Domenica 24 gennaio si sono tenute in Portogallo le elezioni presidenziali, organizzate nonostante l’acutizzarsi della crisi sanitaria nel paese lusitano. Nel mese di gennaio, infatti, il Portogallo ha fatto registrare i numeri più alti per quanto riguarda morti e contagi da inizio pandemia, risultando come uno dei paesi più colpiti del mondo rispetto alla popolazione complessiva. Nel complesso, il Portogallo ha registrato oltre 636.000 casi positivi e quasi 10.500 morti su poco più di dieci milioni di abitanti.
Risulta dunque facile comprendere il motivo della bassissima affluenza alle urne, pari al 39.5% degli aventi diritto, sebbene neanche nelle precedenti elezioni presidenziali gli elettori avessero mostrato grande entusiasmo. Cinque anni fa, infatti, Marcelo Rebelo de Sousa venne eletto con una partecipazione pari al 48.7%, mentre nel 2011 il dato era stato del 46.5%.
Proprio il capo di Stato uscente ha confermato il suo ruolo di grande favorito per le elezioni, ottenendo il secondo mandato quinquennale con il 60.7% delle preferenze. Esponente del Partito Social Democratico (Partido Social Democrata, PSD), che, a dispetto del nome, si attesta su posizioni liberali di centro-destra, e sostenuto anche dal Centro Democratico Sociale – Partito Popolare (Centro Democrático Social-Partido Popular, CDS-PP), Marcelo Rebelo de Sousa non ha avuto grandi problemi ad affermarsi in contesto, come quello pandemico, nel quale l’elettorato tende a scegliere la stabilità e la continuità.
Chi sperava invece di impensierire maggiormente il presidente in carica è Ana Gomes, ex deputata europea e candidata del Partito Socialista (Partido Socialista, PS), che attualmente controlla il governo con il primo ministro António Costa, in carica dal 2015. Gomes, sostenuta da una serie di forze di centro-sinistra, non è però andata oltre il 12.97%, riuscendo a battere per poco più di un punto percentuale André Ventura, leader del partito nazionalista di estrema destra Chega! (Basta!), che ha raggiunto l’11.90%, decuplicando il riscontro delle europee e delle politiche del 2019.
Il Partito Comunista Portoghese (Partido Comunista Português, PCP), che pure sostiene il governo di Costa, ha deciso di non appoggiare la candidatura di Gomes per proporre invece quella dell’europarlamentare João Ferreira, appoggiato anche dal Partito Ecologista “I Verdi” (Partido Ecologista “Os Verdes”, PEV). Ferreira ha ottenuto il 4.32% delle preferenze, vincendo la sfida di sinistra con Marisa Matias, candidata del Blocco di Sinistra (Bloco de Esquerda, BE) e del Movimento Alternativa Socialista (Movimento Alternativa Socialista, MAS), che ha chiuso con il 3,95%.
Gli ultimi due candidati a queste elezioni presidenziali erano Tiago Mayan Gonçalves, che ha ottenuto il 3,22% dei consensi in rappresentanza di Iniziativa Liberale (Iniciativa Liberal), e Vitorino Silva, fanalino di coda il 2,94% delle preferenze per la lista ecologista ed europeista di Reagire-Includere-Riciclare (Reagir–Incluir–Reciclar, R.I.R.).
Il riscontro dei comunisti portoghesi è stato probabilmente inferiore alle attese, anche per via della scarsa affluenza alle urne e della concorrenza con la candidatura di Marisa Matias. “Saremo ancora più fermi e impegnati nella difesa della democrazia, più determinati a combattere e sconfiggere i progetti antidemocratici e contrari alla Costituzione“, ha affermato il candidato comunista Ferreira dopo la pubblicazione dei risultati. A sostegno di Ferreira è intervenuto anche il leader del PCP, Jerónimo de Sousa, che ha anche parlato della prosecuzione dell’esperienza di governo insieme ai socialisti: “Il governo ha davvero bisogno di continuare a fare cose concrete, perché se non lo fa, allora sì, inizieranno a emergere voci che porteranno al suo stesso licenziamento, alla sua sostituzione. E, quindi, possiamo accusare il signor Ventura o un altro gentiluomo liberale di quello che si dice, ma è la mancata risoluzione dei problemi economici e sociali del nostro Paese che può determinare la durata e il futuro dell’attuale governo e di altri che potrebbero venire“, ha affermato.
Altri hanno invece fatto notare come parte dell’elettorato tradizionalmente di sinistra si sarebbe rivolto al candidato di destra André Ventura, che ha ottenuto un risultato senza precedenti per una lista nazionalista dalla fine della dittatura salazarista. Ventura ha usato toni molto duri nei confronti dei socialisti attualmente al governo, definiti come “la sinistra più mediocre”, ed ha inoltre lanciato un appello al PSD per la formazione di un prossimo governo di destra alla guida del paese: “Oggi è diventato chiaro in Portogallo e per l’Europa e il mondo che non ci sarà nessun governo in Portogallo senza che Chega ne sia una parte fondamentale. Non si torna indietro. PSD, ascolta bene, non ci sarà nessun governo in Portogallo senza Chega!”, ha inveito.
La vigilia delle elezioni portoghesi è stata segnata anche dalla morte di un grande protagonista delle politica lusitana, Carlos Antunes, vittima proprio del Covid-19. Nato nel 1938 nel villaggio di São Pedro, si iscrisse sin da giovane al Partito Comunista, che allora agiva clandestinamente sotto la dittatura di António de Oliveira Salazar. Nel 1968, quando Salazar cedette il potere a Marcello Caetano, Antunes creò un primo nucleo che darà origine alle Brigate Rivoluzionarie, un’organizzazione paramilitare che combatté contro la dittatura tra il 1969 ed il 1974.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Giulio Chinappi – World Politics Blog