Liliana Segre è sopravvissuta alla Shoah, ha impegnato la sua vita a diffondere la cultura della memoria contro le atrocità di fascismo e nazismo e dal 19 gennaio 2018 è senatrice a vita, su nomina del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha sempre tenuto conferenze nelle scuole di tutta Italia per raccontare quello che è accaduto a lei, alla sua famiglia e a milioni di altre persone uccise nei campi di sterminio. Eppure, come racconta il «Giornale di Brescia», il comune di Adro le ha negato la cittadinanza onoraria.
«La signora Segre non ha mai avuto a che fare con il nostro paese, né noi siamo stati parte della sua storia. Crediamo che la cittadinanza onoraria abbia senso se la città che la concede ha avuto una parte, anche piccola, nel percorso di vita di una persona. Non abbiamo avuto la fortuna di incrociare la storia della signora Segre con la nostra e non avrebbe senso tracciare un legame che non c’è mai stato» – questo quello che ha scritto il sindaco leghista Paolo Rosa in una lettera di risposta all’Anpi di Adro che, a fine ottobre 2020, ne aveva avanzato la richiesta di cittadinanza onoraria.
«La risposta del primo cittadino mi ha stupito perché non mi capacito di come si possa negare a una persona come la signora Segre un riconoscimento simile, che non costa nulla peraltro», commenta Gualtiero Tonoli, rappresentante cittadino dell’associazione dei partigiani. Che aggiunge: «Il rifiuto alla Segre fa ancora più male se si pensa che qualche anno fa il Comune ha intitolato un polo scolastico a Gianfranco Miglio, uno degli ideologi della Lega. E neanche lui aveva mai “incontrato la storia di Adro”! e allora, che differenza c’è con la nostra proposta? Ma soprattutto: come si fa a dire che il fascismo non ha mai “incontrato la storia del nostro paese”?».
Il sindaco Rosa ha dichiarato a «La Stampa»: «I rappresentanti dell’Anpi sono degli sciacalli! Usano la storia della signora Segre per fare polemica. La loro è una polemica pretestuosa» – «Vogliono solo polemizzare con la mia amministrazione. E le altre persone che non hanno avuto la fortuna della Segre di tornare vive dai campi di concentramento?».
Il sindaco, ha dichiarato «nel 2012 abbiamo intitolato una via alle “vittime delle deportazioni”» e conclude «La signora Segre è una senatrice a vita, le serve anche la cittadinanza di Adro?».
D’altronde sarebbe un po’ incoerente dare la cittadinanza ad una sopravvissuta alla Shoah e mantenere quella a Benito Mussolini. Dal 20 maggio 1924 il primo paese bresciano a dare concedere la cittadinanza al Duce fu Coccaglio e nei giorni successivi Bovegno, Capriano del Colle, San Zeno, Milzano, Adro, Barbariga, Bedizzole, Frontignano, Rovato, Salò, Virle Treponti. Tra il 27 maggio e il 7 giugno, Brescia, Manerba, Ghedi, Azzano Mella, Bornato, Provaglio d’Iseo, Soiano del Lago, Trenzano, Brandico e Collio.
Adro fu il sesto paese bresciano a dare la cittadinanza onoraria a Mussolini tuttora valida ed al centro di discussioni politiche, come negli altri municipi coinvolti del bresciano.
Non solo, Adro è un Paese che salì alla ribalta durante questi vent’anni di amministrazioni leghiste per il polo scolastico dedicato a “Gianfranco Miglio”, co-fondatore della Lega Nord; per gli adesivi leghisti tappezzati per la scuola, per le panchine con inciso a laser Il Sole delle Alpi, simbolo scelto nel 1995 dalla Lega come bandiera della Padania; e per aver impedito il diritto alla mensa ai bambini extracomunitari.
Non solo! Nel 2019 nel comune bresciano è stato inaugurato il “Museo del Ricordo”, nato dalla collezione di circa 10 mila cimeli storici e militari della R.S.I, posseduta dall’imprenditore colognese Tullio Gaibotti. Il Museo si trova rigorosamente in “Via Padania 10” ed è frutto di una convenzione che prevede il comodato d’uso gratuito della ex mensa scolastica di Adro, stipulando che tra 25 anni il Museo diventerà comunale.
Vi sono esposti oggetti che rievocano il periodo peggiore della nostra storia quali pugnali, sciabole, bombe a mano e d’aereo, bossoli di proiettili d’artiglieria di vario calibro, divise della R.S.I. e delle S.S. tedesche, mostra fotografie di Mussolini, di studenti universitari con la camicia nera, di saggi ginnici della gioventù italiana del Littorio, di divise di vari reparti dell’esercito fascista, di attestati di merito per prole numerosa ad alcune madri d’Italia ed altro ancora.
“Questo museo è il risultato della sinergia tra il mio gruppo di amici e un’amministrazione che ha saputo cogliere l’importanza di questo museo che ricorda gli eventi, eventi che hanno fatto tante vittime. Grazie al Sindaco e all’amministrazione per aver creduto laddove altri non l’hanno fatto” – questo quello che disse il fondatore del Museo.
Non si capisce quindi perché l’amministrazione comunale non abbia creduto nella cittadinanza “antifascista” a Liliana Segre.