“La vicenda dei vaccini ha definitivamente dimostrato che non ci sono alternative coerenti e credibili alla sanità pubblica”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti
La natura statale dei vaccini cinesi, cubani e russi ha permesso a questi paesi di produrre milioni di dosi distribuendole a basso costo nei paesi in via di sviluppo. I vaccini occidentali invece sono nelle mani di multinazionali, lo stato difende la titolarità dei brevetti e cosi’ facendo favorisce i profitti delle imprese farmaceutiche produttrici. Togliere la proprietà intellettuale sui vaccini consentendo a ogni paese di produrre in loco le dosi necessarie dovrebbe essere scontato in tempi pandemici ma cosi’ non è stato e la penuria di vaccini è tra le cause del diffondersi dei contagi. In Italia non cè stato alcun dibattito sulla connotazione privatistica dei vaccini, in pochi si sono mossi, dalla società della Cura a Medicina democratica ma non i sindacati ufficiali che su questo tema hanno palesato la loro subalternità al potere economico e politico. Il confinamento dei vaccini nel settore privato ha reso gli Stati ostaggio delle multinazionali che hanno venduto le dosi a paesi disposti a pagare prezzi piu’ alti avendo disponibilità economica o rapporti di forza tali da accaparrarsi forniture maggiori. Senza controllare produzione e distribuzione i paesi della Ue hanno solo negoziato le forniture ma senza mutare i disequilibri esistenti che sono alla base dei grandi ritardi nella immunizzazione di massa. Poi ci sarebbe da aprire un ragionamento a parte sulla efficacia dei vaccini, per farlo l’Italia dovrebbe avere un sistema di ricerca funzionante e con strumenti e capitali sufficienti a produrre un vaccino nazionale senza brevetti privati sui quali lucrare. E’ palese la sconfitta e la inadeguatezza di un sistema pubblico che finanzia i vaccini privati, il modello privato imprenditoriale non assicura dosi in numero adeguato e somministrazioni di massa per quanto ne possa dire la retorica televisiva e l’operato del Governo che ha incaricato un Generale come commissario straordinario per supervisionare le vaccinazioni. Siamo del resto il paese che ha diffuso, al pari di altri, mascherine e dpi farlocche che potrebbero essere anche causa di contagi.Il rifiuto poi di attingere dai vaccini cubani e russi è frutto di calcoli politici e di sudditanza europea ai dettami del mercato e alle imposizioni Usa, non si guarda del resto alla salute pubblica. L’Italia non ha saputo e voluto rendersi autonoma dalla Ue nella ricerca di vaccini cosi’ come si è affidata, nell’approvvigionamento di dpi, a soggetti privati sull’operato dei quali è aperta una inchiesta della Magistratura. In questa situazione emergenziale il ruolo delle Regioni è stato talvolta causa di problemi a confermare che in materia di salute e sanità il federalismo non è stato all’altezza dei compiti come si evince anche dalla decisione tedesca di trasferire allo stato le competenze spettanti ai Lander. Chiudiamo sulla obbligatorietà dei vaccini e sul decreto che sospende il personale che rifiuta di vaccinarsi da ogni retribuzione. Le normative prevedono che in determinate circostanze sia obbligatorio il vaccino e in caso di diniego il datore di lavoro dovrà cambiare le mansioni del dipendente, da qui a ipotizzare licenziamenti e sospensioni senza retribuzione corre grande differenza. Non è in gioco il diritto di scelta di natura individualista e liberista , la situazione è assai complessa e non si affronta con scorciatoie di natura impositiva l’articolo 64 del Contratto Nazionale della Sanità Pubblica prevede l’obbligo del dipendente di “collaborare con diligenza, osservando le norme del presente contratto, le disposizioni per l’esecuzione e la disciplina del lavoro impartite dall’Azienda o Ente anche in relazione alle norme vigenti in materia di sicurezza e di ambiente di lavoro”. Sono cosi’ previste sospensioni senza corresponsione del salario , tuttavia manca una norma statale alla quale dovrebbe fare riferimento la normativa contrattuale e le stesse disposizioni regionali. Colpisce il fatto che da un lato si voglia obbligare i lavoratori alle vaccinazione e dall’altra non si assicuri la revisione del documento di valutazione del rischio fornendo tutti i dispositivi indispensabili per la tutela delle maestranze e dei cittadini. La salute e la sicurezza vanno affrontati non da un punto di vista parziale, se mancano le dosi dei vaccini, se i dpi sono pochi, se manca personale formato in numero adeguato, se il piano vaccinale è partito con mesi di ritardo, la responsabilità dei contagi puo’ essere attribuita a pochi casi di lavoratori indisponibili alle vaccinazioni? Ci pare evidente che si voglia da una parte scaricare sui lavoratori il peso della lotta alla pandemia (come se bastassero mascherine e distanziamento), dall’altra le associazioni datoriali non rendono conto ai cittadini e alle loro maestranze di alcune decisioni come avere mantenuto la produzione nei momenti piu’ drammatici della pandemia. E in questa situazione di caos costruito ad arte la colpevolizzazione del lavoratore no vax è funzionale a deviare l’attenzione dalla carenza di vaccini, dai brevetti che favoriscono i profitti delle multinazionali, dalla assenza di investimenti reali nella ricerca per dotarsi di un vaccino proprio, dai troppi contagi avvenuti nei luoghi di lavoro, dalla mancanza di investimenti nella sanità pubblica.