Giorgio Trucchi

Dieci mesi dopo la sparizione forzata dei giovani garifuna della comunità di Triunfo de la Cruz, lo Stato non solo non ha fatto passi in avanti nella ricerca degli attivisti ma si è ostinato a proibire la partecipazione della comunità e di collaboratori ed esperti internazionali alle indagini.

Il 18 luglio dell’anno scorso, uomini fortemente armati che indossavano uniformi della polizia, irruppero nella comunità di Triunfo de la Cruz e prelevarono dalle loro abitazioni Alberth Sneider Centeno, presidente del patronato, Milton Martínez, Suami Mejía e Gerardo Róchez.

I quattro sono membri dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh) e del Comitato per la difesa delle terre di Triunfo de la Cruz. Junior Juárez, altra persona sequestrata e scomparsa, è un amico della comunità.

Dinanzi all’inerzia, l’omertà e la mancanza d’indipendenza delle autorità pubbliche e giudiziarie, il 18 febbraio si è ufficialmente costituito il Comitato garifuna d’indagine e ricerca dei sequestrati scomparsi di Triunfo de la Cruz (Sunla) [1].

L’obiettivo del Sunla (“Adesso basta” in garifuna), che riunisce al suo interno esperti interdisciplinari nazionali e internazionali coordinati da Ofraneh, è investigare, cercare e trovare i giovani, identificando i responsabili della loro sparizione, affinché ne rispondano davanti alla legge.

Nel corso di una tribuna virtuale [2] svoltasi lo scorso 18 maggio, Pablo Centeno, padre di Alberth Sneider Centeno, ha condannato con forza l’atteggiamento dello stato honduregno.

“Sono trascorsi 10 mesi e non sappiamo ancora nulla. Esigiamo che si consenta al Sunla l’accesso alle informazioni e che cessi la persecuzione di cui sono vittime le famiglie e le comunità garifuna”, ha affermato.

Divieto al Sunla

Miriam Miranda, coordinatrice di Ofraneh, ha ricordato che la ricerca di verità e giustizia è un diritto che hanno come popolo e come familiari delle vittime di sparizione forzata.

Condanniamo il fatto che il governo si rifiuti di riconoscere che si tratta di sparizione forzata, e nel contempo respinga categoricamente l’inclusione del Sunla nello svolgimento delle indagini.

È un atteggiamento irresponsabile da parte di uno stato che è già stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per violazione dei diritti della comunità di Triunfo de la Cruz”, ha ammonito Miranda.

La leader garifuna ha ricordato che l’Honduras è uno ‘stato fallito’, con un sistema giudiziario razzista e al servizio dei detentori del potere economico, dove regnano corruzione e impunità, dove si perseguitano, criminalizzano e ammazzano uomini e donne che difendono i territori, i beni comuni, la vita, e da cui la gente continua a fuggire in massa.

“Questo è l’Honduras! Un paese il cui territorio si sta vendendo a pezzi per installare le Zone d’impiego e sviluppo economico (Zede) e per ampliare le monocolture che ci tolgono l’acqua. Rivendichiamo il nostro diritto a ottenere verità e giustizia. Diciamo “Adesso basta!” alla criminalizzazione e giudiziarizzazione dei nostri fratelli e sorelle, che quotidianamente difendono la vita”, ha dichiarato Miranda.

“Siamo un popolo ribelle, in resistenza e lotta permanente. Ci ferisce la sparizione forzata dei quattro giovani, così come ci sentiamo afflitti per le persone perseguitate, minacciate, obbligate ad abbandonare la loro terra. Sappiamo da dove proveniamo e non ci arrenderemo. Puntiamo a creare nuove condizioni per avere un paese diverso”, ha concluso.

Militarizzazione e concessioni

Edy Tabora, dello studio legale Giustizia per i popoli Honduras, ha rimarcato la necessità di ricordare sempre che quanto avvenne l’anno scorso la notte del 18 luglio, s’inquadra in un contesto di persecuzione sistematica contro il popolo garifuna.

Sono almeno 40 i membri di comunità garifuna assassinati negli ultimi due anni. Altri hanno dovuto abbandonare le loro comunità a causa di minacce, criminalizzazione e persecuzione.

Tanto la sparizione forzata dei giovani di Triunfo de la Cruz quanto la maggior parte di questi crimini sono collegati alla lotta in difesa del territorio e dei beni comuni, minacciati da progetti estrattivi, dall’espansione delle monocolture e da megaprogetti turistici.

Due dei pilastri su cui si fonda il Progetto Nazione, elaborato dopo il colpo di Stato del 2009 per la crescita economica dell’Honduras, parlano di sicurezza, militarizzazione e concessioni dei territori e dei beni comuni.

“Ci sono centinaia di denunce rimaste nel cassetto da parte di membri di comunità garifuna. Allo Stato non interessano i popoli indigeni e la negazione della giustizia è assoluta”, ha denunciato Tabora.

“Le autorità non vogliono indagare su Triunfo de la Cruz come caso di sparizione forzata, s’oppongono ad un coordinamento con le comunità garifuna e con investigatori privati, si rifiutano di fare un’inchiesta seria e negano le informazioni ai parenti, si rifiutano di riconoscere i giovani scomparsi come difensori dei diritti umani”.

“Constatiamo – ha concluso l’avvocato – che lo Stato non ha alcuna volontà di realizzare un’inchiesta seria, men che mai in questo contesto di violazione sistematica dei diritti umani contro il popolo garifuna

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

2 pensiero su “Honduras: “Rivendichiamo il diritto a ottenere verità e giustizia””

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