Si avvicina un momento decisivo per la vita politica dell’Ecuador e di tutta l’America meridionale, quello della sfida decisiva per la conquista della presidenza del Paese andino. Il prossimo 11 aprile, infatti, il candidato correista Andrés Arauz e quello liberista Guillermo Lasso si sfideranno per prendere il posto del fallimentare Lenín Moreno. Le elezioni ecuadoregne, inoltre, avranno un importante impatto anche nel resto del continente, in quanto una vittoria di Arauz rappresenterebbe una nuova “reconquista” per il fronte progressista sudamericano, dopo quelle di Argentina e Bolivia. Il candidato di sinistra, sostenuto anche dall’ex presidente Rafael Correa, partirà in vantaggio grazie al riscontro ottenuto al primo turno.
In vista della scadenza dell’11 aprile, i due candidati alla massima carica sono stati protagonisti di un dibattito televisivo di un’ora e mezza, svoltosi nella serata di domenica 21 marzo.
Nel corso della prima parte del dibattito, dedicato alla tematica “economia e occupazione”, Arauz ha sottolineato che la profonda crisi ha dimostrato che il paese ha bisogno di produzione, lavoro e liquidità per lo sviluppo del Paese: “Metteremo dollari nelle tasche delle famiglie”, ha dichiarato, facendo riferimento al dibattito sulla dollarizzazione dell’economia nazionale. “Manterremo i dollari nel Paese e porteremo quelli che i banchieri mettono sui conti offshore a Panama“, ha aggiunto ancora il candidato della coalizione Unión por la Esperanza (UNES).
La seconda parte del dibattito ha affrontato un argomento particolarmente delicato visto l’attuale contesto mondiale: “Salute, vaccinazione, sicurezza sociale e alimentazione infantile”. Arauz ha affermato che, sotto la sua gestione, la salute sarà un diritto garantito con forniture di medicinali, reintegrazione di professionisti e politiche sanitarie preventive: “Non vogliamo un’assistenza sanitaria privatizzata o che i pazienti diventino clienti“, ha detto. “Proponiamo una vaccinazione universale e gratuita. Dobbiamo reintegrare il personale medico licenziato dal governo. La salute è un diritto e non un privilegio“, ha aggiunto ancora Arauz.
In effetti, la tendenza alla privatizzazione del sistema sanitario e l’abbandono del settore pubblico da parte del governo Moreno hanno portato l’Ecuador ad essere uno dei Paesi che maggiormente ha subito l’impatto del Covid-19 nel continente latinoamericano. Il bilancio ufficiale parla di oltre 312.000 casi positivi e di 16.451 morti su una popolazione di 17.8 milioni di persone, ma i dati reali potrebbero essere di gran lunga peggiori.
Il governo in carica ha compiuto le peggiori nefandezze nel corso della pandemia, ed ulteriori scandali stanno emergendo proprio in queste ore. Il processo di vaccinazione nel Paese è stato messo in discussione a causa del numero insufficiente di dosi che sono state ricevute, ma soprattutto in quanto il presidente Lenín Moreno, sua moglie e la sua cerchia di funzionari avrebbero “saltato” la fila, facendosi vaccinare prima dei gruppi individuati come prioritari dallo stesso governo. Tra i privilegiati vi sarebbe anche il ministro della Difesa, Oswaldo Jarrín.
Tale situazione ha portato alle dimissioni in sequenza di ben due ministri della Sanità in meno di un mese. Il primo a rinunciare era stato Juan Carlos Zevallos, il quale, in seguito all’esplosione dello scandalo detto “Vacunados Gold” (“Vaccinati d’oro”), ha ammesso che sua madre, 87 anni, e “diversi” suoi parenti erano stati vaccinati contro il coronavirus con le prime dosi ricevute dall’Ecuador. Pochi giorni fa, ha rinunciato all’incarico anche il suo successore Rodolfo Farfán, il quale ha invocato “motivi personali”, anche se le sue dimissioni sono curiosamente arrivate subito dopo la diffusione della notizia della vaccinazione del presidente Moreno e delle altre persone menzionate in precedenza.
Tornando alla sfida tra i due candidati alla presidenza, nella sezione dedicata a “democrazia e istituzioni statali”, Arauz ha indicato che la base per rafforzare la democrazia in Ecuador è garantire l’articolo 1 della Costituzione, che si riferisce alla costruzione di uno Stato partecipativo, garante del diritto, equo, multinazionale e multiculturale. Il candidato progressista ha parlato di un miglioramento nel funzionamento del settore giudiziario, di trasparenza e di sradicamento della corruzione pubblica e privata.
Il dibattito su “istruzione, sviluppo umano e tecnologia” ha visto entrambi i candidati affermare di voler finanziare le borse di studio nel Paese, ma Arauz ha accusato Lasso di provenire da un partito che si è opposto al rifinanziamento dell’istruzione pubblica in Ecuador. La proposta di UNES risulta infatti molto più inclusiva ed attenta ai bisogni delle classi sociali meno abbienti. Lasso ha dichiarato di voler combattere l’abbandono scolastico e di voler implementare programmi che garantiscano la sicurezza alimentare degli studenti.
L’ultima parte del confronto tra i due candidati è stata dedicata a “relazioni internazionali, mobilità umana e sviluppo sostenibile”. “Dobbiamo stabilire accordi internazionali con equità. Ci sono due modelli qui: il primo che cerca di generare lavoro in Ecuador e l’altro che cerca di esportare capitali a Panama e Miami“, ha accusato veementemente Arauz. Il candidato di sinistra ha anche promesso “una politica petrolifera responsabile per l’ambiente“. Al contrario, Lasso ha promesso accordi di libero scambio con le principali potenze del mondo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog