A soli 38 anni, Vjosa Osmani ha raggiunto il vertice politico del Kosovo dopo una rapidissima ascesa, che hanno fatto di lei la personalità più amata della repubblica autoproclamatasi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008. Candidata premier per la Lega Democratica del Kosovo (Lidhja Demokratike e Kosovës, LDK) alle elezioni del 2019, Osmani ha ottenuto l’incarico di presidente del parlamento il 3 febbraio 2020. A seguito delle dimissioni di Hashim Thaçi, costretto ad affrontare il processo a suo carico per crimini di guerra presso il Tribunale speciale per il Kosovo a L’Aia, Osmani ha ottenuto l’incarico di presidente ad interim, il 5 novembre 2020.
Nel frattempo, Osmani ha deciso di abbandonare la LDK a causa di alcune discrepanze di vedute con il leader del partito centrista, Isa Mustafa, e soprattutto con il primo ministro Avdullah Hoti, altro esponente di spicco della Lega. Osmani ha dunque fondato la propria forza politica, Guxo, stringendo un’alleanza con il leader dell’opposizione Albin Kurti. Con la vittoria di Lëvizja Vetëvendosje! (Movimento per l’Autodeterminazione!) alle ultime elezioni e il ritorno di Kurti a capo del governo, Osmani aveva praticamente la certezza di poter ottenere la presidenza, questa volta con una regolare elezione. In attesa di questo evento, la leader di Guxo ha ceduto la presidenza ad interim a Glauk Konjufca.
Due settimane dopo l’inaugurazione del governo di Albin Kurti, Vjosa Osmani ha ottenuto una maggioranza semplice in parlamento di 71 voti su 120 deputati al terzo scrutinio. Una vittoria rimasta incerta fino all’ultimo a causa del boicottaggio della sessione parlamentare da parte dei partiti di opposizione, in particolare delle formazioni di ex guerriglieri e dei rappresentanti della minoranza serba. Secondo gli analisti, la doppia vittoria del duo Kurti-Osmani segna l’arrivo al comando di una classe politica di una nuova generazione determinata a porre fine alla corruzione.
“Prometto di rafforzare lo Stato, lo Stato di diritto“, ha detto Osmani prestando giuramento, promettendo di essere il “presidente di tutti“. “Non siamo così tanti da doverci divedere. La mia porta sarà aperta a tutti”.
L’elezione di Osmani conferma anche il crescente protagonismo delle donne nella politica kosovara. Nell’attuale governo Kurti, ben sei ministri su quindici sono donne, mentre un terzo del parlamento di Priština è costituito da rappresentanti del sesso femminile. “Le donne hanno il diritto di essere dove vogliono essere“, ha detto Vjosa Osmani, visibilmente emozionata. “Non fermatevi, non smettere di andare avanti. Tutti i vostri sogni possono diventare realtà“, ha aggiunto. Va detto che il paese aveva avuto un primo presidente donna tra il 2011 ed il 2016, quando la massima carica era stata occupata da Atifete Jahjaga.
Albin Kurti e Vjosa Osmani hanno promesso “giustizia e lavoro” ma anche intensificare gli sforzi per ottenere vaccini contro la pandemia di coronavirus che ha causato più di 1.900 vittime e sta travolgendo i fragili servizi sanitari. Il Kosovo sta infatti vivendo momenti molto difficili a causa della crisi sanitaria e di quella economica. L’ex provincia autonoma serba. Secondo i dati ufficiali, lo stipendio medio di un kosovaro è pari a 500 euro, mentre il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge il 50%, costringendo molti ad emigrare verso altri Paesi europei, in particolare svizzera e Germania.
Il nuovo governo dovrà inoltre affrontare il rilancio del dialogo con la Serbia, che naturalmente si rifiuta di riconoscere l’indipendenza autoproclamata da parte del Kosovo. Attualmente, solamente 98 dei 193 Paesi membri dell’ONU riconoscono il Kosovo come uno Stato indipendente, quasi tutti Paesi occidentali e loro alleati. Anche all’interno dell’Unione Europea, tuttavia, alcuni governi non hanno riconosciuto la dichiarazione d’indipendenza, come la Spagna, la Romania, la Grecia, la Slovacchia e Cipro. La Russia, principale alleato internazionale di Belgrado, e la Cina guidano invece il fronte dei Paesi che non riconoscono il Kosovo. Quindi Paesi, inoltre, hanno ritirato il proprio riconoscimento in un secondo momento.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog