- Antonio Di Siena
Poco meno di quindici anni fa, prima che la mannaia della Troika si abbattesse sul popolo, in Grecia il tasso di suicidi era fra i più bassi del mondo: 2,8 ogni 100mila abitanti. Un dato che, nel solo biennio immediatamente successivo al primo memorandum, subisce un incremento del 80% (5 decessi ogni 100mila abitanti) per poi impennarsi drammaticamente – in coincidenza dell’inasprirsi delle politiche di austerità – fino a 10 suicidi ogni 100mila abitanti nel 2014. Nel solo quinquennio 2010-15, in Grecia, si piangono tremila suicidi accertati. Seicento morti all’anno – quasi due al giorno – su una popolazione complessiva di poco superiore a quella della Lombardia. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di cittadini greci maschi, di età compresa fra 50 e 59 anni, quasi tutti disoccupati. Persone definitivamente tagliate fuori dal mercato del lavoro che, in concomitanza con l’aumento dell’età pensionabile, si ritrovano senza soldi e senza fonti di sostentamento per le loro famiglie. Un dato sconvolgente che, come riporto dettagliatamente in “Memorandum, una moderna tragedia greca”, se sommato all’aumento della mortalità infantile e di quella generale (+14%), mostra la cifra dell’immane tragedia vissuta dai greci.
Un agghiacciate e insensato dramma della modernità che si è consumato quotidianamente sotto i nostri occhi, in nome dei conti pubblici, del rigore e del rispetto di assurdi parametri contabili. Regole che hanno annichilito decine di migliaia di persone, private per sempre di qualunque prospettiva di mera sopravvivenza. Non semplici catastrofi familiari, ma veri e propri omicidi di Stato. Il giorno in cui istituiremo la Giornata del Ricordo per le vittime dell’austerità, delle banche, del libero mercato e dell’Europa unita, forse, diventeremo una società veramente civile e in pace con sé stessa.