A fare le guerre sono le élite militari e politiche, ma a subirne le conseguenze sono i popoli
Le vittime delle guerre sono soprattutto i civili. Quello che sta avvenendo in questi giorni in Medio Oriente è solo l’ennesima conferma: a pagare sono i più deboli, gli innocenti, quelli che muoiono e non sanno neanche il perché.
Il raid aereo israeliano su Gaza di ieri ha provocato 26 morti, tra cui 8 bambini. I feriti sono stati 50. Nella notte erano stati lanciati oltre cento razzi su Israele. Le vittime sono salite a 10, i feriti sono un centinaio, per lo più leggeri. Nella striscia di Gaza i morti sono stati finora 198, di cui 58 bambini, i feriti sono oltre mille. Intanto continuano le proteste in varie città, dall’inizio del conflitto i palestinesi uccisi nelle manifestazioni in Cisgiordania sono diciannove.
La storia si ripete ancora una volta e non ammette eccezioni. Il conflitto Medio Orientale continua a mietere vittime innocenti. Quella palestinese è una terra martoriata. Due popoli costretti a convivere nello stesso spazio, ma non riescono a farlo in pace.
Gerusalemme è una città contesa da secoli. Un luogo Santo per i fedeli di tre religioni. Chi crede in un Dio misericordioso non dovrebbe imporre con la violenza la sua fede. Il rispetto dell’altro, della vita, della dignità umana sono principi sanciti sia dal Corano che dal vecchio e dal nuovo Testamento. Fedi che hanno in comune la stessa radice monoteistica. Eppure, questi valori di pace e di fratellanza sono utilizzati spesso per giustificare guerre e conflitti.
Nessun Dio giustifica la morte altrui in nome suo. Allora perché cristiani, ebrei e islamici continuano a farlo? Le insicurezze dell’uomo trovano nella fede uno strumento per superarle. Tutti i popoli si sono dati una religione. Una perdita di quei valori o una loro violazione sono considerate eventualità da impedire a tutti i costi. Ed è così che esse sono diventate spesso il motivo dei conflitti. Ancora oggi è così.
A fare le guerre sono le élite militari e politiche, ma a subirne le conseguenze sono i popoli. Questo spiega perché esse si ripetono con continuità nel tempo. Si possono impedire? Le organizzazioni internazionali preposte a questo scopo non bastano. Occorre fare di più. Fino a quando ci saranno disuguaglianze e ingiustizie o, comunque, situazioni considerate come tali, i conflitti non saranno evitabili.
Il bisogno di sicurezza può essere garantito anche senza guerre, ma a comprenderlo devono essere per primi le élite politiche e istituzionali. Decidere di bombardare e seminare morte è relativamente ‘facile’ per chi ha il potere, tanto a pagarne le conseguenze non saranno loro.