Curaçao è un’isola di quelle che, fino a non molto tempo fa, venivano denominate Antille Olandesi. Nel 2010, tuttavia, le Antille Olandesi sono state sciolte per dare vita ad una nuova divisione amministrativa dei possedimenti della corona olandese nel Mar dei Caraibi. Curaçao ha dunque assunto lo status di nazione costitutiva dei Paesi Bassi, al pari di altre due isole caraibiche, Aruba e Sint Maarten, mentre le altre isole di Bonaire, Sint Eustatius e Saba sono entrate a far parte direttamente dei Paesi Bassi con lo status di municipalità speciali.
Dal punto di vista amministrativo, questo significa che le isole di Bonaire, Sint Eustatius e Saba dipendono direttamente dal governo della madrepatria, e sono amministrate da un vicegovernatore, avente funzioni molto simili a quelle del sindaco delle municipalità ordinarie, ovvero delle città dei Paesi Bassi continentali. Al contrario, le tre nazioni costitutive di Curaçao, Aruba e Sint Maarten dispongono di un’autonomia molto più ampia, e sono dotate di un vero e proprio governo locale.
In quest’ottica, lo scorso 19 marzo si sono tenute le elezioni generali di Curaçao, al fine di rinnovare i ventuno seggi del parlamento locale, il Parlamento di Kòrsou, in lingua creola papiamento, derivante dal portoghese. In realtà, il processo elettorale aveva avuto inizio tra il 30 ed il 31 gennaio, con le cosiddette elezioni primarie, in cui gli elettori erano chiamati a scegliere i partiti che avrebbero partecipato alle legislative: per prendere parte alle elezioni vere e proprie, infatti, un partito deve ottenere almeno l’1% alle primarie in base all’affluenza alle urne delle ultime legislative, oppure disporre già di seggi in parlamento.
I quindici partiti che hanno riempito uno dei due criteri hanno dunque partecipato alla contesa del 19 marzo, alle quale si arrivava con il governo uscente di Eugene Rhuggenaath in cerca di una conferma. Al contrario, le urne hanno premiato le forze dell’opposizione e penalizzato quelle di governo.
Il Movimento per il Futuro di Curaçao (Movementu Futuro Kòrsou, MFK), una forza della destra indipendentista, ha infatti ottenuto il primato con il 27,76% dei consensi e nove deputati eletti. Il partito guidato da Gilmar Pisas, già primo ministro ad interim per qualche mese nel 2017, ha poi stretto un accordo con il Partito Nazionale del Popolo (Partido Nashonal di Pueblo, PNP), compagine centrista guidata da Ruthmilda Larmonie-Cecilia, che ha eletto quattro deputati con il 12,45% dei consensi, garantendosi dunque la maggioranza assoluta con tredici seggi su ventuno. Proprio Gilmar Pisas, in quanto leader del partito con maggiori consensi, assumerà la carica di primo ministro dell’isola.
Il Partito per l’Alternativa Reale (Partido Alternativa Real, PAR) del primo ministro liberale Rhuggenaathh ha invece subito una perdita di oltre nove punti percentuali, fermandosi al 13,88%, ed eleggendo solamente quattro deputati. In netto calo anche gli altri partiti che sostenevano il suo governo: il Partido MAN, socialdemocratico, è passato dall’avere oltre il 20% delle preferenze ad un misero 6,43%, con appena due rappresentanti in parlamento, mentre il Partito di Innovazione Nazionale (Partido Inovashon Nashonal, PIN) ha perso l’unico seggio di cui disponeva.
Al contrario, entrano in parlamento due nuovi partiti, oltre al già citato PNP, che pure non era presente nell’emiciclo della capitale Willemstad nel corso della precedente legislatura: si tratta della forza socialdemocratica Curaçao è il meglio (Kòrsou Esun Miho, KEM) e di Lavorare per Curaçao (Trabou pa Kòrsou, TPK), che hanno ottenuto uno scranno a testa.
Gilmar Pisas attende ora la nomina ufficiale da parte di Lucille George-Wout, governatore di Curaçao dal 2013, ovvero rappresentante della corona olandese sull’isola.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog