La vicenda politica di Nicola Zingaretti è un ricorso storico quasi inevitabile. La Sinistra italiana paga ancora una volta per la sua generosità
Quando il nostro Paese è sull’orlo del baratro la Sinistra, chiamata alla guida del Governo, non si è mai tirata indietro. È successo tante volte.
La rinascita dell’Italia dopo il Ventennio fascista ed il dramma della guerra non poteva avvenire senza il sostegno dei comunisti e dei socialisti, ma nel 1948 a vincere le elezioni furono le forze moderate.
Lo fece Enrico Berlinguer nel 1976 con il compromesso storico. Tre anni prima in Cile i militari erano andati al potere con un colpo di Stato. Lo stesso era avvenuto in Grecia nel 1967. Analoga sorte in tanti altri Paesi soprattutto del centro e del sud America. Lo scopo era impedire alle forze di Sinistra di accedere al governo dei loro paesi. In Italia sono gli anni della strategia della tensione e del terrorismo. Il PCI non poteva sottrarsi al Governo di solidarietà nazionale, ma fu il solo partito che nel decennio successivo ne pagò le conseguenze elettorali.
Nel 1992 eravamo in piena crisi finanziaria. Lo scoppio di Tangentopoli era inevitabile. Il fenomeno corruttivo cresciuto a dismisura negli anni Ottanta non era più sostenibile per le casse dello Stato. Il sostegno dei partiti di Sinistra fu necessario ancora una volta.
I sacrifici fatti per entrare nell’Euro alla fine degli anni Novanta costarono le dimissioni da Presidente del Consiglio a Romano Prodi ed a seguire a Massimo D’Alema.
Il sostegno del Partito democratico di Pierluigi Bersani al governo tecnico di Mario Monti dopo i disastri del berlusconismo è stato il principale motivo della mancata vittoria del Centrosinistra alle elezioni del 2013.
Ora, dopo due anni di lotta alla pandemia e di una complicata condivisione con Italia Viva ed il M5s, l’appoggio al governo tecnico/politico di Mario Draghi. La parte più complicata dell’epidemia è alle nostre spalle ed occorre spendere gli oltre 200 miliardi del Recovery plan. Non c’è più bisogno della Sinistra.
La vicenda politica di Nicola Zingaretti sembra un ricorso storico quasi inevitabile.
I partiti progressisti fanno ‘il lavoro sporco’ quando le cose non vanno bene o sono impopolari, ma poi a trarne vantaggio sono quelli di centro e di destra. La serietà in politica non paga. I leader che hanno senso delle istituzioni e si limitano a guardare al futuro del Paese prendendo decisioni difficili poi ne pagano le conseguenze.
È una questione di senso del dovere. Caratteristica ineludibile nella personalità dei grandi leader dei partiti di Sinistra. Prima gli interessi del Paese, poi quelle di partito, ripeteva spesso Pier Luigi Bersani quando era segretario del Pd. Il senso della comunità viene prima di quello di parte. È un principio tipico del popolo di Sinistra, ma è anche una delle principali ragioni della perdita di consensi tra i lavoratori. Perché si sa quando c’è una crisi a pagarne i costi sono le categorie più deboli, proprio quelle che i progressisti dovrebbero rappresentare.
È anche un fatto culturale.
La pecora che si affida al lupo non fa un buon affare, mai, ma, nonostante ciò, ripete sempre lo stesso errore, chissà perché.