Lo scorso venerdì 4 giugno a Cali durante la repressione per lo sgombero di uno dei punti di resistenza la polizia ha ucciso quattro manifestanti, ventotto i feriti. Gravissime aggressioni contro i giornalisti indipendenti e minacce di morte contro un giornalista di Canal Dos per i servizi di copertura delle violenze poliziesche. Due vittime e diversi feriti a Santander de Quilichao tra gli appartenenti ad una delegazione indigena composta da diversi giornalisti indipendenti del movimento indigeno. Intanto arriva nel paese la Commissione Interamericana per i diritti umani
Paso del Comercio, ribattezzato Paso del Aguante dalla protesta popolare, è un quartiere che si trova sull’importante via di comunicazione che connette Cali con la città di Palmira. Venerdì scorso, una durissima repressione ha accompagnato lo sgombero del punto di resistenza, uno dei ventotto che i manifestanti mantengono ininterrottamente da 37 giorni nella capitale del Valle del Cauca, epicentro della rivolta colombiana.
Durante le operazioni di sgombero lungo i circa tre chilometri di blocchi, vi sono stati durissimi e violenti attacchi della polizia contro i manifestanti per diverse ore: quattro giovani manifestanti sono stati uccisi da colpi di armi da fuoco sparati dalle forze dell’ordine e ventotto sono i feriti: tra le vittime, Cristian Sánchez, giovane attivista e lavoratore precario del centro di Cali, e Jaime Rosas, studente di Ingegneria all’Università del Valle.
Nel corso del pomeriggio e fino alla sera, sono state denunciate inoltre gravissime aggressioni contro i giornalisti presenti nella zona. Le ripetute minacce, le violenze e le intimidazioni della polizia e dei corpi speciali antisommossa, hanno colpito in modo particolare i giornalisti presenti sul luogo, compreso un collaboratore di DINAMOpress, mentre i fitti lanci di gas lacrimogeni contro le case e i condomini hanno messo a rischio la vita degli abitanti del quartiere.
I giornalisti presenti sul luogo, secondo le testimonianze ricevute, indossavano giubbotti che testimoniavano in modo evidente l’appartenenza agli organi di stampa e alla FLIP, la Fondazione per la libertà di Stampa in Colombia, garantendo riconoscibilità immediata del loro ruolo e del motivo per cui si trovavano in quel momento in quelle specifiche zone del quartiere.
Come riportato da diversi media indipendenti locali e come emerge dai video registrati dalle persone presenti, nel corso della repressione sono stati feriti prima un reporter del media indipendente Catarsis e poi due reporter dell’Università del Valle, a cui la polizia ha sequestrato e distrutto i cellulari, come denunciato dall’organizzazione studentesca Univalle Unida.
Nello stesso pomeriggio, un giornalista francese è stato colpito al volto da un lacrimogeno sparato da pochi passi (ha salvato la vista solo grazie alla maschera che indossava):
Poco dopo, un gruppo di giornalisti, che si trovava all’interno di un cortile di un condominio facendo riprese e foto dell’operativo repressivo, ha ricevuto minacce, lanci di lacrimogeni ad altezza d’uomo e colpi di arma da fuoco intimidatori (con diversi fori di proiettili visibili sui muri del condominio), rimanendo bloccati per quasi un’ora prima di poter uscire ed allontanarsi dal luogo alla ricerca di un rifugio sicuro per proteggersi dalle minacce della polizia.
Nella stessa giornata, le forze dell’ordine hanno minacciato di morte Alberto Tejada, giornalista di Canal 2, un canale di televisione di Cali che sta coprendo le proteste denunciando le violenze della polizia.
Nella stessa giornata nel nord del Cauca, a due ore da Cali, alle 9.20 di mattina uno scontro a fuoco nella città di Santander de Quilichao tra un gruppo armato non identificato e la polizia ha causato due vittime e diversi feriti tra i membri di una delegazione della Minga indigena (sono rimasti vittime del conflitto a fuoco anche due poliziotti). La delegazione indigena transitava proprio in quella zona per recarsi a una assemblea in un cabildo indigeno: le vittime sono Aleida Perafán e Juan David Guegue, 22 anni, attivista della comunità nasa e studente. «I tuoi compagni e le tue compagne continueremo nella resistenza e il tuo spirito ci accompagnerà nella lotta e sarà sempre con noi», afferma Vanessa Escue nel ricordarlo. «Il terrore e la guerra non ci toglieranno l’allegria», scrivono ancora gli indigeni nasa nel loro comunicato.
Tra le persone rimaste ferite Cesar Galarza e Beatriz Cano (trasportata in gravissime condizioni all’ospedale di Cali), assieme alla figlia minorenne, entrambi comunicatori sociali, appartenenti all’organizzazione di comunicazione indipendente indigena Tejido de Comunicación para la Verdad y la Vida de la Çxhab Wala Kiwe – ACIN e a Radio Payumat, emittente indigena legata al Consiglio regionale indigeno del Cauca, protagonista delle mobilitazioni e proteste sociali nel paese, come riportato nel comunicato degli indigeni nasa Çxhab Wala Kiwe – ACIN.
Intanto è arrivata finalmente, accolta nella capitale colombiana da migliaia di manifestanti che denunciavano le violenze del governo, la Commissione Interamericana per i Diritti Umani, presenza istituzionale importante per verificare penalmente le violazioni dei diritti umani nel paese, prima rifiutata dal governo colombiano e ammessa dopo forti pressioni internazionali. La Commissione ha l’obiettivo di accertare le responsabilità delle violenze statali denunciate da media, ONG e manifestanti in questo ultimo mese di proteste sociali. Sotto accusa per le violazioni dei diritti umani anche due importanti imprese del paese, la catena di supermercati Exito e l’impresa dei trasporti della capitale Transmilenio, i cui locali sono stati utilizzati impropriamente come centri di detenzione da parte della polizia con accuse di torture e violenze contro manifestanti detenuti. Inoltre, organizzazioni della società civile hanno chiesto di fare chiarezza sui possibili legami tra grandi imprese e gruppi di civili armati delle formazioni paramilitari che hanno sparato sui manifestanti in diverse occasioni in particolare nella città di Cali.
Lo scorso 3 di giugno invece è stato pubblicato il Rapporto Preliminare sulla Violazione dei Diritti Umani da parte della Missione di Solidarietà Internazionale partita dall’Argentina e composta da esponenti politici, attivisti sindacali, dei movimenti sociali e per i diritti umani, arrivata in Colombia lo scorso 25 maggio (giorno in cui il governo colombiano ha vietato l’ingresso nel paese a Juan Grabois, avvocato e leader del Movimento dei lavoratori esclusi oltre che assessore del Papa Francesco).
La situazione in molte città della Colombia continua a essere molto grave, come abbiamo denunciato più volte: le violazioni dei diritti umani, le intimidazioni, minacce e attacchi armati polizieschi, militari e paramilitari contro manifestanti e giornalisti che denunciano quanto sta accadendo sono gravissime e inaccettabili. Per questo, mentre denunciamo quanto sta avvenendo, invitiamo tutti i media a livello internazionale a garantire una copertura alle proteste sociali in corso e denunciare le ripetute violenze istituzionali compiute dal governo colombiano.