Tra il 15 ed il 17 marzo i cittadini dei Paesi Bassi sono stati chiamati alle urne per rinnovare la composizione della Seconda Camera degli Stati Generali (Tweede Kamer der Staten-Generaal), la camera bassa del parlamento olandese. L’allocazione dei seggi, secondo la legge elettorale, avviene con sistema proporzionale a metodo D’Hondt, con una soglia di sbarramento effettiva pari allo 0.67%. L’affluenza registrata è stata pari all’81%, un dato elevato nonostante la pandemia da Covid-19.
Ad uscire vincitore dal confronto elettorale è stato il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, VVD), il partito del primo ministro Mark Rutte, che ha confermato la propria posizione di forza politica più votata del Paese. Il VVD ha ulteriormente ampliato la propria rappresentanza parlamentare, passando da 33 a 35, ma dovrà naturalmente formare una coalizione per riuscire ad ottenere la maggioranza assoluta, pari a 76 dei 150 seggi che compongono l’emiciclo de L’Aia.
Anche la seconda forza di governo, il partito social-liberista Democratici 66 (Democraten 66, D66) ha ottenuto un riscontro positivo, divenendo la seconda forza del Paese con 23 seggi, quattro in più della precedente legislatura. Il partito di Sigrid Kaag, attuale ministro del Commercio Estero, supera in questo modo la formazione di estrema destra guidata da Geert Wilders, il Partito per la Libertà (Partij voor de Vrijheid, PVV), che invece subisce un leggero calo, passando da 20 a 17 rappresentanti.
Tra le altre forze di governo, l’unica ad ottenere un riscontro negativo è l’Appello Cristiano-Democratico (Christen-Democratisch Appèl, CDA), il partito centrista che fa capo al ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra. CDA passa infatti da 19 a 15 scranni, mentre l’Unione Cristiana (ChristenUnie, CU) conferma i propri cinque deputati.
Le forze di centro-sinistra restano ancora una volta distanti dalla possibilità di ottenere la guida di un Paese interamente votato al neoliberismo. Il Partito Laburista (Partij van de Arbeid, PvdA), che in passato ha persino sostenuto Rutte nel corso del suo secondo governo, conferma i propri nove seggi, stesso numero dei deputati eletti dal più radicale Partito Socialista (Socialistische Partij, SP), erede del Partito Comunista dei Paesi Bassi/Marxista-Leninista (Kommunistiese Partij Nederland/Marxisties-Leninisties, KPN/ML).
Sorprende negativamente anche il calo della Sinistra Verde (GroenLinks), che dopo l’exploit del 2017, quando aveva conquistato 14 seggi, questa volta deve accontentarsi di otto rappresentanti. Ottiene sei seggi, invece, il Partito degli Animali (Partij voor de Dieren, PvdD), che aumenta la propria rappresentanza di una unità. Questa volta, a realizzare l’exploit è stato un partito populista di destra, il Forum per la Democrazia (Forum voor Democratie, FvD), che ha eletto otto deputati, con un incremento di sei. In tutto, sono 17 i partiti che sono riusciti ad eleggere almeno un deputato.
“Gli elettori dei Paesi Bassi hanno dato al mio partito uno schiacciante voto di fiducia“, ha dichiarato il primo ministro Mark Rutte dopo la pubblicazione degli exit poll. “Ovviamente la questione principale sul tavolo anche per i prossimi anni è come ricostruire il paese andando avanti dopo la corona“, ha aggiunto il capo del governo, che dovrebbe ottenere un quarto mandato consecutivo alla guida dell’esecutivo olandese, confermandosi come terzo leader di governo più longevo tra quelli attualmente in carica nell’Unione Europea, dopo la tedesca Angela Merkel e l’ungherese Viktor Orbán.
“Penso che tutti vogliano un nuovo governo il più rapidamente possibile. Siamo nel mezzo di una crisi molto grave e faremo del nostro meglio“, ha dichiarato ancora il premier, lanciando le contrattazioni per la formazione del nuovo esecutivo. Rutte ha escluso la possibilità di stipulare un accordo con le forze dell’estrema destra, il PVV di Geert Wilders e il FvD di Thierry Baudet, che in questi mesi si è anche fatto notare come negazionista del Covid-19. Il primo ministro in carica ha invece affermato che il CDA del ministro delle Finanze Wopke Hoekstra sarebbe di nuovo un “partner naturale“. Con ogni probabilità, il prossimo esecutivo avrà una composizione molto simile a quello attuale. Tuttavia, Rutte potrebbe decidere di trattare con altri partiti per assicurarsi una maggioranza più solida ed assicurarsi la maggioranza anche al Senato, la camera alta che viene eletta in maniera indiretta.
Secondo alcuni analisti, la crescita di D66 potrebbe anche modificare la posizione del governo Rutte su alcune tematiche. La leader di questa formazione, Sigrid Kaag, è infatti favorevole ad una linea più conciliante nei confronti dei Paesi del sud Europa, rispetto alla posizione “frugale” voluta da Rutte e Hoekstra. La stessa Kaag ha scritto sui propri social network di aspettarsi che la politica del governo diventi notevolmente “più progressista, più equa e più verde” rispetto agli ultimi quattro anni.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog