La guida del Partito Comunista di Cuba non sarà più nelle mani di Raúl Castro Ruz. È questo il verdetto mediaticamente più importante emerso dall’VIII Congresso del PCC, in corso di svolgimento in questi giorni. I media occidentali, come fanno oramai da decenni, hanno tentato di dipingere questo momento come una svolta, ma in realtà la continuità all’interno del Partito sarà garantita dal presidente Miguel Díaz-Canel, che dal 19 aprile 2018 detiene la massima carica dello Stato.

L’VIII Congresso del PCC si è aperto esattamente sessant’anni dopo l’invasione della Baia dei Porci, il tentativo fallito dell’imperialismo statunitense di rovesciare il governo rivoluzionario cubano, il 16 aprile del 1961. Nel suo discorso, il quasi novantenne Raúl ha ricordato questo evento così come “il 60° anniversario della proclamazione da parte del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz del carattere socialista della Rivoluzione”, a dimostrazione del fatto che il processo rivoluzionario cubano segue una linea di continuità rispetto al progetto messo in piedi dalla generazione di Fidel, Raúl, Ernesto “Che” GuevaraCamilo Cienfuegos e gli altri eroi della Sierra Maestra.

Il segretario uscente del Partito ha anche ricordato che due anni fa, il 10 aprile 2019, Cuba ha approvato la sua nuova carta costituzionale, che ribadisce la natura socialista della Repubblica. “L’approvazione della Costituzione richiede l’aggiornamento di una buona parte delle leggi e delle altre disposizioni legali che sviluppano i suoi precetti, per cui l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ha approvato il corrispondente calendario legislativo, che viene rispettato. Nel periodo da aprile 2019 a oggi, il Parlamento cubano ha approvato undici leggi allo scopo di assicurare il funzionamento e l’organizzazione delle principali strutture dello Stato e del governo. Da parte sua, il Consiglio di Stato ha emesso 33 decreti legge”, ha ricordato Castro.

L’VIII Congresso del PCC ha avuto regolarmente luogo nelle date previste nonostante l’imperversare della pandemia. A tal proposito, è bene ricordare gli incredibili risultati raggiunti dall’isola nella lotta contro il Covid-19, nonostante l’embargo criminale rafforzato nel corso dell’amministrazione di Donald Trump. “Una menzione speciale merita la lotta contro la pandemia secondo il piano nazionale approvato dall’Ufficio Politico il 30 gennaio 2020, che è stato aggiornato e arricchito con le esperienze accumulate nelle diverse tappe”, ha affermato Raúl.

L’ultimo grande eroe rivoluzionario cubano ha ricordato che “l’attuazione di questo piano ha dimostrato che è possibile controllare l’epidemia seguendo i protocolli stabiliti, fornendo un’attenzione differenziata ai gruppi vulnerabili, la ricerca attiva dei casi, così come l’isolamento dei sospetti e dei contatti, l’ospedalizzazione e il trattamento preventivo e terapeutico con farmaci innovativi prodotti dall’industria farmaceutica e biotecnologica cubana”. Grazie a questo approccio, Cuba ha limitati i morti da Covid-19 ad appena 525, ed è l’unico Paese dell’America Latina ad aver sviluppato in proprio dei vaccini prossimi al completamento della terza fase di sperimentazione.

Come giustamente sottolineato da Castro, “i risultati raggiunti sono possibili solo in una società socialista, un sistema sanitario universale libero e accessibile con professionisti competenti e impegnati”. Non è un caso che tutti i Paesi socialisti abbiano fatto registrare performance decisamente migliori rispetto ai Paesi a capitalismo avanzato nella lotta contro il Covid-19.

Cuba ha ottenuto risultati importanti anche dal punto di vista economico, limitando i danni causati dalla pandemia e soprattutto continuando a mostrare una grande resilienza rispetto al blocco economico imposto illegalmente dagli Stati Uniti da oltre sessant’anni. “Negli ultimi cinque anni, l’economia cubana ha dimostrato resistenza di fronte agli ostacoli posti dall’intensificazione del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti, il che ha permesso di conservare le principali conquiste della Rivoluzione nei settori della salute pubblica, dell’educazione e della sicurezza sociale, senza rinunciare agli obiettivi di sviluppo stabiliti e all’appoggio solidale ad altre nazioni”, ha detto il segretario uscente. Tuttavia, Castro non ha mancato di sottolineare gli aspetti che ancora vanno migliorati all’interno del sistema economico cubano, affermando che “è necessario rendere più dinamico il processo di aggiornamento del modello economico e sociale, in modo da promuovere un’adeguata combinazione del carattere centralizzato della pianificazione con la necessaria autonomia e decentralizzazione nei livelli intermedi e di base del sistema imprenditoriale e dei governi locali”.

Coloro che sperano in una conversione dell’economia cubana al sistema capitalista, tuttavia, resteranno delusi. Cuba mantiene ben saldo il suo carattere socialista, nonostante le fantasie formulate dalla stampa occidentale circa le recenti riforme lanciate dal governo dell’isola caraibica: “Recentemente, l’ambito delle attività di lavoro autonomo è stato significativamente ampliato da 127 attività permesse a più di 2.000. Questa decisione, accolta con entusiasmo dall’opinione pubblica nazionale ed estera, è stata, come era prevedibile, messa in discussione pochi giorni dopo e definita insufficiente da coloro che sognano la restaurazione capitalista del paese e la privatizzazione massiccia della proprietà popolare dei principali mezzi di produzione. […] Sembrerebbe che l’egoismo, l’avidità e il desiderio di redditi più alti stiano incoraggiando alcune persone a desiderare l’inizio di un processo di privatizzazione che spazzerebbe via le fondamenta e l’essenza della società socialista costruita in più di sei decenni”.

Raúl Castro ha affermato esplicitamente che Cuba non abbandonerà il suo modello economico socialista, e che proseguirà a garantire servizi d’eccellenza come il sistema educativo e quello sanitario, entrambi pubblici e gratuiti per tutti: “Ci sono limiti che non possiamo superare perché le conseguenze sarebbero irreversibili e porterebbero a errori strategici e alla distruzione stessa del socialismo e quindi della sovranità e dell’indipendenza nazionale. […] Non si può mai dimenticare che la proprietà di tutto il popolo dei mezzi fondamentali di produzione è la base del potere reale dei lavoratori”.

Per questo motivo, è necessario “ribadire che le decisioni in economia non possono in nessun caso generare una rottura con gli ideali di giustizia e uguaglianza della Rivoluzione e tanto meno indebolire l’unità del popolo intorno al suo Partito, che difenderà sempre il principio che a Cuba non sarà mai permessa l’applicazione di terapie d’urto contro gli strati più poveri della popolazione e quindi nessuno sarà lasciato inerme”.

Allo stesso modo, il modello politico cubano resterà quello fondato da Fidel Castro, come ribadito anche dalla nuova carta costituzionale, senza la possibilità di trovare spazio per le forze reazionarie borghesi: “Il contenuto dell’articolo 5 della Costituzione della Repubblica, che è stato redatto nella sua interezza dal Comandante in capo Fidel Castro Ruz, è stato mantenuto nella Costituzione attuale, con lo stesso numero e contenuto della Costituzione promulgata nel 1976, e sancisce il Partito Comunista di Cuba come la forza dirigente superiore della società e dello Stato, che organizza e guida gli sforzi comuni verso la costruzione del socialismo”. Ciò ribadisce il ruolo guida del Partito Comunista e rappresenta il fondamento del sistema politico a partito unico.

A tal proposito, Raúl ha citato quanto detto dallo stesso Fidel il 14 marzo 1974: “Il Partito è l’avanguardia del popolo, la sicurezza del popolo, la garanzia del popolo. L’organizzazione dell’avanguardia è fondamentale. Sapete cosa dà sicurezza alla rivoluzione? Il partito. Sapete cosa dà la perennità alla rivoluzione? Sapete cosa dà futuro alla rivoluzione, cosa dà vita alla rivoluzione, cosa dà futuro alla rivoluzione? Il Partito. Senza il Partito la Rivoluzione non potrebbe esistere”.

Raúl ha poi aggiunto: “L’unità dell’immensa maggioranza dei cubani intorno al Partito, al lavoro e agli ideali della Rivoluzione è stata la nostra arma strategica fondamentale per affrontare con successo ogni tipo di minaccia e aggressione. Per questo questa unità deve essere custodita con zelo e mai accettare la divisione tra i rivoluzionari sotto falsi pretesti di maggiore democrazia, perché questo sarebbe il primo passo per distruggere la Rivoluzione stessa, il socialismo e di conseguenza l’indipendenza nazionale dall’interno e ricadere sotto il dominio dell’imperialismo nordamericano”.

Insomma, al di là degli articoli di propaganda anticubana lanciati dalla stampa occidentale in questi giorni, la isla rebelde resta ben ancorata ai principi del socialismo e dell’antimperialismo. La continuità alla guida del Partito Comunista verrà garantita dal presidente Miguel Díaz-Canel, che ha già dimostrato le proprie capacità politiche nei tre anni trascorsi alla massima carica dello Stato. Lo stesso Díaz-Canel, il primo ministro Manuel Marrero Cruz e gli altri membri dell’attuale governo sono saliti al potere dopo una lunga gavetta tra le fila del Partito, al quale restano fedeli. Le speranze degli imperialisti resteranno vane, e coloro che credono davvero che il sistema cubano sia prossimo al collasso non hanno ancora compreso che il Partito Comunista gode del sostegno della grande maggioranza della popolazione, commettendo lo stesso errore del 1961, quando gli statunitensi credevano che l’invasione della Baia dei Porci avrebbe fomentato una rivolta popolare contro Fidel Castro. Al contrario, gli invasori furono sconfitti dalla popolazione locale nell’arco di tre giorni.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: