Domenica 6 giugno, i cittadini peruviani saranno chiamati ad effettuare una scelta che senza dubbio determinerà il futuro politico del Paese nei prossimi anni. Al secondo turno delle elezioni presidenziali si sfideranno infatti il comunista Pedro Castillo e la candidata di estrema destra Keiko Fujimori, figlia del tristemente noto dittatore Alberto Fujimori.
Ad una settimana dalla giornata elettorale, i due candidati hanno dato vita all’ultimo confronto televisivo, che si è tenuto su vari argomenti ritenuti fondamentali in un Paese che si trova al momento in una profonda crisi politica, economica e sanitaria. In poco più di tre anni, il Perù ha infatti visto succedersi quattro presidenti, e nell’ultimo anno il Paese sudamericano è stato devastato da tutti i punti di vista dalla pandemia di Covid-19, che non ha fatto altro che acuire le criticità endemiche dello Stato peruviano.
“Sono un uomo di lavoro, di fede e di speranza, so che cosa vuol dire raschiare una pentola e sfamare la propria famiglia”, ha esordito Castillo, candidato del Partido Político Nacional Perú Libre. Insegnante cinquantunenne proveniente dal dipartimento di Cajamarca, Castillo ha dovuto rispondere anche alle calunnie con le quali è stato attaccato dalla propaganda della destra reazionaria filostatunitense: “È una bugia che vi porteremo via il pane, la vostra fabbrica, la vostra casa, quella che lavoriamo siamo come cautela, non più poveri in un paese ricco”.
Mentre Fujimori, leader di Fuerza Popular, ha dato soprattutto spazio alla risoluzione della crisi pandemica, Castillo ha dimostrato maggior lungimiranza, dimostrando di capire quelli che sono i problemi strutturali del sistema sanitario peruviano, al di là della contingenza dell’epidemia: “Per noi la salute non è solo la pandemia, è un problema strutturale e storico. Prima della pandemia gli ospedali non erano al collasso? Prima della pandemia non c’erano grossi problemi di salute? Questa pandemia ha messo a nudo il precario sistema sanitario”, ha affermato. Oltre a fare proposte per risolvere la crisi nell’immediato, Castillo ha proposto un piano per rivoluzionare il sistema sanitario peruviano a lungo termine.
“Questa pandemia ha messo a nudo lo stato vile e corrotto del governo“, ha detto ancora. “Il Perù non può solo aspettare una pandemia perché la scienza si preoccupi della salute delle persone, è necessario implementare il Ministero della Scienza e della Tecnologia e della Ricerca“.
Per quanto riguarda il sistema economico, Castillo ha affermato che “non aboliremo la proprietà privata”, ma “promuoveremo un’economia popolare”, in cui “lo Stato deve controllare i mercati e lavorare a stretto contatto con le aziende”. Inoltre, ha promesso la creazione di un milione di posti di lavoro per far fronte all’emergenza della disoccupazione, resa ancora più acuta dalla crisi pandemica che ha scosso il Paese alle fondamenta.
“Dobbiamo implementare l’istruzione a partire dalla comunità e degli insegnanti. I giovani devono avere libero accesso alle università, il grande sviluppo si fa con l’istruzione prima di tutto“, ha detto Castillo affrontando un altro grande tema del dibattito presidenziale, quello del sistema educativo. Mentre Fujimori ha articolato un discorso volto a implementare l’istruzione a distanza, che esclude migliaia di studenti provenienti da famiglie povere, il candidato comunista ha ricordato che “il problema educativo è un compito condiviso di società”, lanciando una chiara accusa alla classe dirigente che ha governato il Perù negli ultimi decenni: “I politici se ne sono fregati dell’istruzione e della scienza nel Paese”.
Un altro tema particolarmente sentito in Perù e in molti Paesi sudamericani è quello della corruzione, spesso endemica nelle istituzioni pubbliche del continente. “Non vi sembra che parlare di corruzione sia parlare di Fujimori?”, ha attaccato Castillo, che si è detto pronto a dare per primo l’esempio nella lotta ai privilegi della classe dirigente: “Rinuncio allo stipendio presidenziale e continuerò a percepire lo stipendio da insegnante”, ha dichiarato. Inoltre, tutti i membri del suo governo vedranno lo stipendio ridursi del 50%, “perché prima viene il Paese e non l’individualità”. Il candidato di Perù Libre ha promesso di aumentare le pensioni e di abbassare l’età pensionabile da 65 a 60 anni.
Infine, sulla scia di quanto sta attualmente accadendo nel vicino Cile, Castillo ha sottolineato la necessità di redigere una nuova Costituzione a partire dal popolo: “Le persone devono partecipare a una nuova Costituzione, i diritti umani devono essere una priorità perché questo Paese così bello non può discriminare le persone”.
Nonostante la campagna mediatica della destra nazionale e internazionale per tentare di fermare in tutti i modi Pedro Castillo, gli ultimi sondaggi danno ancora il candidato comunista in vantaggio sulla rivale, sebbene con un margine ridotto rispetto a qualche settimana fa. Secondo gli ultimi dati disponibili, Castillo potrebbe conquistare il 52,6% dei voti validi, mentre Fujimori si fermerebbe al 47,4%.
Il 1° giugno, in molte città peruviane si sono svolte manifestazioni contro la candidatura di Keiko Fujimori. La Seconda Marcia Nazionale contro il Fujimorismo, come è stato chiamato l’evento, è stata organizzata “perché l’autoritarismo, la corruzione diffusa e le violazioni dei diritti umani non rimarranno impuniti“, come si legge sui social network di una delle associazioni che hanno organizzato la manifestazione, il gruppo studentesco Nuevo Perù. Molte associazioni per la difesa dei diritti umani hanno aderito all’evento, in quanto temono che Fujimori utilizzi le prerogative presidenziali per scarcerare suo padre, che allo stato attuale dei fatti dovrebbe restare in prigione fino al 2033, quando avrà 95 anni.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog