Bene ha fatto il governo a trasformare in revoca la sospensione delle licenze per la fornitura di bombe e munizionamento pesante ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, tra i principali responsabili dei crimini di guerra perpetrati nel martoriato Yemen. Si tratta di un’importante vittoria della mobilitazione pacifista.
Ora il governo dia coerente seguito a questa iniziativa convocando subito un tavolo di discussione con le parti sociali (proprietà, lavoratori, enti locali, comitati) interessate dalle attività dello stabilimento RWM dove queste bombe vengono prodotte. Si affronti senza indugio un ragionamento sulla possibilità di conversione ad usi pacifici diversi da quelli in essere che vada a beneficio dell’occupazione e del territorio.
Ricordiamo che lo stabilimento RWM di Domusnovas è controllato dalla multinazionale tedesca Rheinmetall. Il quartier generale della RWM s.p.a si trova a Ghedi, lo stesso angolo di territorio dove vengono custodite testate atomiche statunitensi presso una base dell’aeronautica italiana in fase di ampliamento per fare spazio agli F-35 acquistati dal nostro Paese e per sostituire i Tornado nell’addestramento al bombardamento nucleare.
La revoca governativa delle licenze per la fornitura di materiale militare, che finalmente utilizza anziché eludere la legge 185/90, non sia una iniziativa isolata bensì l’inizio di un generale ravvedimento della politica estera (e militare) del nostro Paese.
L’Italia firmi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari (TPAN), esca dal programma Nuclear sharing della Nato restituendo agli Stati Uniti le testate nucleari custodite a Ghedi ed Aviano, rinunci all’acquisto degli F35 e rinunci ad addestrare i propri piloti al bombardamento nucleare.
Ricordiamo inoltre che Giulio Regeni attende ancora giustizia, Patrick Zaki e centinaia di attivisti sono seppelliti nelle carceri egiziane mentre le “nostre” Fincantieri e Leonardo stanno facendo affari d’oro col governo egiziano peraltro coinvolto, al fianco delle monarchie del Golfo, nella guerra in Yemen.
La legge 185/90 al momento è purtroppo un “colabrodo” che consente di adoperare due pesi e due misure a seconda degli interessi in gioco. Sull’onda di questo storico e positivo “precedente” di revoca invitiamo comitati, associazioni, forze sindacali ad esigere dal Parlamento una revisione in senso più restrittivo e vincolante di questa legge per sottrarla dalla discrezionalità degli esecutivi e renderla realmente operativa.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Gregorio Piccin responsabile pace
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea