I paesi imperialisti pur di non investire in prevenzione, medicina territoriale, trasporti, sanità pubblica etc. hanno preferito finanziare quasi esclusivamente l’elaborazione di vaccini, che peraltro sembrano avere una durata drasticamente limitata nel tempo.
Nel nostro mondo, dominato dal modo di produzione capitalistico, tale sistema – che persino un sacerdote (Alex Zanotelli) non esita a definire “di morte”, in quanto “permette al 10% del mondo di ingoiare il 90% dei beni” – è responsabile di un “apartheid sanitario, che è molto più devastante di quello economico” [1]. Ciò fa sì che non si sia ancora elaborato un vaccino per la malaria, sebbene sia la principale causa di morte nel mondo, in quanto le sue vittime provengono quasi esclusivamente da paesi poveri. Allo stesso modo le grandi casa farmaceutiche non investono per la cura della lebbra, visto che colpendo poveri non garantisce adeguati profitti e, così, questa terribile malattia “ha ripreso a colpire perché si è prodotta la resistenza ai farmaci” [2]. Allo stesso modo non si è investito per sviluppare un vaccino contro l’Aids, preferendo continuare a vendere ai malati medicinali molto costosi indispensabili alla loro sopravvivenza, con il risultato che centinaia di migliaia di persone dei paesi poveri sono morte, anche perché a lungo i paesi imperialisti hanno impedito una liberalizzazione dei brevetti.
Qualcosa di analogo sta avvenendo con il Covid. In questo caso i paesi imperialisti pur di non investire in prevenzione, medicina territoriale, trasporti, sanità pubblica etc. hanno preferito finanziare quasi esclusivamente l’elaborazione di vaccini, che peraltro sembrano avere una durata drasticamente limitata nel tempo. In tal modo, non avendo finanziato la ricerca di cure, si è resa buona parte della popolazione mondiale dipendente dalla somministrazione dei vaccini. I paesi ricchi, “dal 10 al 14% della popolazione” mondiale, “si sono assicurati il 53% delle dosi”, proprio perché in un mondo dominato dal capitalismo “quello che conta non è la salute pubblica ma il profitto” [3]. Al solito tale modo di operare, tutto teso al profitto privato immediato, si dimostra miope, in quanto, impedendo di fatto ai paesi poveri di arginare il virus, anche i vaccini dei paesi ricchi diverranno sempre più inefficaci, con lo sviluppo di sempre nuove varianti. In tal modo lo Stato di eccezione imposto nei paesi imperialisti occidentali rischia di divenire permanente, come il bisogno di farsi iniettare sempre nuovi vaccini, portando a compimento l’affermazione di forme di bonapartismo sempre più regressivo.
Sfruttando la crisi a proprio vantaggio, le differenze sociali continueranno ad aumentare, come non potrà che svilupparsi ulteriormente la crisi di sovrapproduzione e, con essa, le tendenze sempre più irrazionali dell’imperialismo per dilazionarla. In primo luogo implementando dei consumi di lusso sempre più assurdi. Così, mente centinaia di migliaia di persone continuano a morire in quanto non possono accedere al vaccino, alcuni dei più grandi capitalisti, che hanno aumentato a dismisura i propri profitti sfruttando la pandemia, come il grande evasore Bezos, puntano a diversificare i propri investimenti organizzando viaggi spaziali per i superricchi, al prezzo di 250.000 dollari “per sperimentare qualche minuto di assenza di peso” [4]. Ancora più distopico è il progetto del principale concorrente di Bezos, che mira a sviluppare un turismo di lusso interspaziale, in quanto sostiene che la sola salvezza dell’umanità, di fronte a un pianeta terra sempre più “inquinato e infestato da virus letali”, sia il divenire “una specie «multiplanetaria»” volta alla “colonizzazione dello spazio” [5].
L’altro “classico” modo per dilazionare la crisi, consiste nello scaricarne gli effetti negativi, distruggendo capitali, merci e forza-lavoro dei paesi più deboli, per allentare la sovrapproduzione dei paesi più forti, attraverso gli investimenti sicuri, su commissione, nell’industria militare, che assicura profitti privati e debito pubblico. Così, in piena pandemia, con centinaia di migliaia di persone che muoiono per la mancanza di cure adeguate, l’imperialismo occidentale mette in campo “la più grande esercitazione militare […] dalla «fine» della guerra fredda” [6]. Il tutto, naturalmente, per meglio difendere la civiltà (occidentale) dalla barbarie (asiatica), ossia da Russia, Cina, Iran e Corea, nonostante “proprio il blocco euro-atlantico […] con le sue multinazionali di bandiera controlli l’80,4% del mercato mondiale delle armi e dei sistemi d’arma” [7].
Il terzo modo, altrettanto classico per dilazionare gli effetti della crisi, consiste nell’indurre la popolazione a dei consumi che in diversi casi si rivelano addirittura mortali. Emblematico il caso del numero crescente, in modo impressionante, di morti dovute, in primis negli Stati Uniti, a overdose di oppiacei. Tali mortiferi consumi indotti sono esplosi quando la “Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations […] nel 1995 ha incluso il dolore come quinto parametro vitale da monitorare”. In tal modo, “gli ospedali così come i singoli medici, per avere buone recensioni dimostrando di considerare l’assenza del dolore un cardine del loro operato, hanno usato le prescrizioni di oppioidi per dolori di qualsiasi entità” [8]. Si è arrivati alla mostruosa cifra media di 51,4 prescrizioni di oppioidi negli Stati Uniti ogni 100 abitanti. Senza dimenticare che si tratta di sostanze che creano una fortissima dipendenza in chi le assume, al punto che si trasmettono addirittura dalla madre al neonato, al punto che “nel 2014 quasi 32mila bambini sono nati mostrando i sintomi dell’astinenza” [9].
A complicare ulteriormente le cose nei paesi imperialisti occidentali affetti da anni dalla crisi di sovrapproduzione vi è la diffusione, altrettanto mortifera, dell’irrazionalista concezione neoliberista per cui i vizi privati, ovvero la ricerca di accrescere immediatamente il proprio profitto, sarebbero la base della pubblica virtù. Così la maggior parte dei paesi imperialisti occidentali invece di chiudere tempestivamente le zone dove cominciava a diffondersi il virus, hanno scelto di lasciare loro campo libero, per non mettere in discussione l’avidità di profitto immediato della grande borghesia. Con il risultato paradossale di avere un numero di morti e contagiati spaventosamente superiore a quei paesi che hanno saputo impedire la diffusione del virus, chiudendo i focolai. L’altro risultato paradossale è di aver comportato restrizioni delle libertà individuali e della stessa proprietà privata decisamente superiori e risultati economici esponenzialmente inferiori. “Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la generazione anziana è stata falcidiata, l’infanzia e l’adolescenza sono state sottoposte a traumi i cui effetti si misureranno solo nei prossimi anni, la povertà e la precarietà sono aumentate esponenzialmente, mentre la pandemia è ben lungi dall’essere sotto controllo” [10]. Del resto, l’irrazionalismo del principio dei vizi privati uguale pubbliche virtù, ha finora impedito la possibilità di diffondere a livello globale i tamponi, le medicine anti-Covid e i vaccini, vanificando i grandi investimenti fatti in tali campi dai paesi imperialisti, in quanto nei paesi poveri che ne sono privi il virus continua a diffondersi, sviluppandosi peraltro in sempre nuove varianti. Tanto più la disumana avidità, dimostrata anche in questo caso dai paesi imperialisti, ha favorito la grande affermazione a livello internazionale dei suoi più significativi antagonisti internazionali, ovvero la Russia e la Cina, che hanno al contrario diffuso i loro vaccini in quasi tutti gli altri paesi, offrendo agli interessati anche la possibilità di produrli in loco. Ciò ha costretto l’imperialismo democratico statunitense – che si è affermato sull’imperialismo fascistoide di Trump proprio grazie alle maggiori capacità di egemonia sul piano globale – a mettere per la prima volta in discussione il veto, finora posto, a una parziale moratoria sul diritto d’autore dei brevetti per la produzione di vaccini. D’altra parte, “per produrre i vaccini anti-Covid il brevetto non basta senza il know-how necessario alla produzione su scala industriale. E trattandosi di vaccini fortemente innovativi, queste competenze oggi sono a disposizione di pochissime aziende. In altre parole, il pallino rimarrà in mano a Pfizer, Moderna e alle altre aziende produttrici dei vaccini anti-Covid, senza la cui collaborazione non sarà possibile aumentare la capacità produttiva” [11]. Ciò non toglie che l’inattesa presa di posizione statunitense abbia rotto l’asse dell’avidità che univa tutti i paesi imperialisti, contrapponendoli ai paesi in via di sviluppo. Persino l’Unione europea e il governo Draghi – fondati proprio sulla ortodossa fedeltà ai dogmi del liberismo – si sono visti costretti a porli almeno parzialmente in dubbio, per non perdere completamente la propria capacità di egemonia sul piano internazionale. Certo, sarà ora “necessario vigilare perché l’accordo non sia una semplice dichiarazione d’intenti che rimane poi irrealizzabile, come fu la dichiarazione di Doha del 2001, nella quale il Wto affermava che la tutela dei brevetti non avrebbe mai dovuto impedire ai governi di fornire la miglior assistenza sanitaria possibile ai loro cittadini. Parole sante, ma solo parole” [12].
D’altra parte sul piano internazionale e al livello della storia universale resta difficile stabilire quale forma di imperialismo sia più insidiosa, nei confronti della millenaria lotta per l’emancipazione del genere umano. Per esempio, se consideriamo l’attitudine aggressiva rispetto al processo di transizione al socialismo più convincente in questa fase storica, quello in atto a Cuba, l’aggressività dell’imperialismo democratico di Biden non è stata da meno rispetto al precedente imperialismo fascistoide. “Tutte le 240 misure e sanzioni imposte dalla precedente amministrazione contro l’Avana restano in vigore, a conferma che la dottrina Monroe è nel Dna dei presidenti Usa […]. Per non parlare dell’accordo di Biden con il presidente colombiano Duque il cui rispetto dei diritti umani ha comportato centinaia di assassini di leader sociali o ex guerriglieri – per tornare a fumigare i campi di coca e buttare nel cestino gli accordi di pace governo-Farc firmati all’Avana” [13]. Per quanto riguarda la capacità di unire le potenze imperialiste – superando almeno parzialmente le contraddizioni interne, per scatenarle contro i maggiori competitori sul piano internazionale, ovvero Russia e Cina – bisogna riconoscere che l’amministrazione Biden è stata al momento più efficace dell’amministrazione Trump. Non a caso ha avuto nelle ultime elezioni il decisivo appoggio del deep state.
Note:
[1] Adriana Pollice, L’egoismo alla fine travolgerà anche i paesi ricchi dell’Occidente. Intervista a padre Alex Zanotelli, in “Il manifesto” del 07.05.2021.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem.
[4] Marina Catucci, Bezos e gli altri: fuga miliardaria sullo spazio, in “Il manifesto” del 07.05.2021.
[5] Ibidem.
[6] Gregorio Piccin, In piena pandemia la Nato gioca alla guerra nei Balcani, in “Il manifesto” del 05.05.2021.
[7] Ibidem.
[8] Marina Catucci, Oppioidi negli Usa. In West Virginia parte un processo storico, in “Il manifesto” del 05.05.2021.
[9] Ibidem.
[10] Marco Bersani, I “brillanti” risultati dei fanatici del Pil, in “Il manifesto” del 06.05.2021.
[11] Andrea Capocci, Brevetti, è scontro nel Wto. Ma il blocco europeo vacilla, in “Il manifesto” del 06.05.2021.
[12] Vittorio Agnoletto, Un passo storico, ma ora bisogna correre, in “Il manifesto” del 07.05.2021.
[13] Roberto Livi, Biden, 100 giorni da Trump su Cuba, in “Il manifesto” del 01.05.2021.
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/l%e2%80%99apartheid-sanitario