L’ultima notizia è che AstraZeneca ha annunciato un taglio del 50% delle forniture dei suoi vaccini anti-covid per il primo trimestre, a causa di problemi di produzione.
Quest’annuncio segue quelli del taglio del 30% alle forniture da parte di Pfizer e del 20% da parte di Moderna, mettendo così in seria difficoltà la campagna vaccinale nel nostro paese.
Rimane un mistero il perché l’Italia, e più in generale tutta l’Unione europea, non stia prendendo nemmeno in considerazione l’idea di rivolgersi a russi, cinesi e, soprattutto, cubani per integrare con i loro vaccini le forniture mancanti a causa degli impegni disattesi dalle multinazionali farmaceutiche.
La questione, probabilmente, ha una logica squisitamente geopolitica, ma a tal riguardo un modello per raggiungere l’autonomia nella produzione vaccinale ce lo propone non una grande superpotenza, ma la piccola isola comunista di Cuba, come sottolineato da Gino Strada:“Cuba produce l’unico vaccino anticovid pubblico, ovvero finanziato, sviluppato e prodotto interamente dallo stato, diventando l’unica nazione autonoma da questo punto di vista in tutto il mondo.Inoltre si prepara a distribuire entro sei mesi cento milioni di dosi ai paesi che non hanno le risorse per procurarselo, avviando la più colossale campagna di solidarietà internazionale della storia dell’umanità.Bizzarro che proprio un “paese comunista”, con tutti i limiti e le contraddizioni da superare, sia lo stato più evoluto del mondo.”
E ma i comunisti mangiano i bambini. Apparte gli scherzi la sanità cubana è un modello da espandere in tutto il mondo e spero vivamente che questa pandemia ci abbia insegnato che la salute non può essere gestita da privati.