Il settantaseienne Yoweri Museveni ricopre la carica di presidente dell’Uganda dal 1986, anno nel quale il suo Movimento di Resistenza Nazionale (in inglese: National Resistance Movement – NRM; in swahili: Harakati za Upinzani za Kitaifa) emerse vincitore dalla guerra civile ugandese, portando alla destituzione di Milton Obote. Museveni ha mantenuto il potere incontestato fino al 1996, quando furono organizzate le prime elezioni, che tuttavia non hanno mai portato ad un avvicendamento alla presidenza. Ad oggi, Museveni è uno dei presidenti in carica che sono rimasti al potere più a lungo, preceduto in questa classifica solamente da altri due leader africani, Paul Biya, del Camerun, e Teodoro Obiang Nguema, della Guinea Equatoriale, entrambi in carica dal 1982.
Considerate queste premesse, non sorprende il fatto che Museveni sia risultato vincitore delle elezioni presidenziali per la sesta volta consecutiva, in seguito ai risultati dell’election day del 14 gennaio. Secondo i dati disponibili, Museveni si sarebbe imposto con il 58,64% dei consensi, precedendo il deputato ed ex cantante Bobi Wine (all’anagrafe Robert Ssentamu), esponente del partito di centro-sinistra Piattaforma dell’Unità Nazionale (National Unity Platform – NUP), che ha raggiunto il 34,83% delle preferenze. Il NUP ha denunciato le irregolarità del processo elettorale e si è rifiutato di riconoscerne i risultati, soprattutto in seguito all’arresto del leader Bobi Wine, imprigionato lo scorso 18 novembre per presunte violazioni delle norme anti Covid-19.
L’ottenimento della maggioranza assoluta dei consensi da parte di Museveni ha reso inutile l’organizzazione dell’eventuale secondo turno. In questo modo, l’attuale capo di Stato si è garantito un nuovo mandato quinquennale, che gli consentirà di restare al potere fino al 2026, quando cadrà l’anniversario dei quarant’anni dalla sua ascesa alla presidenza. Da notare che, nel 2017, il parlamento ugandese aveva abolito il limite dei 75 anni per i candidati alla presidenza, proprio con il fine di consentire a Museveni di presentarsi nuovamente alle elezioni.
Tornando ai risultati elettorali, al terzo posto delle presidenziali si è classificato Patrick Oboi Amuriat, candidato del Forum per il Cambiamento Democratico (Forum for Democratic Change, FDC), che ha ottenuto il 3,24%, mentre gli altri otto candidati hanno ricevuto consensi inferiori al singolo punto percentuale.
In contemporanea con le elezioni presidenziali si sono svolte anche le elezioni legislative per il rinnovamento del parlamento unicamerale del paese africano. L’emiciclo di Kampala, composto da 529 seggi, sarà ancora una volta dominato dagli esponenti del partito di governo, anche se al momento non sono disponibili dati ufficiali circa la composizione dell’organo legislativo.
Come nel caso dell’arresto di Bobi Wine in occasione di un comizio elettorale che avrebbe rappresentato una violazione delle norme anti Covid-19, la pandemia è stata utilizzata dal governo ugandese come pretesto per limitare l’attività politica dei gruppi di opposizione. “Abbiamo osservato che le restrizioni dovute al Covid-19 sono state gradualmente attuate in modo più rigoroso per ridurre in modo discriminatorio le attività della campagna elettorale dell’opposizione“, ha affermato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Con 46.5 milioni di abitanti, l’Uganda ha fino ad ora registrato oltre 35.000 casi positivi al Covid-19 e solamente 304 morti ufficiali.
Gli ugandesi hanno votato “per l’amore del loro paese, il panafricanismo e la democrazia“, ha detto invece Museveni nelle sue prime dichiarazioni in seguito alla pubblicazione dei risultati.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog