di Elena Papadia – Ass. Bianca Guidetti Serra (*)

Giovedì scorso è stata resa nota la sentenza di primo grado nel processo che vedeva implicati più di cento attivisti No TAP , con condanne che vanno dai 3 mesi ai 3 anni e svariate migliaia di euro di risarcimenti da discutere in separata sede. Il giudice ha deciso quasi di raddoppiare le richieste di condanna del Pubblico Ministero. 

Nel confermare la nostra solidarietà al movimento, proponiamo la lettura del dossier  “Difendere i difensori dei diritti della Terra: un dossier sull’esperienza giudiziaria dei movimenti salentini”, redatto nel 2018 dall’Avv. Elena Papadia nell’ambito di un lavoro collettivo promosso nel 2018 dall’Associazione Bianca Guidetti Serra, a cui hanno partecipato il prof. Michele Carducci (UniSalento), Francesco Martone (Rete In Difesa di) e i legali di riferimento degli attivisti.Il dossier, oltre ad una panoramica generale sulle vertenze ambientali del territorio salentino, approfondisce i temi della criminalizzazione dei movimenti di difesa della terra, con particolare riferimento al “Popolo degli ulivi” e al Movimento No TAP.
Contiene una ricostruzione cronologica dell’escalation repressiva citando i casi giudiziari più significativi e le violazioni perpetrate a danno degli attivisti nel loro status di Human Rights Defenders, anche sulla base delle Linee Guida OSCE.

Pubblichiamo, di seguito, l’introduzione al paragrafo sul Movimento NO TAP, rimandando per l’approfondimento dei casi specifici, alla lettura del dossier.

(*) Tratto da ECOR.Network.


Difendere i difensori dei diritti della Terra: un dossier sull’esperienza giudiziaria dei movimenti salentini
Elena Papadia
Associazione Bianca Guidetti Serra, 2018 – 57 pp.

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Il contrasto al gasdotto TAP in Salento: un’esperienza paradigmatica di attivismo tra repressione sistematica e accanimento giudiziario

In un panorama salentino di emergenze ambientali, di attivismo ecologista, di diritti umani violati – dal diritto alla salute, alla vita, ad un ambiente salubre al diritto di riunione, di libera espressione di opinione e di dissenso, di accesso alle procedure amministrative, soprattutto quando relative a progetti, opere, attività impattanti per l’ambiente1, in un contesto di compressione di spazi di partecipazione democratica e di libertà, di netto ostruzionismo e prepotenza istituzionale rispetto al diritto della cittadinanza attiva a prender parte, conoscere, accedere a procedure e procedimenti burocratici che di fatto incidono sul loro presente e sul futuro delle generazioni a venire, di sistematica indifferenza rispetto alle istanze della popolazione locale, di intolleranza rispetto al dissenso, anche quando pacifico, si colloca, ed anzi si impone, per ricchezza di contenuti, sfumature, aspetti tecnici e giuridici, l’opposizione locale alla realizzazione del Gasdotto TAP.

Il dissenso maturato nei confronti dell’infrastruttura si fonda sul fumoso iter di rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte del Ministero dell’Ambiente Italiano, sulla mancata applicazione della Normativa Seveso di prevenzione di incidenti industriali rilevanti, sulla inosservanza degli Accordi di Parigi in materia di progressivo abbandono dello sfruttamento di fonti fossili, sul legame tra l’infrastruttura e il regime dittatoriale azero, sulle modalità d’azione della Multinazionale che ha eluso di acquisire il parere preventivo delle popolazioni locali, assolutamente contrarie alla realizzazione dell’opera in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e di grande pregio storico e naturistico. Si fonda, in generale, sulla consapevolezza di come il bene pubblico, il bene comune, venga gestito in maniera privatistica, creando impoverimento e disuguaglianze.
L’eterogeneità delle fattispecie ravvisabili in termini di accanimento giudiziario, di demonizzazione e diffamazione degli attivisti, di gravi violazioni di diritti e libertà tutelati a tutti i livelli, nazionali ed internazionali, perpetrate nei confronti di tutti coloro che, appartenenti o meno al c.d. Movimento NOTAP, hanno preso parte a questa lotta, richiede, per esigenza di sintesi, di sorvolare in questa sede su tutte le illegittimità, le violazioni di legge, le gravi omissioni compiute dal consorzio TAP, dai Ministeri nazionali, dagli Organi di Governo locali e nazionali, dagli Enti e dagli organi di controllo, Banche, Istituti ed Organismi nazionali e internazionali di finanziamento dell’infrastruttura, nelle procedure di rilascio di autorizzazioni, di perizie, di valutazioni di conformità del progetto a normative interne ed internazionali, di analisi sull’impatto ambientale e sul rischio per l’incolumità delle popolazioni locali, sulla vocazione sociale ed economica delle popolazioni locali, sui modelli di sviluppo scelti dalle comunità autoctone in lotta, sulla volontà delle stesse di ospitare o meno l’opera senza subire rappresaglie di alcun tipo.
Basti qui ribadire che tutto quanto testé esposto è stato ed è oggetto di innumerevoli esposti, denunce e ricorsi alle Autorità Giudiziarie competenti in materia amministrativa e penale, da parte di associazioni, comitati, privati cittadini e che parte di tali denunce non ha ancora ed inspiegabilmente ricevuto risposta o riscontro da parte della Magistratura locale.

Primo fra tutti, in questa intensa attività di studio, di informazione, di contrasto, il Comitato NOTAP, nato nel 2012 allo scopo di coordinare tutte le iniziative giudiziarie, mediatiche, di informazione e di divulgazione delle ragioni del no al corridoio Sud del Gas, già in atto da almeno un anno sul territorio. L’attività del Comitato è stata sempre accompagnata dal supporto di tecnici, giuristi, docenti universitari ed esperti, che hanno offerto il proprio contributo all’individuazione di omissioni, violazioni, limiti progettuali e criticità che l’infrastruttura presenta.
Al dissenso del Comitato NOTAP e della popolazione civile, si è affiancato quello degli Enti locali – primo tra tutti il Comune di Melendugno (LE), luogo di approdo del gasdotto- i quali hanno costantemente denunciato la propria estromissione dagli iter decisionali e le gravi limitazioni poste alle proprie competenze ed ai propri poteri istituzionali sui territori di competenza, alla luce della dichiarata “strategicità  dell’opera” da parte degli organi politici e di Governo nazionali e comunitari, connotato che di fatto esautora gli enti locali dalla possibilità concreta di bocciare la realizzazione del progetto.
E’ a partire dal Marzo 2017 – ovvero dall’avvio dell’espianto degli ulivi presso il cantiere TAP in località San Basilio a Melendugno (LE), luogo individuato in progetto per la realizzazione del pozzo di spinta del gasdotto – che la battaglia, fino ad allora circoscritta soprattutto ad iniziative di natura giudiziaria, informativa, e di collegamento internazionale con l’opposizione al TAP all’estero, diventa massiccia protesta di piazza e di popolo, che vede schierati privati cittadini, parte del mondo accademico e medico, associazioni socio-culturali, ambientaliste, collettivi, Enti locali per un totale di 94 (su un totale di 97) Sindaci di Comuni Salentini (firmatari di un documento congiunto inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), liberi professionisti, piccoli e medi imprenditori locali.
Tutti confluiscono nell’ampia e variegata compagine del Movimento NOTAP.
Esso nasce ponendosi quale finalità “la tutela e  salvaguardia dei territori, l’autodeterminazione delle popolazioni che credono in un modello di sviluppo sostenibile, diverso da quello imposto, contro la speculazione finanziaria a scapito delle comunità.”, obiettivi perseguiti praticando “una resistenza non violenta ma determinata”2.
Tali presupposti lo collocano a pieno titolo tra quelle formazioni e gruppi sociali che operano per la salvaguardia dei diritti umani, garantendo a coloro i quali agiscono nell’ambito di esso – per i medesimi scopi e con le medesime modalità non violente – le tutele garantite dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani del 1998 e dalle Linee Guida OSCE sulla tutela degli Human Rights Defenders.
Ciò nonostante, la nascita del Movimento NOTAP ed il susseguirsi degli eventi, a partire dal Marzo 2017, segnano l’avvio di una escalation repressiva nei confronti di esso, dei suoi singoli componenti e dei suoi sostenitori.
La stampa locale e nazionale, mostratasi spesso compiacente nei confronti della Multinazionale, avvia una campagna di criminalizzazione del Movimento, tacciato  di ospitare frange anarco-insurrezionaliste e antagoniste3: ciò di fatto e volutamente ignora l’anima eterogenea e variegata di esso, composta da uomini e donne di tutte le età, anziani, giovani studenti,  liberi professionisti, docenti universitari, donne e uomini della società civile di ogni orientamento politico, oltre che esponenti politici locali e nazionali.
Attivisti provenienti dai centri sociali, etichettati strumentalmente dalla stampa e dalle autorità come violenti, non costituiscono fra l’altro che una esigua minoranza nell’ambito del Movimento; eppure la campagna mediatica di demonizzazione intrapresa in tal senso è il pretesto per aprire la strada ad un controllo stringente e ad una pressione costante operata da parte degli Organi territoriali deputati alla tutela dell’Ordine Pubblico e della Sicurezza.
Parallelamente si pone l’atteggiamento di una parte della Magistratura salentina, che se da un lato tace o si dilunga in merito alle denunce e agli esposti proposti dai cittadini rispetto alle condotte illecite poste in essere dal Consorzio Svizzero, dall’altra è estremamente celere, efficiente e pronta nell’agire nei confronti degli attivisti, denunciati in misura sempre crescente dalle Forze dell’Ordine, poiché ritenuti responsabili delle più svariate fattispecie criminose. (Continua sul dossier)


NOTE:

1) Tra tutte, Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, 1998.
2) Per approfondimenti, si veda www.notap.it.
3) Si vedano, ad esempio, gli articoli pubblicati dal Corriere della Sera online, dal titolo “Irruzione degli anarchici nella sede di TAP a Lecce, del 03/12/2014;  ANSA Puglia del 19/04/2018 “Zona rossa attorno al cantiere TAP”, quando si legge “Il provvedimento è stato disposto per “prevenire ulteriori gravi turbative dell’ordine pubblico connesse alle operazioni di cantiere da parte del cosiddetto Movimento No Tap e di aderenti al mondo anarchico insurrezionalista ed alla galassia dell’antagonismo”; Il Giornale del 05/04/2017 “I cantieri Tap si fermano per l’allarme anarchici Manager chiusi in hotel”; dal blog Formiche, analisi commenti, scenari, a cura di Francesco Bechis, “Anarchici, NOTAP, neo-fascisti, i nuovi volti dell’estremismo in Italia secondo i Servizi ”; La Repubblica online, video del 07/12/2017 su https://video.repubblica.it › Home › Edizione Bari; Quotidiano di Puglia del 20/11/2017, “No Tap in rettorato, interrotto il convegno su ambiente ed energia.Fuori scontri con la polizia”, in particolare quando dice “circa 100 manifestanti tra No Tap, anarchici e antagonisti hanno tentato di sfondare il dispositivo di polizia costringendo le forze dell’ordine ad una azione di contenimento”.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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