C’è da essere piacevolmente colpito dalla solidarietà giunta alla Meloni in queste ore da parte di partiti politici a lei avversi, ANPI e giornali orientati a sinistra, e dalla ferma condanna di questi per gli insulti da lei subiti da parte di un professore universitario.
Poteva sembrare un gesto scontato, ma non deve essere sottovalutato: viviamo da anni lo sdoganamento a livello politico di una misoginia neanche più tanto strisciante, con leader di primo piano che sono arrivati a fare gesti gravissimi nei confronti di donne che non la pensavano come loro: vi ricordate la bambola gonfiabile mostrata sul palco da Salvini per deridere la Boldrini, oppure gli insulti a Rosy Bindi da parte di Berlusconi e Castelli? (“più bella che intelligente” disse il primo, “l’uomo giusto al posto giusto” disse invece il ministro leghista). Ricordiamo le risate da sotto il palco, le continue allusioni a quegli stereotipi alimentate nelle settimane successive dalle testate giornalistiche di quell’area politica.
Oggi qualcuno avrebbe potuto dire che tutto sommato si trattava dell’idiozia di un singolo cittadino e non di un leader politico. Qualcuno avrebbe potuto sminuire l’episodio, sminuendolo semplicemente con la giustificazione che sono anni che la destra offende e lascia offendere le donne di sinistra.
Invece è fondamentale tenere alto un argine a questa barbarie, è necessario ripulire il linguaggio epurando il dibattito politico, anche acceso quando serve, da elementi misogini che nulla hanno a che vedere con l’oggetto della discussione.
Così magari, un giorno, quando un Salvini qualsiasi mostrerà ridendo una bambola gonfiabile di Boldrini dal palco, sarà qualcuno dalla platea, oppure un suo collaboratore ad entrare in scena, strappargliela dalle mani e dirgli una semplice parola: vergognati.