Sviluppi significativi sono in corso in Turchia. La cosa più inquietante è che il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) si è mosso verso la messa al bando di uno dei principali partiti di opposizione del paese, il Partito Democratico dei Popoli (HDP).

di Vijay Prashad e E. Ahmet Tonak*

Erdogan dice che l’HDP non è un partito politico legittimo, ma semplicemente una propaggine del Partito dei Lavoratori Curdi (PKK) messo fuori legge. Bekir Şahin, il procuratore capo della Corte Suprema d’Appello, ha fatto eco a questa opinione, sostenendo che l’HDP “stava agendo insieme all’organizzazione terroristica PKK e alle organizzazioni affiliate”. Ma nel 2019, a dimostrazione della sua indipendenza, l’HDP ha rotto con il leader del PKK Abdullah Öcalan in occasione delle elezioni comunali di Istanbul.

Uno dei leader dell’HDP – Selahattin Demirtaş – è in prigione dal novembre 2016. È accusato di aver guidato i gruppi pro-PKK a sostegno delle proteste del 2014 per l’invasione dell’ISIS di Kobanî in Siria; le proteste in tutta la Turchia hanno portato alla morte di 53 persone. Demirtaş, che rimane in prigione, non è stato processato o condannato nonostante una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo per il suo rilascio. Il suo partito rischia ora di essere messo al bando.

I fuochi di Nowruz

Ogni anno a marzo, i curdi di tutto il Medio Oriente celebrano il Nowruz o festa di Capodanno. Anche quest’anno, in tutta la Turchia, le comunità curde hanno acceso i loro fuochi di Nowruz e festeggiato il nuovo anno. Lo stato d’animo era simile in tutto il Paese: la gente era arrabbiata perché la salute del leader curdo Öcalan – imprigionato in isolamento dal 1999 – è peggiorata e perché lo stato turco sta cercando di bandire l’HDP. A Diyarbakir, un altro dei leader dell’HDP Mithat Sancar ha affermato con sfida: “Finché il fuoco di Nowruz è acceso, nessuno può farci inginocchiare”.

Quello che sta succedendo ora all’HDP si è già ripetuto tante volte nella politica turca da quando la repubblica è stata fondata nel 1923. I curdi, che costituiscono quasi il 20% della popolazione turca, hanno lottato per far sentire la loro voce politica nel paese. Il PKK (formato nel 1978) è entrato in lotta armata nel 1984, cedendo così lo spazio politico ad altre forze curde. Negli ultimi decenni, i gruppi politici curdi e la sinistra turca hanno lavorato insieme alleandosi per ampliare la democrazia nel paese; ognuno di questi tentativi è stato stroncato. Nel 1990, la sinistra politica e i curdi si sono uniti per formare il Partito Popolare Laburista (HEP), che è stato poi bandito nel 1993. Dall’HEP nacque il Partito della Libertà e della Democrazia (ÖZDEP), che durò solo quattro mesi. Poi venne il Partito della Democrazia (DEP, 1993-1994), il Partito della Democrazia Popolare (HADEP, 1994-2003), e il Partito Democratico del Popolo (DEHAP, 1997-2005).

Le correnti della sinistra turca e le correnti emancipatrici curde si sono unite nel 2012 per formare l’HDP. A differenza dei suoi predecessori, l’HDP aspirava ad essere, e agiva come, un movimento politico veramente inclusivo piuttosto che su base puramente etnica. Inizialmente, l’HDP e il governo hanno lavorato insieme per garantire ai curdi diritti sociali e politici in cambio della transizione a un sistema presidenziale. Il processo si è arenato (o forse è stato sabotato). Erdogan ha sostenuto i negoziati, poi li ha denunciati.

Tutto è arrivato a un punto critico nel 2016, dopo che Demirtaş è stato accusato di aver lodato Öcalan in occasione di un discorso di Nowruz del marzo 2016. Non molto tempo dopo, nel maggio 2016, il parlamento ha votato per togliere l’immunità ai membri dell’HDP, e nel novembre dello stesso anno la polizia ha arrestato nove leader dell’HDP, tra cui Demirtaş e l’altro co-presidente del partito Figen Yüksekdağ. Due anni dopo, nel 2018, lo stato turco ha arrestato il successore di Yüksekdağ , Serpil Kemalbay, ed entro marzo 2018, 11.000 membri dell’HDP sarebbero stati arrestati. L’attuale tentativo di bandire l’HDP fa parte di questo tentativo di lunga data dello Stato turco di delegittimare sia le forze politiche curde che l’opposizione politica.

Un letto in Parlamento

Il 17 marzo, il parlamento turco ha tolto al legislatore dell’HDP Ömer Faruk Gergerlioğlu, un medico, l’immunità dall’accusa e ha revocato il suo status parlamentare; questa revoca è il primo passo verso il carcere. La ragione immediata era che Gergerlioğlu aveva condiviso su Twitter nel 2016 un contenuto che secondo il governo equivaleva a un sostegno al terrorismo (si trattava in realtà di una notizia, che rimane accessibile sul sito di notizie T24, su come il PKK nel nord dell’Iraq avesse chiesto un processo di pace). Nel 2018, Gergerlioğlu è stato condannato per il tweet del 2016, dopo aver fatto appello. Recentemente ha denunciato le violazioni dei diritti umani in Turchia, rischiando una detenzione in prigione da due a sei anni.

Gergerlioğlu ha rifiutato di cedere. Ha detto che era stato eletto dal popolo di Kocaeli, a est di Istanbul, e che sarebbe stato guidato solo dalla loro volontà. Gergerlioğlu si è trasferito negli uffici dell’HDP all’interno del parlamento, dove ha dormito fino a domenica 21 marzo, quando la polizia è entrata nell’edificio e lo ha arrestato mentre si recava alle preghiere del mattino.

Il leader di estrema destra Devlet Bahçeli del Partito Del Movimento Nazionalista (MHP) di stampo fascista, il cui sostegno parlamentare è essenziale per mantenere Erdogan al potere, ha twittato che quando Gergerlioğlu ha dormito in parlamento, ha lasciato “una macchia nera sulla democrazia”. Bahçeli ha definito Gergerlioğlu una “persona sporca” e ha sollecitato la sua rimozione sia dal parlamento che dalle alte cariche.

Erosione della democrazia

Erdogan deve fronteggiare un’economia a brandelli, una politica estera a pezzi e un AKP che si sta spaccando. L’alleanza tra l’AKP e il MHP cerca di mantenere il potere spezzando l’opposizione parlamentare.

La frustrazione per l’economia in Turchia ha portato Erdogan a licenziare il governatore della banca centrale Naci Ağbal, la terza persona con questa carica ad essere rimossa in due anni. L’economia turca continua a mostrare una crescita modesta, ma la sua moneta – la lira – è stata colpita dalla pressione inflazionistica. Ağbal e i suoi predecessori avevano mantenuto alti i tassi di interesse per controllare l’inflazione; questo è qualcosa che il suo successore -Şahap Kavcıoğlu – ha detto che avrebbe invertito. Kavcıoğlu, stretto alleato di Erdogan, sostiene che gli alti tassi d’interesse siano la causa dell’inflazione. Questa visione ha sollevato da molto tempo delle perplessità. Dopo la nomina di Kavcıoğlu, la lira turca ha perso il 15% del suo valore alla prima apertura dei mercati asiatici, stabilizzandosi alla fine intorno a una perdita del 9,5%. Senza il controllo parlamentare, la banca centrale diventerà più un’appendice della presidenza.

Infine, in mezzo a tutto questo caos, Erdogan ha ritirato il suo paese dalla Convenzione di Istanbul, un trattato del Consiglio d’Europa del 2011 per la prevenzione della violenza contro le donne. Molti ipotizzano che abbia a che fare con la pressione dei gruppi tradizionalisti e di estrema destra che sono la base del suo sostegno.

Rabbia, sgomento e confusione regnano tra coloro che in Turchia vedono le azioni di Erdogan come la lenta distruzione delle modeste conquiste democratiche della Turchia. Se l’HDP viene messo al bando e i suoi parlamentari vengono privati dei loro seggi, l’unico modo per fermare i piani dell’alleanza di governo sarà un atto di sfida estremamente improbabile da parte dell’opposizione ufficiale. Solo se il Partito Popolare Repubblicano (CHP) e il Buon Partito (IP), l’opposizione ufficiale insieme all’HDP, decidessero di uscire dal parlamento (i tre detengono un totale complessivo di 226 su un totale di 600 seggi), l’imbarazzo per Erdogan sarà profondo.

*Vijay Prashad è uno storico, editore e giornalista indiano. È collaboratore e corrispondente principale di Globetrotter. È l’editore capo di LeftWord Books e il direttore di Tricontinental: Institute for Social Research. È un senior fellow non residente presso il Chongyang Institute for Financial Studies, Renmin University of China. Ha scritto più di 20 libri, tra cui The Darker Nations e The Poorer Nations. Il suo ultimo libro è Washington Bullets, con un’introduzione di Evo Morales Ayma.

Ahmet Tonak è un economista che lavora al Tricontinental: Institute for Social Research. È co-editore o autore di diversi libri, tra cui Marxismo e classi, Dalla destra alla città alla rivolta, e Turchia in transizione.

Questo articolo è stato prodotto da Globetrotter. Traduzione dall’inglese di Flavia Negozio. Revisione di Thomas Schmid (Pressenza).

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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