I mesi della pandemia hanno lasciato in eredità una lezione: difficile negare che, nell’emergenza, il ruolo del pubblico sia stato fondamentale. Non solo è stata riscoperta l’importanza della sanità pubblica, a lungo bersaglio di politiche di privatizzazione e smembramento, ma anche di strumenti di assistenza e sostegno alle imprese, senza i quali molti attori economici avrebbero faticato, in questa crisi, a sopravvivere. In questo quadro, la sfida, oggi, è mettere di nuovo la ‘cosa pubblica’ al centro della gestione delle ingenti risorse che arriveranno dall’Europa grazie al Recovery Fund. Puntare sullo Stato e sul pubblico è il primo indispensabile investimento dell’Italia futura. E dunque, come declinare l’idea di ripresa? Se lo chiedono i giornalisti Altero Frigerio e Roberta Lisi nel volume edito da Donzelli, con prefazione di Enrico Giovannini, “Pubblico è meglio, La via maestra per ricostruire l’Italia”, in uscita il 18 febbraio, una riflessione a più voci con Gaetano Azzariti (pubblico e privato nella Costituzione); Paolo Berdini (Urbanistica); Rosy Bindi (Salute bene comune); Massimo Bray (Scuola e istruzione); Monica Di Sisto (Globalizzazione e pandemia); Anna Donati (Mobilità); Gianna Fracassi (Lavoro); Maria Cecilia Guerra (Politiche di genere); Matteo Leonardi (Decarbonizzazione); Andrea Roventini (Stato innovatore e politiche industriali); Alessandro Santoro (Fisco); Salvatore Settis (Cultura e ricerca); Vincenzo Vita (Digitale e Tlc): “Siamo a un passaggio storico determinante per il futuro del Paese”, spiegano gli autori. “Questi fondi possono essere spesi per rimediare ai guasti del nostro sistema sociale e produttivo, oppure possono essere l’occasione per cambiare tutto, decidendo che di questa seconda ricostruzione dell’Italia deve farsi carico in primo luogo il sistema pubblico, lo Stato nel senso più largo possibile del termine. È dalla cultura alla scuola che occorre ripartire, dalla ricerca e dal lavoro, dalla mobilità allo sviluppo industriale, passando per la sanità, la politica energetica e le telecomunicazioni, con un punto vista originale sulle politiche di genere e la globalizzazione ai tempi del Covid-19”.
Red.