimo di basi per una ripartenza che si spera non tardi troppo ad arrivare. Altro che tornare alle elezioni.