La Valle che resiste.
Quante sono state le marce in Val di Susa in questi 30 anni? Decine e decine. Ognuna lunga in media una decina di chilometri, composta in media da una decina di migliaia di persone….
Quanti passi sono stati fatti per difendere questa valle? Quante scarpe si sono consumate? Quanti striscioni da aggiornare? Quanti paesi sono stati attraversati?
Anche oggi: migliaia di persone, caldo, sole, stanchezza, fatica ma fondamentalmente gioia. Felici di ritrovarsi, di accogliere pullman e auto venute da lontano, felici di reinfilare la bandiera No Tav nel tubo di plastica, lungo lungo, perché si veda da lontano. E poi oggi tanti, tantissimi giovani e questa è una grande soddisfazione: i giovani attenti al clima, al pianeta hanno capito e, venendo qua, imparano.
E’ Giancarlo, uno dei tanti manifestanti che mi racconta: “Vengo da Bologna, stimo da sempre questa comunità, è una realtà formidabile, noi non ce l’abbiamo fatta a suo tempo. Parlavamo con i contadini del Mugello, ma si fecero abbindolare dalle “compensazioni”. Noi lo dicevamo che le acque, le falde, rischiavano, e si è verificato tutto quello che avevamo detto. Qui, in Val Susa sono stati eccezionali.”
E dall’altra parte? Quanti poliziotti sono passati per la Val di Susa? Migliaia. Soldi ben spesi? Per difendere il fortino di turno, per presidiare cantieri lenti o fantasma. Anche oggi erano tantissimi e hanno ascoltato un’ennesima volta le battiture sulle reti, sulle infinite recinzioni.
Quello di oggi non è stato un corteo, i cortei si fanno in città, queste sono marce, partono da un paese, lo attraversano, lo salutano, si infilano in una strada statale, costeggiano campi, alberi, muretti, prati, guardano da lontano l’autostrada, gli svincoli, le camionette, col vento contro che fa sventolare le bandiere. Il movimento No Tav va avanti, come il villaggio dei Galli di Asterix e Obelix, non ha paura. Dagli altoparlanti, più spesso trainati da un trattore le voci di sempre e quelle nuove, le generazioni che si susseguono, i nomi ricordati di coloro che sono in carcere o agli arresti domiciliari, ogni volta nomi nuovi. Ma vanno avanti. Come si allunga la lista di coloro che dovranno un giorno chiedere scusa a questo popolo in marcia e che non molla, perché sa che ha ragione e sa che vincerà.
Dal Messico sta arrivando la grande barca con gli zapatisti, arriveranno in Europa, faranno un tour. Non si sa ancora bene dove andranno, ma – mi dicono – una tappa è certa: la Val Susa. Neanche fosse Fitzcarraldo!
Grazie popolo della Val di Susa, grazie di esistere e di resistere.